Marija Manfreda

Si è spenta d’improvviso l’otto gennaio, quasi a confermare una vita impegnativa di cui non amava parlare. Gli incontri personali erano rari con tutti, escluso il fratello Emilio, religioso orionino per 66 anni, la maggioranza dei quali spesi al Piccolo Cottolengo di Genova. Erano nati a Santa Lucia d’Isonzo (Gorizia), ma la guerra aveva deciso un cambio: erano diventati Sloveni.

Fu così che, il 13/11/1962, anche Marija entrò a Paverano; c’era il fratello, si parlava italiano, quantunque dimostrassero l’affetto alla propria terra d’origine con visite annuali. Personalmente, considerato che entrai nella stessa struttura solo tre anni dopo di lei, incontrandoci sovente, per vari motivi, ne ho ricavato sia stata condizionata dal trauma della guerra vissuto da bambina. Ora finalmente è in pace.

Cara Marija, quando ti ho conosciuta non ho fatto altro che spostare, come un sipario, il velo della tua malattia e scoprirti nitida nel tuo modo di essere: raffinata, intelligente e straordinariamente sensibile. Genuina e sincera verso il prossimo, nonché verso gli animali e la natura. Sognavi la tua Slovenia, passeggiando sotto il sole, nella piccola piazzetta del Paverano, in mezzo alle aiuole.

Durante i nostri incontri mi arricchivi di saggia sapienza, mentre io cercavo di interrompere, almeno per qualche ora, il circolo vizioso dei tuoi pensieri ruminanti che tanto ti facevano soffrire.Non eri comunque sola: in Istituto ti volevano tutti bene, ti salutavano con prudenza e discrezione, specie in quei momenti psicologicamente complicati che cercavi di gestire con molta riservatezza. La morte ti ha presa di soppiatto, quasi a volerti far dono di una pace improvvisa, agognata ogni sera pregando Maria.

Mimma
(una delle tue amiche più care)