Strenna natalizia. il richiamo di Dio
Il Natale porta in tutti un risveglio di gioia, uno slancio di bontà, di gusto per la vita bella. Il Natale suscita il desiderio di quel “regno” di pace, di giustizia e di fraternità di cui parla il Vangelo, patria amata, anche se ne siamo lontani e quasi estranei.
Per capire cosa è capitato con il Natale di Gesù e cosa ci capita ogni anno, ricorro a un fenomeno della natura, a quanto succede al cuculo o anche alle pernici.
Le uova di questi uccelli spesso vengono deposte in un nido estraneo. I piccoli crescono e famigliarizzano nel nido ove sono nati, ignari della loro origine. Però capita che se nelle vicinanze passa la vera madre e manda il suo richiamo, il piccolo subito lo riconosce, si risveglia in lui una sintonia naturale per cui lascia il nido e si pone al suo seguito.
“Non diversamente accade, per quanto riguarda il nostro cuore”, ha osservato San Francesco di Sales. “Sebbene, infatti, esso venga covato, nutrito e allevato in mezzo alle cose di questo mondo, materiali ed effimere, e, per così dire, sotto le ali della natura, nondimeno, al primo sguardo che getta verso Dio, alla prima conoscenza che ne riceve, la naturale e originaria inclinazione ad amare Dio, che si era come assopita e divenuta impercettibile, si risveglia in un istante e appare all’improvviso, come una scintilla in mezzo alla cenere. E questa inclinazione, agendo sulla nostra volontà, le imprime uno slancio di quell’amore”.
Gesù è “il richiamo di Dio”. È venuto in mezzo a noi risvegliando la nostra natura divina, inespressa ma viva.
Ancora oggi, guardando al “Bambino che ci è stato dato” sentiamo una vibrazione di verità e di connaturalità che ci sorprende con uno slancio inaspettato del cuore, con un moto di simpatia verso Gesù e quel suo “regno”, tanto umano e tanto divino, che sentiamo nostro.
Dio continua a mandarci i richiami della sua presenza, come una mamma che per giorni e settimane intere cura e sorride al suo bambino, inconsapevole, finché giunge il giorno in cui il bambino le risponde con un sorriso, riconoscendo la mamma e riconoscendo se stesso in relazione a lei.
Ogni atto di amore è un richiamo di Dio che risveglia in noi l’umanità di figli di Dio.
Don Orione ha concepito la sua Piccola Opera “per far sperimentare a tutti la Divina Provvidenza mediante la carità… che apre gli occhi della fede e riscalda i cuori di amore a Dio”.
Buon Natale e felice Anno nuovo, cari confratelli, Figli della Divina Provvidenza: “Bisogna che su ogni nostro passo si crei e fiorisca un’opera di fraternità, di umanità, di carità purissima e santissima. E tutti vi crederanno!”.
Buon Natale e felice 2016, alle Piccole Suore Missionarie della Carità, alle quali Don Orione spiegò che “Missionarie vuol dire andare ad evangelizzare il mondo con la carità”.
Buon Natale e felice 2016, ai tanti laici e laiche dell’Istituto Secolare e del Movimento Laicale Orionino: “Evitate le parole: di parolai ne abbiamo piene le tasche: La faccia della terra si rinnovella al calore della primavera; ma il mondo morale solo avrà vita nuova dal calore della carità”.
Giunga il mio augurio di Buon Natale e felice 2016 a quanti abitano o frequentano le nostre case, le scuole, le parrocchie e le missioni: “Che la fede cresca in voi tutti vigorosa! Fede accompagnata dalle buone opere, da una coscienza libera dal peccato, santificata dalla presenza dei Sacramenti”.
Agli Amici e Benefattori della Piccola Opera della Divina Provvidenza ripeto con Don Orione: “tutto è grande quando è grande il cuore che dà, ed è la carità di Gesù che muove a dare”.
E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.
Don Flavio Peloso