Don Carlo Sterpi

Del Venerabile Don CARLO STERPI, spentosi il 22 novembre 1951, chi conosce Don Orione sa già tutto, grazie anche a certi apprezzamenti pubblici da lui fatti: “Vi affido a Don Sterpi, e so di mettervi in buone mani. Abbiate ogni fiducia in lui, che ben se la merita. Se Dio mi dicesse: ti voglio dare un continuatore che sia secondo il tuo cuore, gli risponderei: lasciate, Signore, perché me lo avete già dato in Don Sterpi”. E per precisare: “Un prete che pare un prete; quello è il nostro Don Sterpi”. È stato il primo collaboratore, consigliere, amministratore: in pratica cofondatore, nonostante egli non avrebbe mai accettato d’esser considerato tale. Il fondatore era sempre al fronte, apriva brecce per incunearvi i propri religiosi in aiuto agli ultimi, una di seguito all’altra. Il fido scudiero correva a tamponare i buchi, a sanare i bilanci, ad incoraggiare, confortare, aiutare concretamente. L’impresa non era da poco. Era un manipolo di religiosi senza alcuna risorsa decisi a servire i più poveri. Se sorprende il loro coraggio, essi stessi dovettero ammettere il merito d’esserci riusciti fosse della Divina Provvidenza e della Madonna.

L’andare in trincea presuppone assentarsi. Don Orione era perennemente in prima linea. A Don Sterpi toccava il resto, qualunque cosa fosse, il tutto eseguendo con precisine millimetrica, pur sfogandosi talvolta di fronte a richieste ritenute eccessive. Più o meno ebbe a rispondere, in merito all’invio di altri religiosi, di cui era sprovvisto: “Se volete, chiudiamo qui e veniamo tutti in missione”. Alla morte dell’amico fondatore (1940) tocco’ a lui prendere le redini in mano. Non era un bel periodo, e comunque inadatto per andare al fronte, vista la calca che c’era. Fu presente ed impegnato in ogni emergenza. Lo sforzo lo debilitò profondamente e fu proprio sulle alture di Genova che maturò l’idea di ritirarsi, confortato dal Cardinale Boetto. Era il 1946. La sua presenza costante nel quotidiano portò taluni a considerarlo “madre” della Congregazione. In effetti fu con la complicità del suo laborioso silenzio che nacque, crebbe, sopravvisse la portentosa opera di cui i soliti gufi avevano predetto una fine precoce. A 78 anni si era speso totalmente per Cristo riconosciuto nei poveri, secondo l’ideale condiviso con Don Orione.