11 Gennaio: il Battesimo di Gesù e nostro

Ce lo spiegano sempre i commentatori quando partecipiamo alla liturgia in chiesa nei primi giorni del mese di Gennaio, quando si celebra la festa del Battesimo di Gesù. Eppure ci colpisce come un qualcosa di strano il fatto che anche Gesù sia stato battezzato e non riusciamo a capirlo bene.
Intanto diciamo che è la sua prima apparizione pubblica. Arriva quest’uomo chiamato Gesù, un nome molto comune a quei tempi, che viene da un paesino senza importanza, Nazareth. Viene e si mescola in mezzo a un gruppo di peccatori che fanno la fila davanti al profeta Giovanni per essere perdonati e lavati dai loro peccati.
Da questo fatto riusciamo già a intuire cosa intende far capire Gesù, per esempio che non viene a condannare i peccatori anzi, per il momento, neanche a perdonarli, perché questo lo lascia fare a Giovanni Battista.
Adesso basta che inizi la sua missione unendosi e mescolandosi a loro. E tutta la sua vita d’ora in poi sarà in mezzo ai peccatori, vivrà con loro, mangerà con loro, sarà loro amico. E sarà criticato per questo, diranno di lui con disprezzo che è un mangione, un beone, amico dei pubblicani e peccatori.
Ha però subito l’approvazione del Padre. Dal cielo si sente una voce: “Tu sei il figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. In parole umane diciamo che è un padre fiero di avere un figlio così. Non si vergogna ma è d’accordo che il figlio si confonda in mezzo ai peccatori.
Anche questo è significativo: a tutti quelli che hanno paura di un Dio giudice, a tutti quelli che sentono di non valere niente perché nella vita ne hanno combinate troppe, a tutti questi Gesù sta dicendo: sono qui, vicino a te, così vicino da vivere la tua stessa esperienza, di soffrire con te la tua sofferenza interiore e il tuo pentimento, pronto a portare insieme a te le conseguenze dei tuoi sbagli.
Il vangelo inizia così, con un Dio che non condanna e nemmeno fa pesare il suo perdono facendolo calare dall’alto, ma si fa vicino, condivide, si confonde con i peccatori. Infatti il battesimo di Gesù è l’anticipazione di un altro battesimo, di un’altra immersione: alla fine Gesù sarà sommerso dalla morte, si immerge nella nostra morte ma per riemergere vivo e fa emergere anche noi alla immortalità e darci la speranza della vita.
Noi diventiamo figli di Dio col Battesimo perché il Padre ha riconosciuto dal cielo Gesù suo figlio prediletto quando egli si è fatto nostro fratello scendendo con noi nell’acqua. Per questo, in quell’acqua, nell’acqua del battesimo, noi diveniamo fratelli con Gesù e di conseguenza figli di Dio. Si fa nostro fratello per farci adottare come figli. L’acqua ha ricevuto il potere di lavare anche i peccati quando Lui, l’innocente, si è immerso insieme ai colpevoli, quando cioè quel gesto è diventato il segno dell’amore di Dio per i peccatori, il segno della sua pazienza, della sua vicinanza. Ha condiviso con noi tutto, anche la morte, ma per dare speranza a noi oltre la morte. Lo Spirito di Dio che è sceso su Gesù immerso nell’acqua è lo stesso Spirito che scende su di noi quando entriamo in contatto con quell’acqua in cui anch’egli è entrato. E da quel giorno in ogni istante della nostra vita siamo riconosciuti come figli di Dio amati e purificati. Possiamo accostarci a Dio e chiamarlo padre. Ci sembra poca cosa questa? La consapevolezza di avere un Padre e una famiglia di fratelli con i quali incontrarci e camminare. Ciò che è vero dal punto di vista sociale ed educativo è vero anche dal punto di vista spirituale. Sappiamo delle tristi conseguenze che toccano un ragazzo quando non ha alle spalle una famiglia che lo accolga, lo ami, lo educhi. Sappiamo come in quei momenti si senta il bisogno di una famiglia.
Dovremo sempre ringraziare Dio per il dono del Battesimo, perché ci vuole come suoi figli, per il dono del suo amore, per il dono della sua parola che ci accompagna e istruisce, per il dono dell’Eucarestia che ci sostenta spiritualmente. Sono i tre segni subito visibili quando entriamo in una chiesa: l’altare, l’ambone, il fonte battesimale. E siamo invitati a fare il segno di croce con consapevolezza quando entriamo in chiesa e con senso di profonda gratitudine per quello che grazie a lui noi siamo e possiamo sempre essere.
d.g.m.