Dall’omelia di Don Alessandro D’Acunto, Direttore del Piccolo Cottolengo genovese, nel primo anniversario della morte di don Germano Corona
Con sentimenti di gratitudine e di affetto, facciamo memoria oggi di Don Germano Corona, ad un anno dalla sua scomparsa. Per la maggior parte di noi, non c’è bisogno di dire chi era don Corona, poiché lo conoscevamo bene.
Pensando a lui, riaffiorano alla nostra mente tanti ricordi, tanti momenti di vita trascorsi con lui.
Lo ricordiamo negli anni in cui è stato il direttore di Paverano, dal 2000 al 2011 e, prima ancora, di Camaldoli. Lo ricordiamo negli ultimi tre anni di sofferenza quando, al rientro da Foggia, dopo solo tre mesi che aveva lasciato il Paverano nel 2011, ha fatto ritorno qui, colpito da una grave malattia che l’ha accompagnato sino alla morte.
E’ morto nel primo pomeriggio dell’11 febbraio, il giorno in cui si ricorda la prima apparizione della Madonna a Lourdes.
Maria, alla quale don Corona si è rivolto, con fede, con amore di figlio in tutta la sua vita, alla quale si è rivolto come ad una mamma – lui che la mamma non l’ha nemmeno conosciuta, poiché è morta alla sua nascita – l’ha chiamato a sé, nel giorno della sua festa, a godere, per sempre, della sua compagnia e della compagnia del suo Figlio Gesù.
Scriveva in uno dei tanti articoli per il Bollettino:
“Maria, il Signore è con Te. Anch’io sono con te. E tu sei con me, felice soltanto perché siamo insieme. E così per tutte le sere che il buon Dio deciderà di mandarmi, perché tutte quelle sere Lei è lì che m’aspetta.
Come il seminatore, anch’io vado seminando delle Ave Maria, un po’ qui e un po’ là, il più delle volte con la testa nei miei affanni. So però che la Madonna le raccoglierà con amore, sorriderà bonaria con materno compatimento e me le renderà a suo tempo.
Vorrei iniziare la mia eternità, piangendo di tenerezza nel vedermi correre incontro la Madonna. È da una vita che mi segue come un’ombra, trattenendo l’impulso di materializzarsi per rassicurarmi della sua presenza provvida. Di tra le lacrime le sussurrerò: Vita, dolcezza, speranza mia: ciao!”.
Amiamo pensare che la Madonna lo abbia ascoltato.