24 Giugno: San Giovanni Battista patrono di Genova

Tutti i vicini furono presi da timore e da un paese all’altro di quella regione, regione montuosa della Giudea, non si parlava d’altro che della nascita straordinaria di questo bambino. “Che sarà mai questo bambino”, si diceva. Davvero c’era la mano di Dio.
Elisabetta e Zaccaria erano ormai avanti negli anni e i figli non erano venuti. Eppure Dio esalta in questi sposi la sua misericordia, la loro preghiera di avere un figlio viene finalmente esaudita.
Ma non si tratta solo di questo, aver tolto come una vergogna a questi coniugi. In Giovanni Battista non si compie solo il tempo del parto per Elisabetta, ma si compie il tempo dell’adempimento delle promesse di Dio al suo popolo.
La grandezza e l’importanza di questo bambino trova la sua spiegazione e la sua giustificazione nel fatto che la sua vicenda è legata strettamente alla missione del Messia stesso. È per questo motivo che la liturgia della Chiesa dedica a San Giovanni Battista, oltre che a Gesù e alla madre Maria, una solennità tutta sua per celebrarne anche la nascita terrena, a differenza di tutti gli altri santi dei quali si ricorda invece la morte, vista come nascita al cielo.
Il nome Giovanni significa “Dio fa grazia”. Un nome che non è dato secondo la tradizione umana della famiglia ma è per ispirazione stessa di Dio. È Dio che in lui fa grazia a tutto il popolo, da secoli in attesa dell’intervento decisivo a favore non solo del popolo d’Israele, ma dell’intera umanità. Possiamo applicare anche a lui il versetto del profeta Isaia rivolto al futuro Messia: “È troppo poco che tu sia mio servo per ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”. Giovanni Battista appartiene a pieno titolo al popolo dell’alleanza e gli camminerà dinanzi per preparare al Signore un popolo ben disposto.
Come Giovanni abbia adempiuto a questa sua missione di profeta, ultimo dell’Antico Testamento, lo sappiamo. Ma al di là delle modalità esteriori è il suo contenuto che rimane sempre attuale per noi.
Giovanni è un profeta che richiama con fermezza il popolo a conversione pur in mezzo a tanti contrasti e opposizioni, come succede anche oggi nei mille modi con cui si cerca di far tacere l’annuncio della parola di Dio.
Giovanni è l’uomo dell’austerità, del deserto, dell’essenziale, un richiamo forte senza mezzi termini. Sempre il profeta Isaia pone in bocca al Servo di Dio sofferente queste parole: “Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha reso freccia appuntita”.
Davvero il profeta è servo della parola, è al servizio, non è padrone. La Chiesa e i singoli cristiani non sono padroni della Parola di Dio tanto da poterla cambiare o addolcire. Sono solo servi. Quando il servo sarà tentato di pensare che le sue parole non hanno effetto, allora ricordi che la sua parola avrà la forza di una spada affilata, cioè non dipenderà solo da lui, perché è la parola del Signore. È per questo motivo che viene contrastata, perché la verità fa sempre rimordere la coscienza. Anche nei momenti di maggiore contrasto il servo ricordi che c’è sempre in serbo una freccia appuntita, la freccia migliore che i combattenti riservavano per i momenti più difficili della battaglia. Il pericolo anche oggi è quello di pretendere una parola annacquata, e fanno bene il Papa e i pastori della Chiesa a predicare una parola che l’opinione pubblica vorrebbe diversa.
Giovanni Battista ci ha rimesso la testa ma non ha smesso di rimproverare al re Erode l’irregolarità del suo matrimonio. Ma questo vale in tutti i campi.
Giovanni Battista rimane per tutti esempio di coerenza, fedeltà, integrità in tempi non migliori dei nostri. Viviamo sì tempi di crisi, di rilassamento morale, di fatica nella società e nel vivere la fede, nei vertici della chiesa e nei cristiani sempre meno. Ma ci sono anche oggi responsabilità, coerenze, pastori credibili, cristiani che sanno andare contro corrente.
Un ultimo insegnamento da Giovanni Battista. Egli deve crescere io invece diminuire, dice del Messia. Giovanni è uno che indica Cristo, indica il dito su di lui, e a lui indirizza i suoi discepoli.
Anche questo è importante nella Chiesa e qualche volta tendiamo a dimenticarlo. Noi lavoriamo per Cristo, per insegnare Cristo, per portare i giovani e le persone a lui, non lavoriamo per noi stessi, per mettere in mostra noi. Se non si portano a Cristo le persone ad un certo punto si ritroveranno sole, e questo è un danno. Se è vero che Giovanni significa Dio fa grazia e il nome Gesù Dio salva allora tutti i predicatori ed educatori sono sì importanti, però solo Gesù Cristo salva. Fortunati noi se nella vita abbiamo incontrato e incontreremo persone che ci fanno crescere in Cristo.

dgm