Montebello della Battaglia: curare e prendersi cura dell’uomo
Due giornate intense quelle trascorse a Montebello della Battaglia lo scorso 5 e 6 ottobre, ricche di spunti e di riflessioni: anche se in una forma ridotta nei tempi e nel numero di partecipanti, il Convegno Apostolico dell’Opera Don Orione resta un importante momento di confronto e approfondimento per tutte le opere di carità orionine in Italia.
Nella mattinata del 6 ottobre sono intervenuti il Direttore Provinciale Don Aurelio Fusi, il dott. Roberto Franchini, responsabile dell’area strategica e della formazione, e il dott. Davide Gandini, incaricato per la formazione carismatica e segretario generale del Piccolo Cottolengo Don Orione Genova. I loro interventi hanno tratteggiato e approfondito il tema della cura in San Luigi Orione, tema che caratterizza il terzo anno di cammino di formazione carismatica della Provincia Religiosa per tutti gli Operatori, dopo i due anni dedicati ai temi: “L’abitare e i cinque sensi” e “Lavorare per amare”.
Suor Veronica Amata Donatello, responsabile del Servizio Nazionale della CEI per la pastorale delle persone con disabilità, che partecipò al VII Convegno Apostolico nel 2018, ha voluto essere presente anche a questa edizione per portare la sua testimonianza e la vicinanza dell’Ufficio da lei guidato.
Molto stimolanti e attuali le riflessioni della dott.ssa Luigina Mortari, ordinaria di pedagogia generale e sociale presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’ Università di Verona, sulla cura di sé e degli altri e quella del dott. Luigi Tesio, medico, specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione e ordinario di Medicina Fisica e Riabilitativa, Università degli Studi di Milano, Direttore, Neuroscienze Riabilitative, IRCCS Istituto Auxologico Italiano, Milano, sul tema “Contro il dualismo fra scienza e assistenza”.
Nel pomeriggio i partecipanti hanno scelto un tema specifico sulle dimensioni della cura, e approfondito insieme ad un esperto in materia in diverse sezioni parallele.
Il dott. Roberto Franchini e il dott. Davide Gandini hanno guidato il gruppo di lavoro sul progetto di vita; il dott. Giuseppe Chiodelli, Psichiatra, Direttore UO Medica Dipartimento per le Disabilità della Fondazione Sospiro (CR) ha condotto gli approfondimenti sull’uso degli psicofarmaci nelle persone in condizioni di comorbilità; la dott.ssa Flavia Caretta, Medico, Specialista in Geriatria e Gerontologia – CEPSAG – Centro di Ricerca Promozione e Sviluppo dell’Assistenza Geriatrica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, ha affrontato il tema della qualità di vita e qualità dell’assistenza nelle residenze geriatriche, tra aspetti clinici ed etici riguardo a nutrizione e contenzione; l’ultimo gruppo, moderato dal dott. Luca Manfredini, Hospice Pediatrico “Il Guscio dei Bimbi – Chiara Luce Badano”, Ospedale Gaslini di Genova ha approfondito il tema della cura nel fine vita.
La mattina del 6 ottobre si è aperta con l’intervento di Padre Maurizio Pietro Faggioni, OFM, Medico chirurgo, Professore ordinario di Bioetica, Accademia Alfonsiana di Roma.
La sua relazione, che ha completato il ciclo di interventi del IX Convegno apostolico, dal titolo: “La vita nelle nostre mani, cura e vulnerabilità”, ha presentato un ampio excursus tra antropologia ed etica della cura alla ricerca di una risposta alle domande: la vita è nostra? Qual è il nostro rapporto con la vita? Vivere è potere o responsabilità? Da sempre l’uomo si chiede che cosa è umano: questa è la questione fondamentale. Il pensiero greco ha proposto un modello di uomo “vincente” che alimenta ancora oggi la “cultura dello scarto”, come l’ha definita Papa Francesco. Se lo standard è dato da ciò che posso fare, dalla prestazione e dalla qualità, cosa succede se non si raggiunge lo standard? Si è discriminati, scartati, si è meno “umani” e degni di vivere. L’etica personalista, invece, afferma che la persona è sempre un bene, anche nella sua sofferenza: essere malati non è indegno, avere bisogno dell’altro non è indegno, abbandonare chi soffre lo è! Ogni operatore sanitario è invitato a compiere un passo importante, che è la sfida della vulnerabilità: vedere la fragilità come risorsa, come possibilità di crescita, a partire dalla propria fragilità.
La cura è la risposta alla fragilità, che è una condizione profondamente umana e che accomuna ogni uomo, sano o malato: quanto più una vita è fragile, tanto più esige la nostra cura. La radice della vita umana è la relazione e nella relazione di cura io affermo me prendendomi cura di te: quando un operatore in RSA si china su un anziano cura la sua stessa carne.
Spesso gli operatori, di fronte alla sofferenza ed alla morte, si sentono dire “Ma Dio dov’è?”. “Mi ha mandato qui per stare con te”: ecco cosa può rispondere la Fede. Se i miracoli di Gesù erano un segno del Regno che viene, oggi lo sono i nostri gesti di cura, che aiutano lo sguardo del sofferente a guardare oltre. La Fede può solo dire che la risposta alla morte ed alla sofferenza non è una spiegazione, ma una presenza: quella di un Dio che da invulnerabile si è fatto vulnerabile e vulnerato.
Nel pomeriggio, Don Aurelio Fusi, Direttore Provinciale, ha chiuso i lavori esprimendo la soddisfazione per questo Convegno che ha visto una serie di approfondimenti sul tema della cura, che è anche il cardine della formazione carismatica di questo anno pastorale.
Il compito fondamentale delle strutture orionine è proprio quello di essere Case, ovvero luoghi dove si sta bene e ci si sente accolti e amati, quando ci si arriva, mentre le si abita, quando ci si sta preparando al distacco.
Appuntamento al X Convegno Apostolico, in cammino per dare senso alla fragilità, per accoglierla, tutelarla e amarla.
Redazione Don Orione Italia