Incontri di anime
Don Orione avrebbe voluto salve tutte le anime poste dalla provvidenza sul suo cammino, ma non stette ad aspettarle: se ne andò in cerca con lo zelo di un apostolo e l’amore di un padre.
Il Senatore Boggiano Pico (n.d.r. amico e consigliere del nostro Santo Fondatore) riporta che “Anime! Anime! È il grido che Don Orione ripete a sé stesso, ripete ogni giorno alla schiera crescente dei suoi figli: è il motivo che risuona nei cento alberghi della sua carità, nelle sue case di formazione, in tutti suoi istituti; si snoda nelle più alate strofe, che si eleva e dispiega in sinfonia perenne grandiosa, come un cantico di angeli nell’alto dei cieli.”[1]
Lo scorso 3 luglio per la famiglia orionina è stato un anniversario importante: 130 anni dal 3 luglio 1892, giorno in cui il chierico Orione aprì il suo primo oratorio per l’educazione cristiana dei ragazzi. Aveva iniziato impartendo lezioni di catechismo in un’angusta stanza ma, grazie ad una gentile concessione del Vescovo, si poté spostare, qualche tempo dopo, nel grande cortile dell’edificio.
Vediamo insieme gli avvenimenti di quel tempo: in pochi mesi Orione, seminarista ventenne fu circondato da centinaia di ragazzi in una città molto tranquilla, come era Tortona alla fine del XIX secolo. Il suo nome era ripetuto di bocca in bocca, di famiglia in famiglia, di parrocchia in parrocchia. I ragazzi, specialmente quando si sentono ascoltati, compresi e amati sono una grande cassa di risonanza del bene.[2]
L’allora chierico Luigi Orione, nell’anno successivo, nella domenica del 2 luglio 1893, aveva dovuto chiudere definitivamente l’oratorio a causa di lamentele giunte al Vescovo per la confusione che i ragazzi creavano. Dopo aver chiuso, pose la chiave sulla mano di una statuetta della Madonna che stava nel cortile della casa del Vescovo e che aveva un manto azzurro. Poi salì, triste, nella sua stanza. Postosi a sedere, appoggiato con le mani sul davanzale, guardando l’oratorio chiuso, pregò e pianse, si addormentò e sognò. Ascoltiamo la sua descrizione:
“Quella sera mi sono messo là allo scuro, alla finestra seduto a piangere, a guardare giù l’oratorio che non si sarebbe più aperto. Ho pianto come piange un bambino con l’abbandono e la fede e l’innocenza di un bambino. E ho pregato la Madonna e ho messo me e tutto l’oratorio nelle sue mani e pregando e piangendo e guardando l’oratorio, e facendo il sacrificio di tutto, e offrendolo tutto alla Madonna mi sono addormentato là, seduto e con il capo appoggiato al davanzale della terza finestrella, e ho fatto questo grande e santo sogno. Ho veduto tutto il giardino dell’oratorio pieno di fanciulli e su quella grande pianta, alta, alta, un pioppo, vidi la Madonna Santissima che stringeva nel suo braccio destro Gesù Bambino e proteggeva l’oratorio e mi guardava con molta consolazione e amore. Ed il manto s’allargava, s’allargava… così che non si distinguevano più i confini. Anche il cielo scomparve e al posto del cielo il manto azzurro della Madonna. Ed il numero dei ragazzi, di molti diversi colori, si andava straordinariamente moltiplicando, fino a sembrare tutto un formicolìo. Allora si volse a me la Madonna indicandomeli. E si udì da tutta quella massa un canto dolcissimo, il canto del Magnificat. La Madonna ha continuato l’oratorio e lo ha visibilmente protetto, e parve a me davvero che una mano divina rimovesse subito, come d’incanto gli ostacoli; e si continuò. La Madonna Santissima anche dopo ha mostrato la sua materna protezione su me e sull’Opera della Divina Provvidenza”[3].
Pur sapendo di non poter riaprire l’oratorio Don Orione era sereno, lui stesso scrive “… il mio cuore s’era allargato, era inondato da una pace, da una calma, da una gioia vivissima…”[4].
Anni dopo, lui stesso definì questo sogno come non comune e una grande grazia del Signore: “…l’oratorio gli uomini lo avevano chiuso, ma la mano della vergine santissima, quella mano che teneva la chiave dell’oratorio, aperse poi la prima casa della piccola congregazione”[5]. In questo momento di grande difficoltà il suo sogno fu profetico per gli sviluppi futuri della congregazione e rappresentò tutte le anime che la provvidenza aveva posto e porrà sul suo cammino.
[1] D. Sparpaglione, Il Beato Luigi Orione, Roma, Pan Paolo, 1998, p.202.
[2] A. Gemma, Don Orione, Isernia, Quadrivium, 2000.
[3] Fonte www.messaggidonorione.it
[4] Don Orione e la Piccola Opera della Divina Provvidenza, Vol I, p.766.
[5] A. Gemma, Don Orione, Isernia, Quadrivium, 2000, p. 92.