STORIA DELLE CASE
Villa Santa Caterina
Don Orione l’aveva chiamata “Casa di Santa Caterina da Genova”, e l’ha così presentata all’arcivescovo di Genova, il card. Boetto:
«Ecco la carità che imploro. Non di rado mi si presentano delle signore ricche, ridotte in stato di miseria da far compassione: prima avevano ogni ben di Dio, servi e domestiche, ora non hanno da mangiare. Ne abbiamo già alcune al Piccolo Cottolengo di Genova dove c’è anche una cugina di sua maestà la regina Elena. Ma altre ce ne sono che implorano di essere accolte e non so come fare, né ho un posto conveniente da metterle, senza che si avviliscano. Da tempo mi sono raccomandato a Santa Caterina da Genova, che era nobile, e le ho promesso che, se mi mandava una Casa adatta per le vere signore decadute, avrei posta la casa sotto il suo nome e patrocinio. La Casa la Divina Provvidenza l’avrebbe già mandata, Eminenza, ed è una Villa già dei Marchesi Durazzo, a sei chilometri da Genova, in collina, a Pino di Molassana: c’è anche la Cappella ed è in buon stato. Giovedì 27 novembre l’ho visitata e sabato 29 la Divina Provvidenza ha mandato tutto il denaro per pagarla, senza che io lo chiedessi a persona viva. Avevano chiesto 160.000 lire, ma si è concluso per meno. Ci saranno dei lavori da fare ma la Divina Provvidenza non fa le cose a metà e io poi non farò il barabba, ma voglio cominciare subito la mia conversione. La Divina Provvidenza compirà l’opera!».
La Villa era appartenuta alla famiglia Durazzo che, dall’Albania dilaniata da guerre e carestia, alla fine del Trecento si era rifugiata a Genova dove fece una rapida fortuna nel settore del commercio tessile. Si imparentò con i Grimaldi e con Giacomo Durazzo Grimaldi iniziò una serie di ben otto dogi. Si avvicendarono nel possesso dei palazzi dei nobili Balbi, quelli che diedero nome alla omonima via e, nel Settecento, furono tra i protagonisti di un discreto fervore culturale partecipando alla fondazione dell’Accademia Ligustica. Ricchissimi, acquisirono le numerose ville rivierasche e del primo entroterra genovese. Tra queste anche la “nostra” villa di Molassana.
Don Fortunato Oneto, primo cappellano della casa scrive: «Il primo venerdì di giugno del 1939 don Orione disse ai suoi religiosi di Genova: “Si compie oggi un voto grande e solenne del mio cuore. La casa per le nobili decadute sta per essere inaugurata solennemente. Manca una cosa ancora, la più importante e indispensabile. Manca il Padrone di casa, il gran Padre, il gran re di tutte le case della Piccola Opera della Divina Provvidenza: Gesù Sacramentato… Partiremo in corteo di macchine…: le altre case si raduneranno in cappella, esporranno il SS.mo e resteranno in adorazione fino a tanto che il corteo sia giunto alla Cappella di Villa Santa Caterina… Partiremo alle tre pomeridiane, l’ora della Redenzione… Io stesso porterò nelle mie mani indegne l’Ostia santa, viva e vera… Questa casa, inviataci della Divina Provvidenza, quando mai la si attendeva?… Questa casa, affidata a Gesù Cristo, è in buone mani e non può che dar frutti di bene”».
Don Orione stesso, rovistando tra i detriti della villa trovò una lapide con scritto: «Tomaso Negri, insigne per sentimenti religiosi, nobiltà d’animo, cultura, saggezza e onestà di vita e Livia Vivaldi, figlia dell’integerrimo patrizio Pietro, mentre in questa tranquilla quiete attendevano al ristoro del fisico e dello spirito, di comune accordo, per poter più comodamente ringraziare Dio datore di ogni bene e la Vergine madre di Dio, dedicarono questa cappella nell’anno 1593. Cos’è mai ciò che noi doniamo al Signore in cambio di quanto ha donato a tutti noi?». E soggiungeva: «Ecco il grande documento della casa: questa è la carta di marmo di origine, di Battesimo. Conservatela bene. La collocheremo sul frontespizio esterno della porta della sacrestia, documento intoccabile e imperituro».
Delle nobili decadute si sono perse le tracce da tempo. Per diversi anni è stata casa di riposo per signore, poi non è più stata utilizzata e oggi rivive come centro socio-sanitario.
dal libro: Le mani della Provvidenza