Il Papa a Genova e Don Orione
Da settimane sul piazzale, nel chiostro, nei corridoi del Paverano ferveva l’attesa, “Tu vai dal Papa?”, “Lo sai che vengo anch’io dal Papa?”… Tanto che ieri pomeriggio, intorno alle 13.30, giungendo dall’ascensore nell’atrio del Centro Von Pauer che dà su via Ayroli, dove il pullman ci attendeva per portarci (ospiti, volontari, dipendenti) in piazzale Kennedy, la signora F. chiedeva a tutti: dov’è il Papa?
Per uno di don Orione il Papa che viene a Genova è quasi il massimo (il massimo sarebbe stato averlo qui tra i tanti di noi che non possono andare da lui, come in quell’anno di grazia 1987 in cui qui venne Giovanni Paolo II). Qui a Genova don Orione, tra gli anni ’20 e gli anni ’30, ha aperto le sue Case per chiunque la casa l’avesse persa o non l’avesse mai avuta, in tutti i sensi: i desamparados, i privati dell’amparo nella giungla del mondo. Perché soglia, varcabile, soglia di accesso ad un Altro Mondo erano e sono le sue Case, per chi ci abita e ci vive, per chi ci lavora, per chi dona il suo tempo, per chi le visita. Perché l’Altro Mondo non è una nuvoletta consolatoria altrimenti detta Aldilà, l’Altro Mondo comincia qui e ora, in questa nostra vita, con Gesù: “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40).
Poche ore prima, nella cattedrale di San Lorenzo, il Papa l’aveva chiamato per nome don Orione, facendoci sobbalzare il cuore: « (…) il prete che conduce una vita di incontro, con il Signore nella preghiera e con la gente fino alla fine della giornata, è “strappato”, san Luigi Orione diceva “come uno straccio”. E uno può dire: “Ma, Signore, ho bisogno di altre cose…”. Sei stanco? Vai avanti. Quella stanchezza è santità, sempre che ci sia la preghiera. (…)». Facendoci sobbalzare il cuore perché l’aveva chiamato per nome proprio lì, nella sua Genova, certamente per dirgli grazie per come aveva cambiato la vita a migliaia e migliaia di persone, in oltre 80 anni di storia. Così, idealmente, eravamo lì nel pomeriggio sotto il sole (e grazie a Dio con un filo di brezza fresca dal mare) per dire a Papa Francesco: Santo Padre, don Orione è venuto, è qui.
Mi sono chiesto il perché di quella commozione salita come un’onda al giungere del Papa in mezzo alla gente, sull’immenso piazzale. Tu es Petrus, tu sei Pietro. Veniva quest’uomo a confermarci nella fede in Gesù, veniva come il segno e la speranza certa che quell’Altro Mondo c’è e che noi ci abitiamo e lavoriamo ogni giorno: non un mondo perfetto e senza macchia, ma la possibilità, per ognuno, di vivere da uomini e da figli.
Davide Gandini