2° Domenica di Avvento: solo Gesù può darci la vita dei Figli di Dio
Gli araldi annunciavano nelle piazze, invece Giovanni gridava nel deserto e molti lo udirono. Il deserto nella Bibbia è solitudine e transitorietà. Vi si passa solo se costretti. È faticoso e ci si lamenta – come il popolo nell’Esodo –, ma è dove si sperimenta la Provvidenza e si viene educati a essere popolo di Dio.
L’Avvento è il tempo per non farsi scappare il Signore che viene; ne vanno intese le condizioni, descritte da un testo di Isaia sul ritorno dall’Esilio. Siamo attorno al 538 a.C., alla fine di una fase tragica, la deportazione conseguente agli errori del popolo eletto, che aveva sciupato la sua elezione. Dopo settant’anni di correzione, il Profeta annunzia il ritorno, ma si parte dal deserto. La via di casa passa per la steppa, ci si deve misurare con il vuoto.
RIPARTIRE DALLA POVERTÀ. Per tornare nella propria eredità, per riprendere il posto giusto nella vita, bisogna partire dalla povertà, dal nulla. Non è per un caso che Giovanni battezzi nel punto più depresso della terra, -430 m sotto il livello del mare. Qui inizia il più antico dei Vangeli, quello di Marco. Dal deserto, dal profondo, dal nulla. Si riparte da zero.
Quanto ci serve la consapevolezza del nostro vuoto! Quante volte vediamo intorno a noi l’urgenza di riconoscere i propri limiti, la necessità di essere ridimensionati.
E chissà quante volte anche gli altri sperano che noi ammettiamo la nostra povertà…
L’indicazione, nel greco di Marco e nell’ebraico di Isaia, è: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”. La via del Signore, non la nostra, i sentieri suoi, non i nostri.
Strana indicazione. La via del Signore, nel mondo biblico, è la sua volontà. Ci siamo addomesticati le sue vie, abbiamo fatto una edizione riveduta e corretta dei suoi sentieri, abbiamo manipolato le sue indicazioni. Ci sono alture e crepacci fra noi e il Signore: vanno risagomati. L’altezzosità dell’orgoglio da una parte e il burrone della tristezza dall’altra, sono abitudini a cui disobbedire.
E arriverà il più forte. Ossia? Il Battista viene per metterci davanti alle vie di Dio senza tortuosità, il suo compito è rimetterci nella verità. Chi è “più forte” di questo? Colui che, una volta riconosciute le vie di Dio, ci dia la capacità di praticarle; chi non solo dica la verità, ma dia all’uomo di poterla vivere. Il mondo è stato torturato dalle ideologie, teorie che hanno crocifisso l’umanità con le loro astrazioni. Anche la legge di Dio può diventare un modello sterile.
Cristo è il più forte e battezza nello Spirito Santo, donando la vita nuova. Ho bisogno che Giovanni Battista mi rimetta nella verità, ho bisogno di farmi correggere, ma per cambiare veramente ho bisogno del Messia. Non mi basta la mia buona volontà, non basta a nessuno. Per vivere secondo il Regno dei cieli ci vuole lo Spirito Santo. Bisogna ricevere la vita dei figli di Dio, che solo Cristo può dare. È lo Spirito che esalerà morendo e darà da risorto. Il più forte della legge, Colui che muore e risorge per me mi fa rinascere dalla Sua misericordia.
Dal sito: http://www.famigliacristiana.it/blogpost/ii-domenica-di-avvento-anno-b—10-dicembre-2017.aspx