Domenico Isola – Il Piccolo Cottolengo come professione e vocazione
Lo scorso 16 maggio si è celebrata la festa di San Luigi Orione, nostro Fondatore, proclamato santo da Giovanni Paolo II in questa stessa data nel 2004.
La Solennità di Don Orione ha un significato particolare per la nostra Congregazione e per tutta la famiglia orionina perchè quest’anno ricorre nel 150° anniversario della sua nascita e nel 60° anniversario della morte del Professor Domenico Isola, direttore sanitario del Piccolo Cottolengo Genovese per quasi un trentennio (è sepolto nella nostra Chiesa, Chiesa di San Giovanni Battista del Paverano) e figura di riferimento di Don Orione nella realizzazione del suo grandioso progetto per assistere i più umili e i più fragili.
Qui di seguito il discorso che tenuto Don Flavio Peloso, settimo successore di Don Orione, presso il Teatro Von Pauer della nostra Casa di Paverano in occasione della presentazione del libro “Dopo le nubi, il sole” dell’autrice Giuliana Arena, pronipote del Prof. Domenico Isola.
Professione e vocazione coincisero nella vita Domenico Isola: la professione è quella di medico neuropsichiatra, la vocazione è quella del servizio ai malati del Paverano, sede del Piccolo Cottolengo Genovese.
“Professione e vocazione coincisero”: questo, e soprattutto questo, è il messaggio che dalla vita del Prof. Isola giunge a noi e a voi che operate anche oggi dentro e attorno al Piccolo Cottolengo Genovese. Non è automatica questa coincidenza. Va voluta, va ricercata e rettificata pazientemente.
Ma che grande fortuna è “fare ciò che si ama” (professione) o anche “amare ciò che si fa” (vocazione). Certo è più facile per chi, come il prof. Isola, vede nella vita quotidiana, nel lavoro, nelle relazioni il luogo del suo dialogo e della sua familiarità con Dio: “Non chi dice ‘Signore, Signore’, ma chi chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12, 50).
Del prof. Domenico Isola non si può parlare ma solo raccontare la vita. L’ha fatto lui in pregevoli scritti e di lui si è scritto. Ed è quanto ha fatto Giuliana Arena che ha prestato la sua penna ed il pensiero a tutta la famiglia dei discendenti di Domenico Isola, del quale è pronipote, e anche alla famiglia discendente da san Luigi Orione, che a distanza di anni conservano del Professore cara e ammirata memoria.
Domenico Isola nasce a Genova l’8 agosto 1884, da famiglia benestante. A 25 anni, si laurea in Medicina e Chirurgia, l’anno successivo si sposa. Nel 1915 è volontario medico in guerra; non porta con sé armi e incoraggia i suoi colleghi sanitari “Noi combattiamo facendo del bene” (Giuliana Arena, Dopo le nubi, il sole, p.61). Questo era lo stampo del prof. Isola. Combattente lo fu sempre e facendo del bene combatté anche durante la guerra.
Finita la guerra fu chiamato a insegnare all’università di Pisa.
Nel 1927, essendosi rifiutato di prestare giuramento di fedeltà al regime fascista, è costretto a lasciare ogni attività didattica e ospedaliera. Riesce ad aprire uno studio medico in piazza Alimonda, a Genova. Qui, nel settembre del 1933, si presenta un giovane ragioniere, Enrico Sciaccaluga, che, mandato da Don Orione, gli chiede se accetta di assumere la direzione sanitaria dell’Istituto Paverano che Don Orione stava per rilevare dall’amministrazione provinciale di Genova: un edificio fatiscente e disordinato, un rifugio misero ma provvidenziale per povere donne alienate.
È questo il momento della sua vocazione.
“Io ebbi occasione di conoscere Don Luigi Orione, il 1° dicembre 1933, allorquando egli celebrò la S. Messa inaugurale nell’Istituto di Paverano, di cui io avevo assunto il giorno stesso la direzione sanitaria. Considero quel giorno come il più fortunato della mia vita. Fin dal primo incontro ebbi la netta impressione di essere di fronte ad un uomo di eccezionale virtù, che doveva esercitare, come difatti esercitò, una sostanziale influenza benefica sul mio spirito”. (Positio super virtutibus servi Dei Aloisii Orione, p.275-282).
Al Paverano, rinominato “Piccolo Cottolengo Genovese” (perché fosse di Genova e non di Don Orione), emersero e brillarono per trent’anni le eccezionali qualità umane e professionali del prof. Isola.
Da Don Orione fu valorizzato come collaboratore e coinvolto nel suo carisma e nell’apostolato, fino a farlo sentire di famiglia. “Le voglio bene come a fratello dolcissimo” (Scritti 110, 36). Lo presenta ai confratelli dicendo: “Il caro Professor Isola è l’angelo dei nostri poveri del Piccolo Cottolengo Genovese”. (Parola VII, 74).
Tutte le tappe del meraviglioso sviluppo del Paverano, dei suoi ampliamenti, dei progressi tecnici nel servizio, furono legate ai bisogni di chi chiedeva aiuto, al coraggio progettuale del prof. Isola e alla fiducia operativa nella Divina Provvidenza di Don Orione. “Con noi medici – scrive il Prof. Isola – Don Orione era affettuoso e veramente paterno, accettava con entusiasmo ogni proposta che potesse tradursi in un vantaggio per i poveri, anche se impegnasse spese e sacrifici da parte dell’Opera” (Positio, p.277).
Il 4 aprile 1936, Don Orione scrisse al Presidente della Provincia di Genova, Aldo Gardini: “Io vorrei fare di Paverano un Istituto di cui la Provincia e Genova abbiano sempre più ad onorarsi: carità e scienza!” (Scritti 37, 245). E quando un anno dopo il Presidente Gardini si complimentava per i progressi del Paverano e assicurava l’aiuto economico per la cucina, fece presente: “Il merito va, soprattutto, al veramente benemerito e chiarissimo direttore sanitario, sig. Prof. Domenico Isola” (Scritti 37, 248).
Tra Don Orione e il prof. Isola si consolidò quell’alleanza nel bene che univa carità e scienza, perché il progresso “Sta sotto le due grandi ali: carità e scienza” (Scritti 61, 169). “Oh ci mandi la provvidenza gli uomini della scienza, ma ci mandi insieme gli uomini dal gran cuore, gli uomini della carità” (Scritti 80, 139). E, nel Prof. Isola la Provvidenza mandò in una sola persona l’uomo della scienza e l’uomo della carità.
La fiducia e la soddisfazione di Don Orione verso il Prof. Isola fu massima proprio perché univa scienza e carità. In occasione dell’originale corso di preparazione infermieristica ed assistenziale, organizzato dal prof. Isola, scrisse: “Sono tanto tanto contento del Corso Samaritano, è una carità fiorita anche la scienza per curare i malati” (Scritti 9, 82). lo scriveva alla Queirolo, “madre del Piccolo Cottolengo Genovese” (Scritti 9, 92 e 102 e 109; 70, 81) che aveva finanziato quel corso. “Dinanzi all’uomo della scienza, io m’inchino: dinanzi all’uomo della bontà, io m’inginocchio” (Scritti 81, 101).
“Siano rese grazie a Dio, ma anche a Lei, caro Signor Prof.r Isola ed a quanti La coadiuvano, animati da quel Suo spirito alto, che è amore ai miseri, che è fede, che è scienza e bene. Dio La ricompensi largamente, e La conforti in codesto apostolato di intelligente bontà! Questo povero prete, che Le scrive, non potrà mai dirLe la gratitudine profonda che sente verso di Lei, Sigr. Professore. Ma sopra di noi, è Dio, il grande Padre dei poveri e di quanti soffrono; Dio, che tiene conto anche del bicchier d’acqua, e che ha detto tutto quello che fate ai più umili e ai più poveri, lo avrò come fatto a me”. (Scritti 115, 196).
I due si mantennero in costante contatto, come dimostrano le tante lettere conservate. “Le mie relazioni con Don Orione durarono cordialissime e da parte mia devotissime fino alla sua morte” (Positio, p.276) avvenuta il 12 marzo 1940.
E continuarono anche dopo, soprattutto durante gli anni difficili della seconda guerra mondiale, essendo il prof. Isola responsabile come uno della famiglia del Piccolo Cottolengo. Fu per lui spontaneo, il 3 febbraio 1959, quando gli morì la moglie Angela, eleggere il Paverano anche come “casa”, andandovi ad abitare stabilmente, partecipe ora non solo del servizio, ma anche dei ritmi e delle relazioni quotidiane.
Visse povero e distaccato dai beni di questo mondo avendo “considerato la mia professione come una missione umanitaria, e questo è il motivo precipuo della mia povertà” (Giuliana Arena, Dopo le nubi, il sole, p. 157). Negli ultimi anni della vita la sua dedizione ai poveri e al Signore assunse i caratteri della consacrazione, di “un compito affidatoci da Dio”. (Domenico Isola, Post nubila phoebus, Borgonovo Val Tidone, 1955, p. 72).
Il 16 maggio 1962, fu colpito da ictus cerebrale proprio mentre esaminava la cartella clinica di una ricoverata giunta da poche ore. Morì due giorni dopo, il 18 maggio 1962. Fu sepolto nella chiesa del Piccolo Cottolengo Genovese con il suo camice bianco, divisa della sua professione di medico e anche della sua vocazione di “angelo dei nostri poveri del Piccolo Cottolengo Genovese” (Scritti 117, 178)
Siamo grati a Giuliana Arena per il dono di questa biografia ben documentata, scritta con linguaggio scorrevole, sobrio ed elegante, senza pause descrittive distraenti, senza indugi elogiativi, ma con l’entusiasmo discreto di chi è consapevole di avere una grande storia da raccontare.
Ne è venuta una narrazione attenta ai fatti e più ancora ai protagonisti, sia quelli di rilievo come il prof. Isola, Don Orione, Don Sterpi, sia quelli del tessuto di vita quotidiana, come i familiari, gli ospiti del Piccolo Cottolengo “nostri padroni”, gli amici di cuore e di “borsa della Divina Provvidenza”.
La lettura di questa storia incoraggerà quanti, impegnati nella vita civile e professionale, sentiranno in sé la vocazione a dare alla loro vita un respiro alto e nobile, pienamente umano e pienamente divino.
Don Flavio Peloso
Genova, 16 maggio 2022
Pubblicato in: Prefazione al libro: Giuliana Arena, Dopo le nubi, il sole. Don Orione e il dott. Domenico Isola: un’alleanza per il bene, San Paolo 2022, p.9-13.