Il carisma di guarigione di Don Orione
La liberazione dal peccato e la guarigione da ogni malattia sono i luoghi privilegiati da Gesù per manifestare il dono della salvezza. Nella sua attività pubblica Gesù guarisce molti malati che a lui ricorrono: «… percorreva tutte le città e i villaggi guarendo ogni malattia e infermità» (Mt 9,35). Anche gli Apostoli ricevono da Gesù «il potere di guarire ogni malattia e infermità» (Mt 10,1). Gli Atti degli Apostoli narrano le guarigioni miracolose compiute da Stefano, Filippo, Paolo. Lungo i secoli della storia della Chiesa non sono mancati altri santi che hanno operato guarigioni miracolose. L’agiografia conosce numerosi casi: Santa Margherita da Cortona (1247-1297); Santa Francesca Romana (1384-1440); San Francesco da Paola (1416-1507); San Martino de Porres (1575-1639); San Paolo della Croce (1694-1775); Sant’Ignazio da Laconi (1701-1781); Santa Elisabetta Anna Seton (1774-1821); San Giovanni Maria Vianney (1786-1859); Sant’Antonio Maria Claret (1807-1870).
Anche il nostro magnifico don Orione fu insignito da Dio di questo straordinario dono che egli esercitò in più di una occasione, come ci riferiscono i testimoni oculari o gli stessi beneficiati. L’elenco di questi interventi prodigiosi, che portano il sigillo del soprannaturale, è molto nutrito. Ne riportiamo alcuni esempi, tra i più significativi. Riferisce il prof. Isola nel corso del processo di beatificazione: «Ero affetto da oltre un mese da una paurosa infezione alla mano destra dalla quale usciva sempre secrezione, nonostante avessi ricorso alle cure più efficaci. Un giorno in cui don Orione doveva giungere a Genova, mi recai con un ottimo e pio amico alla stazione per incontrarlo. L’amico, particolarmente devoto a don Orione, lo pregò di adoperarsi perché io guarissi e potessi riprendere l’uso della mia mano. Don Orione appoggiò la sua mano destra sul dorso della mia mano, elevò lo sguardo al cielo e recitò una preghiera. E poi aggiunse: “Questa mano guarirà presto!”. Alla serastessa io rinnovai la medicazione alla mia mano e, con somma sorpresa, notai che le due aperture, da cui sempre usciva pus, erano chiuse. Palpai attorno e non sentii dolore. Dopo pochi giorni la mia mano appariva libera da ogni infezione e perfettamente sana. Allorché gli raccontai quanto mi era accaduto, don Orione sorrise benevolmente e poi mi pregò di non fare parola con alcuno di quanto era stato».
Un chierico Lazzarista si trovava in stato di coma per insufficenza renale. Don Orione, pregato di recarsi presso di lui per confortarlo, fu accolto dalle infermiere con queste parole: «Purtroppo, ella è giunta troppo tardi: l’infermo è moribondo». Don Orione volle ugualmente recarsi al letto del malato; si raccolse un momento in preghiera, poi distese la sua corona del rosario all’altezza della cintura. Il chierico, come ebbe a riferire più tardi, a contatto della corona di don Orione senti per le membra una scossa fortissima e istantaneamente si trovò fuori pericolo. Qualche giorno dopo fu dimesso: era guarito.
Ricorda don Innocenzo Zanalda, amico di don Orione e suo benefattore: «Nel 1938 don Orione venne a Pavia a trovarmi all’ospedale. Gli feci osservare la grave situazione di un ragazzo, il quale emetteva delle grida continue, di giorno e di notte… Anche la mamma lo pregò di dare una santa benedizione: gli diede la benedizione richiesta e gli mise la mano sulla testa. Non ha più gridato. La mamma attribuì alla benedizione di don Orione la guarigione del figlio che già era dato per spacciato dai medici».
La moglie del conte Agostino Ravano, insigne benefattore, era gravemente malata per mancanza di globuli rossi. 1 familiari pregarono don Orione di visitare l’ammalata ed egli, il giorno dopo, andò in ospedale a Torino. Subito la benedisse e confortò, esortandola ad avere fiducia nella Divina Provvidenza e le consegnò una medaglia benedetta. Il giorno dopo celebrò la Messa in ospedale, poi riparti per Tortona. L’indomani, con grande sorpresa dei medici, gli esami rivelarono un aumento straordinario di globuli rossi nell’ammalata. I professori dicevano: «Più cerchiamo una giustificazione di questo miglioramento, meno ci capiamo… ». Lo stesso giorno si diffuse la notizia che don Orione, tornando da Torino, era stato colpito da una pericolosissima polmonite che lo costrinse a ricoverarsi e quasi lo portò alla tomba… Nel riferire i dettagli di questa guarigione, il conte Ravano aggiunge: «Don Orione mi disse poi che aveva pregato la Madonna della Consolata chiedendo che passasse a lui una parte di male di mia moglie, purché fosse concesso ancora un poco di vita a questa madre. Ed era stato subito esaudito dalla Madonna… ».
Un giorno don Enrico Bariani accompagnò don Orione in una clinica situata sulle colline di Genova, dove era degente un signore lontano dalle pratiche religiose. Quando il Beato entrò nella camera, egli rimase in attesa nel giardino antistante. Ed ecco allora che avvenne una singolare scena: tutte le suore che prestavano opera di assistenza si misero in doppia fila davanti alla porta della camera, in attesa di don Orione. Interrogate dallo stesso don Bariani sul perché di quello strano comportamento riferirono che poco tempo prima don Orione aveva, proprio lì, benedetto e guarito due loro consorelle tisiche.
Ricorda un confratello dell’Opera: «Mi ammalai e pareva dovessi morire da una momento all’altro. Ero stato colpito da tifo, seguito da una ricaduta grave, tanto che il medico specialista disse che ero agli estremi. Saputa la notizia, don Orione venne subito a trovarmi e, viste le mie condizioni, pensò di prepararmi a morire. Parlandomi accanto all’orecchio, mi disse: “È giunta l’ora della dipartita per te; ma, venendo dalla mia stanza all’infermeria, sono passato nella cappella e, pensando al dolore dei tuoi genitori in Argentina, ho chiesto alla Madonna la tua guarigione. E la Madonna mi ha fatto la grazia…”. Il giorno dopo cominciai a migliorare e con tale rapidità da non credersi. Il dottore che mi vedeva redivivo disse che per lui questo era un miracolo…».
Al letto dei malati don Orione assumeva atteggiamenti straordinari, pregando, esortando, confortando: la sola sua presenza era sufficiente a infondere sollievo e a rasserenare lo spirito. Ai malati che gli scrivevano, e che non poteva visitare, egli rispondeva con parole di comprensione e incoraggiamento: spesso univa allo scritto una immagine sacra e chiedeva alla Madonna che fosse lei a visitare il malato per portare benedizione, forza, guarigione. Il 16 marzo 1927 scriveva da Roma ad una benefattrice: «Pare che Gesù voglia darmi questa missione di pietà: di correre da un malato all’altro…».
Guarigioni di corpi, guarigioni di anime. Mani che sanano, preghiere che ottengono la salvezza. E don Orione medico, è don Orione santo.
Alessandro Belano
Dal sito: Messaggi di Don Orione