Ripartire – ci sarà un dopo e sarà un tempo di speranza

Qualche tempo fa ho letto un interessante articolo di Lucio Romano “Dopo per un tempo nuovo”1. Si domandava come sarà il dopo, nel momento della ricostruzione della nostra esistenza, dopo aver vissuto nell’ incontro continuo tra le nostre fragilità e nel coraggio messo in atto per combattere la solitudine che la pandemia ha creato e continua a creare nella nostra esistenza. L’autore afferma che il virus è stato ed è “un nemico invisibile e subdolo che ci usa come vettori inconsapevoli. Che si nasconde tra le nostre umane relazioni. Che prescrive distanziamento o il tragico epilogo in una solitudine angosciante. Che diffonde smarrimento fino a farci sentire impotenti”.

Personalmente credo che tutti coloro che vivono e lavorano nelle Case del Piccolo Cottolengo Genovese, abbiano dovuto fare il conto con questa solitudine e impotenza.

Ma ora è iniziato un anno nuovo, un anno in cui ci sarà un riprendere le nostre consuetudini ma con la consapevolezza che piccoli gesti di prevenzione e di igiene possono rendere la nostra vita più sicura.

Con la memoria di ciò che è accaduto in quest’anno di pandemia nei nostri reparti, tra di noi e con coloro che San Luigi Orione amava chiamare i nostri Padroni di casa, sarà il tempo in cui dovremo rileggere l’accaduto, rimarginare le ferite e riempire il vuoto lasciato da chi non c’è più, da chi non siamo riusciti a sottrarre ad un nemico che ha seminato sofferenza e dolore nei nostri cuori.

Ci sarà un dopo e sarà il tempo di ringraziare di cuore chi, facendone sempre memoria nella storia di questa Casa, con dedizione, competenza, responsabilità e umanità ha affrontato ciò che nessuno si aspettava di dover mai fronteggiare nella vita.

Ci sarà un dopo da ricostruire sulle ceneri di una guerra morale, spirituale, sanitaria e psicologica che non è ancora finita, ma di cui piano piano vedremo l’epilogo. Anche se ci saranno delle battaglie ancora da vincere, si supereranno insieme, andando nella stessa direzione, perché siamo, come dice Papa Francesco, “sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Perché su questa barca ci siamo tutti”2.

Ci sarà un dopo in cui saremo più maturi e coscienti di quanto “spiritualmente belli” siamo stati in questo momento tragico della nostra esistenza, di quanto abbiamo saputo tirare fuori il meglio di noi e di quanto ciò ha reso tutti più umani.

Don Ivan Concolato

 

1  Quaderni di Scienza e Vita n° 21 Custodire la memoria al tempo del Covid

2 L’omelia del Santo Padre del 27 marzo 2020, durante il momento straordinario di preghiera sul sagrato della basilica vaticana, in una piazza San Pietro vuota.