Lo strumento della Provvidenza: Luigi Queirolo
Nel 1924 Don Orione stava gettando le basi del Piccolo Cottolengo Genovese e nello stesso anno avvenne probabilmente il primo incontro tra il sacerdote e Angela Solari Queirolo.
La benefattrice conobbe Don Orione in seguito ad una esperienza molto dolorosa, la perdita del figlio Luigi, ma fu proprio questo incontro che le aprì prospettive di luce e ridiede un senso alla sua vita, come narra Papasogli nella Vita di Don Orione: “Luigi Queirolo era un giovane genovese colpito da una malattia che non perdona, a lento decorso. Un giorno era in cucina, la cuoca era tornata da poco e aveva depositato, senza aprirli, i pacchi della spesa. Per caso, Luigi guardò gli involucri; quello della verdura era un foglietto di propaganda di Don Orione. Ebbe la curiosità di leggerlo, parlava del Piccolo Cottolengo genovese allora agl’inizi, descriveva necessità e speranze, e le ospiti orfanelle, oppure vecchie inferme e deformi.
Argomenti non allegri per un giovane malato, ma… il linguaggio! Quel modo di dir le cose che faceva riconoscere tra mille l’afflato caritativo di Don Orione; lui solo amava e parlava così. Portò in camera le paginette spiegazzate, finì di leggere, rimase pensoso. Era figlio unico, aveva perduto il babbo da anni e la madre, Angela Solari vedova Queirolo, era una signora profondamente religiosa. Forse in quel giorno stesso, Luigi le disse una parola che la scosse fino nel più segreto dell’animo: Mamma, quando io non ci sarò più, benefica il Piccolo Cottolengo, Angela sentì le lacrime salitre con veemenza, si fece forza. Rispose meglio che poté, promettendo. E il male si aggravò, Luigi chiuse gli occhi nel bacio di Dio. Forse tra le ultime visioni, c’erano state le case del Piccolo Cottolengo, com’egli le immaginava a come gliele avevano descritte. Angela Queirolo aveva amato quel figlio con una vera passione di madre. Rimasta sola, visitò la casa di via del Camoscio e si trovò avvolta dallo sciame delle organelle: sentì, con una chiarezza indicibile, quel nuovo compito indicatole dal figlio, il completamento reciproco di fronte a quelle bambine sole, lei mamma, esse figlie”.
Dal testo emerge chiaramente come alla base dell’attività caritativa della Solari ci sia la perdita del figlio, un dramma che Don Orione avrà sempre presente nel rivolgersi alla benefattrice, come testimoniano le lettere. Sono molti infatti gli scritti che si concludono con la menzione del giovane unita alla promessa di preghiere di suffragio, ed è evidente la volontà del sacerdote di perpetrare la memoria di colui che, con la sua estrema richiesta, aveva dato avvio ad una grande opera caritativa.