Tempo di conversione, tempo di misericordia

Il tempo è compiuto, dice Gesù, il tempo si è fatto breve, ammonisce San Paolo. E il profeta Giona minaccia: ancora 40 giorni e sarà la fine.
È quanto ci propone la liturgia della terza domenica del Tempo Ordinario del ciclo B, ma che ci fa bene ascoltare ancora nel pieno della Quaresima di questo mese di Marzo.
Una successione inquietante di avvertimenti, una specie di inesorabile conto alla rovescia. Eppure vediamo che il mondo è ancora qui dopo secoli e secoli, e tutto procede come sempre, nel bene e nel male, anzi, ci sembra sempre più male. Gli uomini non cambiano mai e ripetono sempre gli stessi errori.
In realtà la Parola di Dio non scandisce nessun conto alla rovescia, non annuncia la fine del mondo ma l’oggi di Dio, l’intervento di Dio nel mondo.
Qual è questo intervento di Dio? È la venuta del suo figlio Gesù Cristo. Dio finalmente realizza la sua promessa, e questo è l’ultimo intervento di Dio, l’ultima chiamata e possibilità di salvezza che Egli offre al mondo. Tutto ormai passa attraverso Gesù Cristo, è l’unico intermediario, non c’è altra possibilità di accedere a Dio se non attraverso il suo Figlio. Così come giunge a noi la parola di Dio unicamente attraverso la parola di Gesù.
Ecco l’invito alla conversione, ad abbandonare ogni altra idea per accogliere Lui, a tener conto di Lui, a fidarsi di Lui. Ogni altra realtà umana di fronte a Lui diventa relativa. Il lavoro, la famiglia, lo sposarsi e il non sposarsi, gli affetti, i progetti, da assolutamente irrinunciabili come ci sembrano, le nostre cose diventano molto relative, relative a lui, devono fare riferimento a Lui, acquistano il loro valore se riferite a lui, se vissute tenendo conto di Lui, se cioè vissute nella fede.
Conversione vuol dire appunto convergere verso di lui, portare a Lui ogni aspetto della nostra vita.
Il messaggio e l’intervento di Dio non è di distruzione ma di salvezza. Dio, in Gesù Cristo, si inserisce nella storia degli uomini non per distruggere ma per offrire nuove possibilità di salvezza, nuove ragioni di speranza, nuove motivazioni di impegno. Proprio per questo vale la pena lottare e faticare per migliorare la nostra vita e quella degli altri.
Come Giona così i cristiani di oggi non sono inviati a combattere il mondo, o a minacciare il mondo, o a rinchiudersi nel calore protettivo di pochi intimi, ma sono chiamati , come i primi discepoli, a farsi pescatori di uomini, a vivere in mezzo agli uomini, a tirar fuori tutta l’umanità nascosta nelle pieghe della vita di questo mondo disumanizzato e disumanizzante, a lottare in mezzo a tutti, a mostrare il volto benevolo di Dio che non rifiuta nessuno che voglia tornare a lui. Di conseguenza sono chiamati a mostrare una qualità migliore della loro vita se si vive con coerenza il vangelo, a dimostrare che si vive meglio se la parola ascoltata diventa anche vita. I cittadini di Ninive credettero a Dio, c’è scritto, ma anche che Dio vide dalle loro opere che si erano convertiti.
Solo il credere senza le opere conseguenti non cambia le cose. I primi apostoli, con la loro pronta risposta, “lasciarono tutto e lo seguirono”, rimarranno sempre dei modelli di che cosa significhi convertirsi e accogliere la parola che cambia la vita. Eccome se la cambiarono.
Noi pensiamo di fare i furbi quando accorciamo il tempo di Dio, quando non abbiamo molto tempo per lui o lo posticipiamo sempre, o quando diciamo che i comandamenti non sono al passo con il progresso dei tempi che viviamo, ma non ci accorgiamo che stiamo sprecando l’opportunità che Dio ci sta dando, perché il tempo della conversione è il tempo della sua misericordia. Gesù dice appunto “il tempo è compiuto, il regno di Dio si è fatto vicino, convertitevi e credete al Vangelo”. Il tempo è compiuto, come quando si compiono per una donna i giorni del parto. Cioè questo è il momento giusto, non aspettiamo oltre: ora, oggi, adesso Dio è qui.
Quante volte ci manca il tempo per fare le cose che vorremmo, per incontrare le persone che amiamo, per sederci a godere delle gioie che la vita ci dona. Quante volte rimandiamo le cose da fare a momenti più opportuni, a giorni migliori. Quanta fatica facciamo a vivere il presente, anche nella fede, rimandando la conversione, arrendendoci alla tirannia del caos quotidiano! Dio è qui adesso, anche se non lo senti, anche se non te ne accorgi, anche se la stanchezza o il dolore hanno annebbiato momentaneamente la tua vista interiore. Dio è qui perché si è fatto vicino Lui. E allora lasciati raggiungere.
d.g.m.