Nell’infermità Tu sei con me

Don Orione parlava con la propria figura, gli occhi, i sorrisi: essi facevano del bene e riempivano i cuori di pace: (dal libro in sua memoria, nel primo anniversario della morte).

Per Don Orione sorridere era rivelare a chi incontrava la propria interiorità profonda, il rapporto d’amore fra Dio e la propria anima, dando appagamento e gioia a chi lo riceveva. Per lui donare un sorriso significava offrire qualcosa di sé, ringraziare Dio per il dono della vita e quale autore delle varietà e bellezze esistenti nel mondo.

Il sorridere spontaneo e sincero porta riconciliazione dove c’è ostilità o malanimo (es: la confessione dell’uomo che uccise la madre). È un qualcosa senza prezzo per il valore che assume nell’anima accogliente. Nulla è più gradito di un sorriso, almeno per gli animi sensibili, niente può arricchire con così poco, la sensazione di benessere supera le aspettative di chi lo riceve e di chi ne è l’artefice.

Il sorridere di Don Orione è un atteggiamento spontaneo e abituale che diventa un proporsi, un guardare il mondo con la propria interiorità aprono ponti che conducono alla relazione di benevolenza con gli altri. Il sorriso di Don Orione rende più umani perché è un segno di gratitudine, di comprensione e di fiducia: una carità senza prezzo. Don Orione diviene solidarietà, amore, attenzione, amicizia vera da donare perché anche il prossimo possa incontrare il Signore.

Ecco uno stralcio di quanto scrive ai suoi benefattori ed amici da Buenos Aires nel marzo 1936: “Ci mandi la Provvidenza gli uomini della carità, susciti un esercito della carità che colmi di amore i solchi della terra pieni di egoismo, di odio, e calmi finalmente l’affannata umanità. Siamo apostoli di carità, soggioghiamo le nostre passioni, rallegriamoci del bene altrui, come di bene nostro; in cielo sarà appunto così, come ce lo esprime anche Dante con la sua sublime poesia. Siamo apostoli di carità, di amore puro, amore alto ed universale; facciamo regnare la carità con la mitezza del cuore, col compatirci, con l’aiutarci vicendevolmente, col darci la mano a camminare insieme. Seminiamo a larga mano opere di bontà e di amore, asciughiamo le lacrime di chi piange. Sentiamo, o fratelli, il grido angoscioso di tanti altri nostri fratelli che soffrono e anelano a Cristo; andiamo loro incontro da buoni Samaritani, serviamo la verità, la Chiesa, la Patria, nella carità. Fare del bene a tutti, sempre, del male a nessuno!”.

Guardando al nostro sorridere non possiamo che avere come modello quello di Don Orione che ogni giorno, nelle nostre strutture, ci invita a raccogliere le anime di chi soffre e di chi entra per visitare i propri cari, le persone che ivi lavorano e i volontari, perché sia di incoraggiamento a vivere con più passione anche il nostro donare sorrisi, che vuol dire portare la luce di Cristo che rasserena, rincuora e gratifica sia chi dà che chi riceve.

don ivan concolato