A conclusione dell’Anno della Misericordia: non mi hai dato un bacio

È il rimprovero rivolto da Gesù a Simone, un fariseo che lo ha invitato a pranzo, quando ad un certo punto entra nella sala una donna, conosciuta da tutti come peccatrice, che si butta ai piedi di Gesù piangendo e con affetto li bacia e asciuga con i capelli.

In quel momento Gesù è davvero il volto misericordioso di Dio.

Perché Gesù accetta un invito a pranzo da un Fariseo? Perché quella casa diventi una casa di Misericordia per molti. E se va a casa dei farisei, dobbiamo pensare, vuol dire che viene anche a casa mia.

Simone come tutti i Farisei è malato, anche se ancora non lo sa. La differenza con la donna peccatrice sta proprio qui, tutti e due sono malati, ma mentre la peccatrice lo sa e ricorre al medico, il fariseo pensa di non averne bisogno. La donna riconosce il suo peccato, non pretende che sia chiamato bene, non si giustifica, non dice che la colpa è di chi andava da lei. Spontanei nascono i suoi gesti d’amore, il suo pianto, il suo baciare continuo, il cospargere di unguento profumato il corpo di Gesù.

Solo chi ha sperimentato la gioia di essere perdonato può capire a fondo l’atteggiamento di questa donna. Solo chi ha elemosinato a lungo il perdono per errori fatti può capire e gustare questa pagina di vangelo.

Non so se ciascuno di noi ha mai provato questa gioia, questa sensazione dopo una qualche confessione particolare. Perché dobbiamo ammettere che se non è facile perdonare, non è neanche facile chiedere perdono. È necessario un cammino serio di preparazione che non si improvvisa, il perdono non è una affermazione da consegnare a un giornalista qualsiasi lì per lì. Il perdono matura lentamente.

Gli altri ospiti osservano ma non vanno oltre i giudizi morali su di lei e su di lui. Si pongono al di sopra, dalla parte degli innocenti. E dubitano perfino di Gesù. Se sapesse che donna è questa. È evidente che non è un profeta!

Significativa allora la reazione di Gesù. Chiede al fariseo: chi sarà più riconoscente, uno al quale si perdona poco o uno cui si perdona tutto? Non è che Gesù non sappia con chi ha a che fare, lo sa molto bene. Il Fariseo ha invitato a pranzo quel maestro famoso di cui tutti parlano, ma ha mancato di manifestargli il suo affetto e la sua riconoscenza, si credeva già a posto così. Gesù accetta invece i gesti di questa donna che arrivano fino alle lacrime più spontanee, che esprimono un pentimento sincero e un amore profondo, e questo vale più di qualsia-si peccato.

Per questo motivo Gesù la presenta come modello e invita anche noi a volgere lo sguardo verso di lei. Invita quel fariseo, invita anche quel fariseo che siamo noi, quel fariseo che sono io a prenderla ad esempio. Lei con i suoi baci ha manifestato la gioia di una vita nuova, ritrovata. Era come morta, ora è tornata in vita, e desidera ricambiare con altrettanto amore l’amore e il perdono ricevuto.

Tu invece, rivolto al fariseo, non mi hai dato un bacio perché ti credi non bisognoso di misericordia. Ma sei anche tu al negativo, non sai mai rispondere di sì. Tergiversi sempre quando devi rispondere di sì. Ti senti perfetto, inappuntabile, gli altri ti dicono bravo, ti lodano. Ti impegni anche, ma sei tutto al negativo, non sei capace di entusiasmo, di dedizione, fai sempre calcoli sulle tue azioni per come verrai giudicato, preoccupato di quale immagine lasciare agli altri.

Sono entrato nella tua casa, dice Gesù, tu mi hai aperto subito, dalla giovinezza, da ragazzo, hai imparato tutto di me, mi hai detto tanti sì, ma ora la tua vita è costellata di no, di freddezza, non mi hai dato l’acqua per i piedi, ho camminato a lungo, avevo bisogno di refrigerio, di accoglienza, di un sorriso. Non mi hai dato un bacio, non sei capace di amore profondo. Non voglio degli atti formali, burocratici, freddi, voglio un bacio, un rapporto da cuore a cuore, da solo a solo, molto intenso, da vero innamorato. Tu non mi hai dato un bacio, lei non ha smesso di baciarmi i piedi, di ungerli con l’unguento. A lei sono perdonati i molti peccati perché ha molto amato, tu invece hai mantenuto la distanza e sei rimasto freddo.

Gesù in fondo si accontenta di poco: un bacio, anche se il peccato è un’enormità che gli è costata la morte in croce. Anche noi sappiamo che una vita che non è contrassegnata dall’amore compromette il significato e il valore del perdono ricevuto. Chi ci salva non è tanto il nostro sforzo di fare tutto bene, un’osservanza rigida di tutte le norme, affiancata caso mai alla superbia che giudica e condanna gli altri, ma è il nostro amore per lui, è la nostra fede in lui che si accompagnano ad una grande comprensione verso gli altri che sbagliano.

Una pagina stupenda di misericordia anche questa, a conclusione del Giubileo della Misericordia, un anno ricco di appuntamenti e di grazie anche per i nostri ospiti, personale ed amici del Piccolo Cottolengo Genovese. Una grande partecipazione all’apertura della porta santa qui al Paverano, una massiccia presenza al Santuario della Madonna della Guardia con oltre 500 persone, l’accoglienza del rettore Mons. Marco Granara, il passaggio della porta santa, la santa Messa presieduta dal Cardinale Arcivescovo Angelo Bagnasco con il superiore provinciale e i nostri sacerdoti, l’ottimo pranzo preparato dalla ditta Serenissima Ristorazione, il bel clima di festa e di amicizia fino all’inoltrato pomeriggio. E in cielo splendeva il sole e la pioggia prevista.

Concluderemo l’anno giubilare della Misericordia nella nostra chiesa di San Giovanni Battista, interna al Paverano, il 20 Novembre per dire grazie al Signore, alla Madonna e a quanti ogni giorno ci aiutano, ci sostengono e ci vogliono bene. Lo pregheremo così: Ridonami Signore la gioia del perdono, una gioia vera, profonda, che viene solo dall’aver capito il male fatto nel non essermi fidato di Dio o averlo messo ai margini molte volte. Ridonami Signore la gioia del perdono.

d.g.m.