Caro nonno, ti scrivo una lettera per farci compagnia
A Genova uno scambio epistolare tra gli ospiti del Piccolo Cottolengo di Don Orione e i bambini di una scuola per conoscersi e combattere la solitudine
Si chiama “Nonni di penna” e nasce da una collaborazione tra il Piccolo Cottolengo Genovese di Don Orione e l’Istituto Comprensivo Burlando per mettere in contatto tra loro due generazioni lontane, anziani e bambini, utilizzando un mezzo di comunicazione familiare ai primi ma quasi perduto per i secondi: la lettera scritta a mano.
“Per le persone anziane la scrittura e la narrazione – spiega la Dott.ssa Federica Floris, psicologa e Responsabile del Coordinamento Educativo del Villaggio della Carità di Camaldoli – possono essere un ottimo modo per lavorare su diverse competenze, come la pianificazione, l’organizzazione, la coordinazione occhio-mano, la memoria. Senza parlare del senso di vicinanza e affettività che spedire e riceve lettere comporta”.
Sono una decina per ora i nonni che partecipano al progetto, tra i 75 e i 93 anni, che in autonomia o supportati dall’equipe socio sanitaria, hanno preso in mano carta e penna; mentre i bambini coinvolti sono oltre 300 divisi tra scuola dell’infanzia e scuola primaria, tutti di età compresa tra i 3 e gli 11 anni.
Lo scambio epistolare è iniziato lo scorso novembre e fino ad ora sono più di 60 le lettere che hanno attraversato Genova per raggiungere rispettivamente i nonni e i bambini. Insegnanti, genitori, operatori socio sanitari, animatori e altre figure professionali che a vario titolo si sono alternate nel ruolo di postini trasportando buste e missive, facendo da spola tra il Villaggio della Carità a Camaldoli sulle alture della città, e l’Istituto Comprensivo Burlando.
Si va dalle vere e proprie lettere, individuali o collettive, ai disegni, agli elaborati di varia natura. I nonni e i bambini hanno iniziato con le presentazioni e gli auguri di Natale, poi di scambio in scambio sono nate le prime simpatie e sono emersi gli interessi comuni. Proprio durante le festività, soprattutto per le persone anziane che non vivono più a casa e che restano anche in questo periodo in struttura di accoglienza, l’affetto dei bambini è una carezza contro la solitudine.
“La mente – continua la Dott.ssa Floris – può essere considerata per certi aspetti come un muscolo: più viene allenata e maggiori sono le sue capacità di eseguire delle attività e di mantenere delle competenze. Uno studio effettuato dalla Johns Hopkins University ha sottolineato come non siano per forza necessari elaborati esercizi mentali: bastano semplici attività cognitive nella vita di tutti i giorni per permettere alla mente di attivarsi con operazioni di elaborazione, assimilazione e associazione. In ultimo, è la qualità della vita delle persone a trarre beneficio da attività come questa”.
“Avere un amico di penna – racconta Alessandra Pastorino, responsabile del progetto e insegnante dell’Istituto Comprensivo Burlando – è un’esperienza preziosa, formativa, creativa e divertente. I vantaggi interdisciplinari sono molti: migliora le competenze scritte nella propria lingua, stimola la curiosità, permette di approfondire le conoscenze geografiche, culturali e sociali. Abituati in un’epoca dominata dalla messaggistica istantanea, con risposte immediate più veloci della luce, perché non sperimentare un altro modo di comunicare e tornare all’uso della carta della penna?”.
La corrispondenza – scrivere, spedire, attendere una risposta – è un metodo comunicativo nuovo e diverso per i bambini e i ragazzi, nel quale è necessario allenare la pazienza, virtù che i nonni hanno acquisito e possono far conoscere ai loro interlocutori più piccini. Non è tutto scontato nel processo: qualcuno non sa dove scrivere il destinatario e il mittente, altri bambini restano affascinati dalla scelta della carta e dalla ricerca della busta.
“L’intento – continua Pastorino – è quello di ricostruire un ponte tra giovani ed anziani, intrecciare rapporti nuovi, abbandonare la tastiera per riscoprire il piacere della penna e della parola che si imprime sulla carta. Un’esperienza nuova per i nostri ragazzi e bambini, che in un momento straordinario come quello che stiamo vivendo hanno compreso l’importanza delle relazioni, anche a distanza”.
Lo scambio intergenerazionale, inoltre, offre alle persone anziane l’opportunità di conoscere nuove tecnologie e tendenze, e di sperimentare l’eccitazione di vedere il mondo attraverso una prospettiva più giovane. Quando gli anziani interagiscono e stabiliscono connessioni personali con le generazioni più giovani, come bambini e adolescenti, i benefici per tutte le parti coinvolte possono essere illimitati.
“Ho aderito volentieri a questo progetto – testimonia con entusiasmo Annamaria, 91 anni, nonna di penna da qualche tempo ospite del Villaggio della Carità – perché mi piace molto comunicare e avere a che fare con bambini e ragazzi. Non avendo avuto nipotini miei, sapere che ci sono dei bimbi che mi vogliono chiamare e considerare la loro “nonna” adottiva, mi rende davvero felice. Mi piacerebbe tanto adottarli! Spero mi vengano a trovare presto!”
“Enrico – racconta Annamaria nella sua prima lettera rispondendo ai bambini che le chiedevano di poter giocare con suo figlio – ha 61 anni e ormai non gioca più; un tempo era insegnate di matematica ma ora è in pensione”.
Nei mesi a seguire nonni e bambini continueranno a conoscersi e a farsi compagnia inviandosi lettere, ma l’obiettivo a lungo termine di questo progetto – al quale il quotidiano “Il Secolo XIX” ha dedicato un’intera pagina – è quello di creare vere e proprie occasioni di incontro e farli conoscere finalmente di persona.