Dio nelle aggrovigliate vicende umane

Nella messa vespertina della vigilia di Natale si legge dall’evangelista Matteo la genealogia di Gesù Cristo.

Vengono nominati tutti gli antenati di Gesù, una lunga lista di nomi, da Abramo fino a Davide e poi fino a Giuseppe e Maria.

Anche in questo brano, apparentemente arido e monotono per noi, c’è il messaggio perenne del Natale: il Figlio di Dio si inserisce nella storia umana facendosi uomo, e da quel momento cambia tutto perché quella storia diventa una storia sacra dove c’è la presenza di Dio e dove Dio opera.

Per gli Ebrei conoscere la propria genealogia era molto importante, più che per noi la carta d’identità. Era tutta la storia di famiglia, il proprio albero genealogico, il documento comprovante l’appartenenza a una comunità, soprattutto a quella parte cui era stata fatta la promessa della discendenza del Messia. Per ogni Ebreo era la garanzia di far parte del popolo eletto di Dio.

Per noi è la conferma che il Verbo di Dio entra nel gran fiume dell’umanità, la sintesi di quella che noi chiamiamo la storia della salvezza, nel suo lento snodarsi e nelle svolte decisive.

Si parte da Abramo cui Dio fece la promessa di una eredità grande, una discendenza senza fine. Davide costituisce la vetta di questa storia, l’esilio ne è il baratro. Sembra la fine di ogni promessa, ma tutto ricomincia da e con Gesù Cristo, perché tutto era orientato a lui: come discendente di Davide sarà lui a salvare il suo popolo e l’umanità intera da ogni schiavitù di peccato per darle una prospettiva nuova, oltre l’orizzonte terreno.

In questa genealogia vengono nominate insolitamente anche delle donne, alcune di esse sono addirittura peccatrici di professione, altre sono straniere. Sta a significare che il Messia è solidale con i peccatori ed è il salvatore di tutti i popoli e non solo d’Israele.

L’incarnazione, la presenza di Dio in questo mondo, avviene anche oggi in questa tormentata collaborazione degli uomini, fatta di continue infedeltà e rinnovati propositi.

La realtà umana è sempre stata ed è una storia aggrovigliata, dove il bene e il male, fedeltà e infedeltà, si intersecano per buona parte del percorso.  Solo alla fine Dio farà chiarezza, nel frattempo porta avanti il suo insondabile e misterioso progetto, dando a tutti il tempo e il modo di scorgere la sua presenza perché in un sussulto di ravvedimento si accorgano della sua bellezza, fosse anche alla fine del viaggio.

Noi lo constatiamo in ogni ambiente, da quello che dovrebbe essere apparentemente santo, a quello che appare il più lontano da Dio. Il bene e il male sono ovunque, non c’è mai da scandalizzarsi. E quando l’uomo sembra inoltrarsi nel suo abisso di cattiveria e miseria, subito dopo la cronaca ci dice di gesti così alti di altruismo, bontà e gratuità da far tirare un sospiro di sollievo. Un futuro è garantito, davvero il cuore umano ha la profondità del mistero stesso di Dio. Mai possiamo escludere il trionfo del bene, cioè il trionfo di Dio.

Dov’è Dio in questo nostro mondo, ci chiediamo tante volte.

Gesù Cristo con la sua venuta tra noi è il segno perpetuo della fedeltà di Dio nei nostri confronti, dell’umanità tutta con i suoi immensi problemi, sempre disposto a riannodare i fili dopo ogni caduta.

Ormai ha stabilito un matrimonio per sempre con l’umanità e con ogni singolo uomo.

Nessuno più ti chiamerà “abbandonata”, né la tua terra sarà più detta “devastata”, ma sarai chiamata “mio compiacimento”, e la tua terra “sposata”.  Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella  palma del tuo Dio.

Sentiamole rivolte ancora a noi queste espressioni che il profeta Isaia indirizzava a nome di Dio al suo popolo Israele.

Oggi noi siamo il suo popolo, tutta l’umanità è nelle mani di Dio, meglio ancora nel cuore di Dio. Questo era il suo progetto da sempre. Questo è il Natale.

Ecco come cambia la nostra vita, c’è qualcosa di grandioso, di divino anche in ogni uomo, anche nel più povero e sconosciuto, nel più peccatore. “Nel più misero degli uomini brilla l’immagine  di Dio”, ci ricorda il nostro Don Orione.

Per Dio siamo importanti, molto importanti, se anche il suo Figlio ha voluto far parte di questa umanità così scombinata come a noi sembra a prima vista.

Questa è la notizia unica del Natale: nessuno e nulla mai più ci potrà separare dall’amore di Dio.

Sappiamo accoglierlo con consapevolezza e fiducia anche quest’anno. Buon Natale così a tutti.

D.G.M