Il Villaggio della Carità di Don Orione compie 80 anni
Dal 1941 una casa al servizio di Genova e dei più fragili nel nome dell’accoglienza e della cura
Nel maggio del 1941 il primo gruppo di ospiti veniva accolto al Villaggio della Carità, ed il sogno di Don Orione “di trasportare a Camaldoli alcune centinaia di poveri di ogni età, colpiti da diversi mali e fare dei Camaldoli la Città della Carità”, diventava realtà.
Ad ottanta anni da quel maggio, al Villaggio della Carità – Casa della costellazione del Piccolo Cottolengo Genovese di Don Orione – gli ospiti “possono essere accuditi, presi sul serio e trovare persone che si prendono cura di loro”, come ha ricordato l’Arcivescovo di Genova, Sua Eccellenza Monsignor Marco Tasca, che domenica 26 settembre ha celebrato proprio al Villaggio la Santa Messa per festeggiare questo importante traguardo all’insegna dell’accoglienza e “ringraziare il Signore per questa grande grazia”.
La Santa Messa, che ha avuto luogo in occasione della tradizionale Festa del Villaggio di settembre, si è tenuta alla presenza della stampa locale, dei rappresentanti delle istituzioni, e del Direttore del Piccolo Cottolengo Genovese di Don Orione Don Dorino Zordan. Hanno inoltre partecipato un piccolo gruppo di ospiti e di collaboratori, nel rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid.
“Io sono nato in questa parte della città e per chiunque è cresciuto qui il Villaggio della Carità, così come altre realtà orionine, è una ricchezza per tutto il territorio, una comunità aperta, un’istituzione con cui il territorio si confronta e dialoga continuamente.” – ha detto il Presidente del III Municipio della Città Metropolitana di Genova Massimo Ferrante. “Il Villaggio della Carità promuove l’integrazione lavorativa dei più fragili e anche l’integrazione sociale di tutto il quartiere” – ha aggiunto il Presidente Ferrante. “Queste opere di carità – ha dichiarato il Consigliere del Comune di Genova Delegato alle Politiche Sociali Mario Baroni – nate nei secoli scorsi da grandi uomini e santi, e sostenute dalla popolazione e dai benefattori, hanno permesso non solo lo sviluppo di welfare, ma hanno garantito una condizione di vita umana agli individui più vulnerabili”.
Come da tradizione l’appuntamento, che ha visto l’intera famiglia orionina di Camaldoli nuovamente in festa, è stata preceduta da un triduo di preghiera guidato da Don Bruno Lucchini, Cappellano del Villaggio della Carità, il quale ha affidato a Maria Fonte della nostra Gioia il magistero della Chiesa, la Congregazione di Don Orione, il prossimo XV Capitolo Generale dell’Opera, ospiti, collaboratori ed amici della Casa.
Acquistato nel 1940 da Don Carlo Sterpi, primo successore di Don Orione alla guida della Congregazione Religiosa della Piccola Opera Della Divina Provvidenza, la storia del Villaggio della Carità affonda le sue radici in profondità nel passato.
Abitato già dal 1600 da una comunità di monaci camaldolesi, da cui prende il nome, a metà del diciassettesimo secolo il complesso venne incendiato dagli austriaci, e successivamente ridotto in rovine dai francesi dopo la Rivoluzione del 1789. Nel 1899, quando ormai di Camaldoli restavano solo i muri esterni della Chiesa e tre celle dell’eremo costruito dai monaci, la proprietà venne acquistata da un impresario teatrale, tale Daniela Chiarella, il quale trasformò Camaldoli in luogo di villeggiatura, la “Città Chiarella”.
Fu proprio Chiarella nel 1926 a scrivere a Don Orione con l’intenzione di acquistare le proprietà della Congregazione per ampliare il suo progetto. Don Orione non fece attendere la sua risposta e chiese a Chiarella di cedergli Camaldoli per “raccogliere tutto il rifiuto della società, tutti i rottami della vita”.
L’accordo non si fece mai e il sogno di Don Orione divenne realtà solo dopo la sua morte. Era il 3 maggio del 1941 quando il Villaggio accolse i suoi primi 5 ospiti. Sei anni dopo, alla fine della seconda guerra mondiale, le persone ospitate al Villaggio erano già quasi 400: orfani, ammalati, menomati fisici e mentali, anziani, storpi, poveri, perseguitati, ricercati politici, gli ultimi tra gli ultimi.
Oggi, dopo quasi un secolo di servizio per Genova e i genovesi, il Villaggio, che nel dopoguerra fu anche sede di una scuola medico pedagogica d’avanguardia e Istituto Teologico, è casa e famiglia per quasi 200 individui fragili tra cui persone anziane, persone con disabilità e con patologie di natura psichiatrica. Alcune di queste hanno trascorso al Villaggio la maggior parte della propria esistenza, e vivono in una condizione di completo abbandono sociale. Per tutti loro il Villaggio della Carità è soprattutto relazione di aiuto e presenza affettiva oltre che servizio socio-assistenziale.
“Quando un luogo lo senti come casa, non vedi l’ora di contribuire a renderlo più bello. Qui al Villaggio sono a casa e mi sento in famiglia – ha raccontato Antonio Alaiali, classe 1931 e residente del Villaggio dal 1952. “Io devo tanto a Don Orione, se non ci fosse stato lui a quest’ora sarei morto da solo in strada. Lo ringrazierò sempre per non avermi abbandonato e per essermi accanto in ogni momento della mia vita”.
Antonio Alaiali,
al Villaggio dal 1952.