Costruire sulla roccia

Gli studiosi dicono che la casa sulla roccia o all’opposto sulla sabbia, è la parabola evangelica più rabbinica, perché è presente varie volte anche nella letteratura ebraica. Vi troviamo, infatti, molti richiami che vengono dall’Antico Testamento, a iniziare dall’antitesi saggio/stolto, stabilità/crollo della casa. L’uomo stolto costruisce sulla sabbia e la sua casa non tiene, non resiste alle intemperie. L’uomo saggio invece costruisce sulla roccia e anche se cade la pioggia, straripano i fiumi, soffiano i venti quella casa non cade perché fondata sulla roccia.

Quella roccia è naturalmente Cristo, questo è l’insegnamento. La sabbia invece è la nostra umanità, la nostra presunzione, le nostre pretese, il decidere noi autonomamente ciò che è bene o male. Costruire su se stessi è fallimentare. Se si elimina Dio dalla propria vita, sbagliamo tutto. Il peccato, questo fare a meno di Dio, è male perché ci fa del male, perché ci distrugge, perché ci allontana dalla nostra natura profonda, non perché Dio ha deciso così. Costruire una vita sulla parola di Gesù, è vero, non esclude le piogge, i venti, le intemperie, le disgrazie e le sofferenze varie, però permette di superare e attraversare quelle situazioni, permette di resistere e sperare oltre.

Se hai un fondamento solido, questo ti permetterà di affrontare la vita. L’uomo saggio sa che questa vita è fatta così, che non è facile, ma c’è una speranza grande che ci dona la capacità di guardare oltre le tribolazioni del presente per intravedere un’eredità di gloria che ci attende.

Tutti gli studiosi ancora sottolineano però una novità rispetto ai testi rabbinici, ed è l’insistenza di Gesù su la “sua parola”, il suo insegnamento particolare, chiunque ascolta queste “mie parole”, dice.

Gesù ha appena terminato il suo lungo discorso, che noi conosciamo come discorso della montagna. Oltre le beatitudini ha insegnato il Padre Nostro, ha parlato della necessità di pregare senza stancarsi, di perdonare sempre, di amare anche i nemici, ha dato altre indicazioni per essere suoi discepoli, avete inteso che fu detto ma io vi dico.

Chi è dunque il saggio? Colui che ascolta le parole di Gesù e le mette in pratica, all’incontrario di chi le ascolta e non ne fa tesoro, non le vive concretamente. Non chi dice Signore Signore entrerà nel regno dei cieli ma chi fa la volontà del Padre mio.

Non è sufficiente ascoltare la parola se non diventa vita. È atteggiamento stolto ascoltare senza mettere in pratica. Saggio non è colui che sa la legge ma colui che la vive, che mette in pratica la grazia che ha ricevuto.

Gesù qui si sta rivolgendo in particolare ai suoi discepoli, a chi lo sta già seguendo, come possiamo essere anche noi, o ha l’intenzione di essere suo discepolo, e a questi dice: edificare solo sulle parole non è sufficiente, edifica solo chi mette in pratica.

Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori, ricorda il salmo 127. Così come la vita non è fatta solo di idee ma è indispensabile l’azione e la perseveranza.

E se è vero che non sono le nostre opere a salvarci ma la fede in Dio come insegna San Paolo ai Romani, bisogna però ricordare che la fede in Cristo salva solo quando l’uomo realmente si impegna a costruire la sua vita sulla parola di Gesù, se no è una fede vuota. Perché un conto sono i peccati o le debolezze di un momento, un altro conto è l’orientamento che si dà all’intera esistenza.

È una riflessione e un esame di coscienza che devono fare le comunità cristiane e ogni singola persona.

Colpisce poi quella parola “iniquità” usata da Gesù: allontanatevi da me voi operatori di iniquità. È rivolta anche a chi ha compiuto prodigi, scacciato demoni, profetato nel suo nome. In particolare è rivolta ai dottori della legge e ai Farisei. Ipocriti vengono definiti, perché le loro opere in apparenza lodevoli sono in realtà ostentazione di se stessi, del proprio orgoglio, ricerca di interessi personali che non hanno nulla a che fare con Gesù. Non vi conosco dice, via lontano da me, perché completamente al di fuori di quella trasparenza di coscienza che lui esige.

Egli chiede la totalità della persona, il suo agire e il suo pensare. Non chiunque dice “Signore, Signore” ma chi fa la sua volontà. Gli uomini li possiamo imbrogliare, Dio no. Questa dissociazione che il discepolo può vivere in sé tra il suo pensiero e la sua vita ha la radice in una mancanza di fede, di fede matura. Vorrebbe essere fedele a Dio ma nello stesso tempo sottrarsi alle esigenze che questa fedeltà comporta.

Non è altro che il relativismo di cui si parla a proposito dei nostri tempi. Si vuole essere cristiani, si pretende di essere cristiani, ma nello stesso tempo liberi nelle proprie scelte morali. Essere cristiani e contemporaneamente scegliere solo una parte di Gesù e scartare ciò che non piace.

Io pongo oggi, un oggi di ogni giorno, davanti a voi una benedizione e una maledizione, dice Javhè a Mosè. A determinare l’esito della nostra vita siamo noi stessi. La vita dipende da noi, non dagli altri, e neanche da Dio perché le scelte le facciamo noi e Dio rispetta sempre le nostre scelte e la nostra libertà.

In conclusione possiamo affermare che è importante scegliere bene dove vogliamo costruire la nostra casa, la nostra vita, il nostro futuro, i nostri desideri grandi, i nostri sogni veri. Ci sono tanti terreni liberi, alcuni è facile occuparli, sembrano più attraenti e meno faticosi, altri richiedono impegno e forse anche andare contro corrente, un investimento a più lunga scadenza, ma senz’altro più redditizio.

Anche questa estate che sta per iniziare con le ferie incombenti può essere un banco di prova per valutare su quale terreno stiamo costruendo. Buona estate a tutti.

 

d.g.m.