Meeting degli Ex-Allievi Orionini
Il 20 marzo scorso, festività “delle Palme”, gli ex-allievi orionini si sono ritrovati a Genova-Rivarolo, presso l’Abbazia quattrocentesca di S. Nicolò del Boschetto.
All’invito del Presidente, Mario Barone, hanno risposto il direttore del ”Don Orione” di GE-Quarto Don Alberto Parodi, Don Aldo Viti, missionario in Costa d’Avorio, il chierico ivoriano Peggy Kouman e un bel gruppo di “EX”, venuti da Genova, Piacenza, Como e Modena, testimoniando il loro affetto a San Luigi Orione, il quale ha lasciato in loro il suo spirito e la sua impronta.
Erano presenti ben tre “Ex” che hanno conosciuto il nostro santo: Don Aldo, la signora Ada Bolla e il Maestro Masi, “ex”-orionino e maestro presso l’Abbazia S. Nicolò del Boschetto all’epoca di Don Delfino Sonaglia. Il sig. Masi, da bambino, andava a parlare con Don Orione in via Bartolomeo Bosco.
Il Presidente ha dato il benvenuto a tutti e ha comunicato i saluti e le preghiere degli ex-direttori della Casa del giovane lavoratore di Teglia e del ”Moresco” di Bogliasco, Don G. Dalla Mora e Don L. Valerio, impossibilitati a essere presenti per motivi di età (103 anni, il primo) e di salute (il secondo), che si trova all’Istituto di GE-Castagna); infine ha presentato il tema del ”meeting”, tenuto dal relatore Don Aldo Viti: “Con Don Orione, entriamo per la porta della Misericordia e teniamo accesa la lampada”. Don Aldo ha rivelato come ha tenuto e cerca di tenere accesa la lampada, in relazione ai numerosi episodi da Lui vissuti insieme al santo fondatore della congregazione della “Piccola opera della Divina Provvidenza”.
Arrivato a Tortona nel 1938, proveniente dalle Marche (con Sonaglia, Matricardi, Buglioni e Gatti), insieme ad altri 68 seminaristi, ricevette la veste talare da Don Orione stesso (che era appena tornato dall’America, dove aveva fondato istituzioni in Cile, Argentina, Uruguay e Brasile); siccome le vesti non bastavano, ne fece utilizzare alcune già indossate da chierici-muratori durante la costruzione del Santuario di Tortona (Questi ultimi avevano anche sfilato in processione con carriole e strumenti di lavoro).
Il santo sacerdote, dopo averli salutati, parlava in modo confidenziale e si informava su di loro e sulle rispettive famiglie e confidava: ”Sono stato allievo di Don Bosco e lui mi ha affidato a Maria Ss. Ausiliatrice”; quindi li affidò alla Madonna della Divina Provvidenza presso l’Istituto Paterno di Tortona; poi li portò a Voghera, dove era stato da piccolo, con l’intenzione di diventare frate, e dove ha rischiato di morire di polmonite perché si alzava di notte per pregare; fece vedere anche la cameretta dove un frate consegnò ai genitori i panni da mettergli dopo la morte.
Al famoso presepe di Tortona, organizzato dal Santo, Don Aldo venne scelto per interpretare il Re Moro dei Magi.Don Orione faceva frequentare le scuole di fuoco a chi si fosse reso disponibile: in tre mesi, d’estate, faceva guadagnare un anno di scuola e diceva: ”Fate presto a studiare per andare in missione”.
Il seminarista Aldo era uno di questi e andò a chiedergli di esservi mandato subito; Don Orione gli consigliò di chiedere ai genitori la benedizione e il permesso, e di tornare da lui, che, dopo tre mesi, sarebbe ripartito per l’America. Al secondo incontro però, il santo gli confidò: ”Non sto bene, io non conto più niente; comandano Don Sterpi, Don Pensa, Don Perduca; ora studia; verrà il momento di andare in terra di missione”. Il momento giungerà all’età di 72 anni, andrà in costa d’Avorio, a Bonoua dove farà costruire il Santuario di Notre Dame d’Afrique, gemellato con quello di Genova, del quale il rettore, mons. Granara, vi ha portato due pietre. Stuzzicato sulla situazione della missione orionina africana, Don Aldo la definisce “esplosiva”, non nel senso dei recenti attentati a Grand Bassam (a 200 m. dalla missione) , ma a motivo dello sviluppo e dell’aumento delle vocazioni sacerdotali.
Il vescovo è Mons. Raymond, orionino; ci sono 25 probandi, 17 novizi (più che in Italia), 8 prossimi diaconi e 30 sacerdoti africani: a confermarlo è il chierico ivoriano Peggy.
Don Aldo, sempre sorridente ed entusiasta nonostante l’età, oltre a fare il sacerdote, fa l’infermiere (si è diplomato in tempo di guerra) e vuol sempre andare in Africa per curare e dare alle famiglie povere: borse di studio, medicine, riso, sapone, olio e candele, anche prese nel Santuario, perché, dice sempre: ”I poveri sono i figli della Vergine Maria”. Egli, come Don Orione, a suo tempo missionario nella “Patagonia romana”, va in giro con delle caramelle in tasca per i bambini che, in confessionale, dicono spesso di aver rubato (per fame) qualcosa dalla pentola di famiglia, dove sono messi a bollire, per tutti: riso, cavoli e mezzo pollo, che dovrebbero bastare per un giorno intero. Nelle scuole anche le bambine mangiano un piatto di riso con del companatico, così rinunciano a pesare sulle famiglie, a casa. Gli alunni vengono portati avanti fino alla soglia dell’università e qualcuno, particolarmente povero, anche in essa (un commercialista e un farmacista sono tornati a ringraziare Don Aldo). Anche in Costa d’Avorio, a motivo del Giubileo della Misericordia, molti vanno in pellegrinaggio al Santuario della Madonna. Don Orione stesso, alla vigilia della festa del 29 agosto, invitava gli uomini ad andare al Santuario “Madonna della Guardia” di Tortona e diceva: ”Chi non si confessa da tanto tempo, venga da me, che sono di manica larga e Dio perdona tutti i peccati (lo dice anche il Papa)”; una volta aggiunse: ”Se anche qualcuno avesse messo del veleno nella tazza della madre e l’avesse uccisa, se fosse veramente pentito e si confessasse, riceverebbe il perdono dal sacerdote”. Era accaduto veramente così e il penitente responsabile di quel gesto, dopo l’assoluzione, si sentì talmente libero e felice che strinse fortemente Don Orione (al quale sembrava di soffocare). A mezzanotte poi Don Orione offriva a tutti un ottimo caffè. Egli voleva che soprattutto i seminaristi si confessassero almeno una volta alla settimana. Don Aldo ha concluso la sua relazione col seguente invito: ”Entriamo nella Chiesa dalla porta santa della Misericordia; teniamo alta la fiaccola: un giorno dovremo presentarci davanti a Dio”. Fragorosi applausi hanno mostrato l’apprezzamento dei convegnisti .Al termine, il presidente, riconfermato nell’incarico insieme al suo consiglio, ha ringraziato il relatore e tutti i partecipanti e ha chiesto collaborazione nella gestione del banco alimentare per i poveri della val Polcevera, attivo da 14 anni (l’impegno richiesto è di un solo pomeriggio al mese) e per l’aiuto ai profughi ospiti presso l’Abbazia, mettendo in pratica l’insegnamento di San Luigi Orione: ”Fare del bene sempre, a tutti; del male mai, a nessuno”, perché: ”Solo la Carità salverà il mondo”.
La festa è continuata con la partecipazione cantata alla benedizione delle palme, alla processione e alla celebrazione eucaristica, presieduta da Don Aldo e concelebrata da Don Alberto; tutti hanno pregato per l’unità delle famiglie, per le missioni e per gli ex-allievi defunti.
Per completare in modo adeguato la giornata, gli ex-allievi hanno posato per la foto di rito e condiviso il pranzo; poi hanno acquistato i biglietti per la sottoscrizione a premi a favore delle missioni orionine della Costa d’Avorio. Contenti di essersi rivisti e ricaricati interiormente, di aver rivissuto lo spirito di Don Orione, con gli impegni di essere uniti nelle proprie famiglie nel nome del Signore e di tenere alta la fiaccola della misericordia, anche entrando nella porta santa di Gesù Cristo che consente di ricevere l’indulgenza dell’Anno santo, tutti si sono salutati e hanno scambiato saluti e gli auguri di una felice e santa Pasqua.
Tullio Fognani