Inaugurazione del nuovo Reparto Famiglia Ravano
Sabato 10 aprile, alle 16 del pomeriggio, al Piccolo Cottolengo Don Orione di Genova Quarto-Castagna, il superiore generale Don Flavio Peloso, ha inaugurato il nuovo reparto dedicato alla “Famiglia Ravano”. Erano presenti i figli del conte Agostino Ravano, il donatore del terreno su cui sorge l’istituzione, Marco, Caterina Maria Franca e altri Familiari dell’illustre benefattore. Erano numerose anche le autorità e i rappresentanti degli organismi civili della città di Genova, tra di essi il consigliere della Regione Liguria Monteleone.
Durante la celebrazione eucaristica, il Superiore generale ha ricordato l’ammirazione e la devozione del conte Agostino Ravano verso Don Orione. “Da ragazzo chiedevo al Signore di farmi incontrare un santo – confidò il conte Ravano -. Il Signore mi ha esaudito facendomi incontrare Don Orione”.
Restò incantato della santità e della carità di Don Orione e visse gravitato su di lui: lo aiutò, lo seguì facendogli da autista pur di godere di qualche ora in più della sua compagnia, lo fece conoscere e aiutare dalla Città, gli fece da pulpito perché la sua parola e i suoi esempi fossero meglio conosciuti a beneficio di tutti. Gli donò un suo oliveto in fronte al mare di Quarto-Castagna per farne un’opera di carità. Vide l’epopea dei chierici lavoratori che costruirono la Casa per i poveri che poi avrebbero assistito. Tra quei giovani “facchini della Divina Provvidenza” c’era anche un giovane prete, Don Francesco Drzewiecki, polacco, che poi, tornato alla sua Polonia, morì martire nel lager di Dachau ed oggi è Beato.
A distanza di tanti anni, la Congregazione ricorda ancora la devozione e la generosità dei Ravano verso il Fondatore e continuata poi verso i suoi sacerdoti e poveri. Per iniziativa del direttore, Don Giannino Malaman, ha voluto dedicare un nuovo reparto alla “Famiglia Ravano” .
Per l’occasione è stato pubblicato un interessante opuscolo che narra la storia di bene intrecciata a partire dall’amicizia dell’intraprendente impresario di Genova con il santo della carità. “Plaudo a questa iniziativa – ha detto Don Flavio Peloso – perché celebra un amico e benefattore di Don Orione, dei poveri e delle opere della Congregazione. Agostino Ravano è stato uno di quelli che hanno ascoltato il consiglio di Don Orione: “Il bene che volete fare, fatelo da vivi: meglio una candela davanti che quattro di dietro. Chi dà ai poveri dà a Dio”. Vero. È bello pensare, però, che anche a 50 dalla sua morte, la Famiglia Orionina continua a ricordarlo e ad accendere “quattro candele” di riconoscenza e di preghiera per lui e per la sua benemerita Famiglia” .
Il reparto ospiterà una cinquantina di anziani lungodegenti, suddiviso in nuclei. Vi saranno ospitati anche Religiosi orionini e Sacerdoti diocesani malati. E’ modernamente attrezzato e pronto a far fronte alla cura di anziani con problematiche multiple di salute e relazionali.
Nei vari interventi di autorità e persone vicine al Piccolo Cottolengo è stata sottolineata la qualità umana e spirituale che in questa casa costituisce il valore aggiunto più apprezzato.
Agostino Ravano racconta la sua amicizia con Don Orione.
“Frequentando nell’estate i dintorni di Tortona avevo sentito parlare, sempre con ammirazione e stima, di Don Orione da sacerdoti di quella Diocesi, ma non avevo mai avuto la grazia d’incontrarlo.
Nel 1923 fui invitato ad una riunione che si tenne a Genova, in Via S. Lorenzo 26, nella modesta sede dell’Unitalsi. Ero, confesso, un po’ perplesso ad andarvi per timore di addossarmi impegni, ma poi spinto non da curiosità, ma dalla grazia, mi recai all’adunanza all’ora stabilita. Non eravamo molti in quella piccola sala dove doveva nascere l’Opera di Don Orione in Genova…
Arrivò Don Orione, un sacerdote umile e dimesso che mi pareva mettesse tutto il suo studio perché nessuno desse importanza alla sua persona. Cominciò a parlare. Subito ebbi il preciso senso che quell’uomo non parlava con la bocca, ma col cuore, coll’anima. Le sue parole semplici, persuasive penetravano profondamente nel nostro animo; chi ci parlava di carità con tanta unzione e convinzione si sentiva che aveva vissuto e viveva per la carità che tutto abbraccia e nulla rifiuta.
Al termine del suo dire ero conquistato e nel mio animo c’era il fermo proposito di aiutarlo con tutte le mie forze, convinto della grandezza e della bontà della sua opera. E così negli altri, che da quel momento divennero saldissimi amici, sostenitori della sua Opera, e, come succedeva a tutti quelli che avvicinavano Don Orione, più non l’abbandonarono. Ed il buon Dio mi diede la grazia di seguirlo fino alla sua morte, fino ad oggi, e spero fino all’ultimo della mia vita…