19 ottobre: 50 anni fa moriva l’On. Boggiano Pico
Il 19 ottobre di cinquanta anni fa moriva un caro amico di Don Orione e un grande benefattore dell’Opera.
Antonio Boggiano Pico nacque a Savona nel 1873 (un anno dopo Don Orione) e morì a Genova all’età di 92 anni nella sua residenza di Corso Magenta 4, dove ancor oggi una lapide lo ricorda così: “…Maestro in Sociologia e Diritto, vice presidente del Consiglio d’Europa, illustrò il foro, la scuola, il Parlamento con fulgido ingegno. Presidente dell’Unione Popolare dei Cattolici d’Italia, molto lottò e sofferse per l’affermazione dei principi sociali e cristiani. Fu guida sicura e confortatrice per quanti ricorsero in lui”.
Anche il Piccolo Cottolengo di Genova ha onorato la sua memoria intitolandogli il Centro di Riabilitazione.
Gli studi e la politica
Il Giovane Antonio Boggiano compie gli studi giuridici all’Università della Sapienza di Roma e diviene amico e compagno di studi di Eugenio Pacelli, il futuro Pio XII.
A 27 anni, nell’autunno del 1900, inizia la carriera di docente presso la Pontificia Facoltà Giuridica per le Cattedre di Diritto Amministrativo, Diritto Commerciale ed Economia Politica, e su quella Cattedra siederà poi con grande prestigio per nove anni.
All’attività di docente si affianca, a partire dai 32 anni, quella politica: si presenta e vince nel collegio di Voltri, ove capeggia la lista dei cattolici, uscendone membro del Consiglio Provinciale di Genova ed Assessore alla Pubblica Istruzione.
Il suo interesse verterà da subito in modo particolare verso il mondo del lavoro e dei lavoratori, e molte sono le iniziative innovative per il tempo. È merito del novello Assessore se Genova, unica città dell’epoca, può vantare una “Scuola Casalinga Comunale” per l’insegnamento dell’Economia Domestica, una Scuola Professionale per elettrotecnici ed un’altra altrettanto pubblica per “guidatori di automobili”.
Nel novembre 1919 è eletto Deputato nelle liste del Partito Popolare; nel 1921, dimessosi il governo Giolitti, si vota e l’On. Boggiano Pico viene rieletto Deputato e pone tra le sue priorità l’interesse per Genova marinara e per gli uomini di mare.
I dissapori con Mussolini
Avvicinato personalmente da Mussolini, che lo vorrebbe nel suo Partito Nazionale Fascista, declina l’invito non senza ripercussioni, fin quando con i Deputati cattolici si ritira sull’Aventino, e mette termine, con due vigorosi interventi, alla sua attività di Parlamentare.
Rimarrà avvocato, in via S. Lorenzo a Genova, sino al 1948 quando, al termine delle vicende belliche il Collegio di Chiavari lo invierà in Senato per tre legislature. Senatore a 75 anni, eletto Presidente dell’Interno e della Commissione Affari Esteri, vive una seconda giovinezza. Ogni volta che il Senato tiene seduta, Boggiano Pico vi arriva con il tram n.87 da via Etruria, dove ha sede l’Opera Don Orione.
Vi si reca dopo aver partecipato alla S. Messa quotidiana. Il 1948 segna anche la fine del suo insegnamento universitario (mezzo secolo tra le cattedre di Genova, Milano e Roma), mentre l’esperienza e la cultura vastissima, unita alla sua onestà, fanno sì che gli si affidino incarichi di grande prestigio a livello europeo.
De Gasperi lo vuole rappresentante dell’Italia al Consiglio d’Europa e vuole che sia lui a presiederne la prima seduta in nome dell’Italia.
Nominato poi Vice Presidente dell’Assemblea Consultiva, è lui a dare inizio ai lavori della Terza Sessione Ordinaria, ed in seguito a presiedere a Strasburgo, per la quinta volta, il Congresso d’Europa.
Alla rispettabile età di 83 anni vola a Mogadiscio a rappresentare il nostro governo all’Assemblea Legislativa della Somalia, la nostra ex colonia affidataci dall’ONU in amministrazione fiduciaria.
I rapporti con Don Orione
Pare che l’uomo politico e lo “strano prete” di Pontecurone si conobbero poco più che ventenni. I rapporti intensissimi di stima, affetto e devozione li legarono per tutta la vita.
Antonio Boggiano Pico fu quindi da sempre vicino a Don Orione, con il quale intratteneva fraterni rapporti che andavano ben al di là di quella che poteva essere considerata una semplice, seppur meritoria, attività di consulenza e collaborazione.
I suoi interventi a favore della Piccola Opera della Divina Providenza furono tanti e di tale importanza da farlo poi definire come il “il terzo fondatore”, dopo Don Orione e Don Sterpi, il suo successore.
A volte Don Orione parla della sua opera definendola “un pasticcio”. Pasticci combinati da lui, pasticci combinati dai suoi collaboratori… Ma chi con affettuosa solerzia provvedeva a toglierlo dai pasticci, dalle grane, dalle trappole di ogni genere? Spesso, molto spesso lo stesso Boggiano Pico, che la Divina Provvidenza gli mise al fianco.
Si dovrebbero interrogare i muri dello studio dell’onorevole in via San Lorenzo per sapere le volte in cui Don Orione salì le scale per confidargli i suoi crucci, per avere lumi per la sua opera. Boggiano Pico non si tirò mai indietro e Don Orione gli fu gratissimo per tutta la vita, come ricorda in una lettera (15 ottobre 1965) la figlia Guglielmina: “Il Babbo è uscito di casa e, per la prima volta, per un viaggio da cui non tornerà mai più.
La ringrazio della sua ultima visita, e lei ben la ricorda, quando il Babbo le disse che si sentiva della famiglia di Don Orione.
Ieri in S. Lorenzo ho pensato ad un’altra data… proprio lì, in S. Lorenzo, dove il Babbo nella sua lunga carriera, aveva sostato in preghiera migliaia e migliaia di volte. Lì vicino infatti era il suo studio dove Don Orione veniva a trovarlo, e mentre i due amici si comunicavano le ansie da una parte, i consigli dall’altra, veniva delineandosi e formandosi quell’Opera grandiosa che è oggi il Piccolo Cottolengo di Don Orione.
Un grazie a Don Orione… che ha gettato quel piccolo seme e ha trovato un cuore e una mente pronti a riceverlo. Un grazie a Dio per tutto il bene che l’Opera ha offerto occasione di fare al Babbo. E, per questo bene fatto, di lassù ne farà dell’altro. Mentre lo piango e lo piangiamo tutti, l’animo è commosso perché dovunque si sente ripetere: la sua memoria è in benedizione”.
Il Piccolo Cottolengo di Genova ha onorato la memoria dell’amico di Don Orione e dell’Opera, intitolandogli il Centro di Riabilitazione
I suoi interventi a favore della Piccola Opera della Divina Providenza furono tanti e di tale importanza da farlo poi definire come il “il terzo fondatore”, dopo Don Orione e Don Sterpi, il suo successore.
Dal giornalino: “Don Orione Oggi”