Credere è possibile

Stiamo bassi, anche perché ho una preparazione in merito alquanto limitata, talvolta frastornata dai dubbi e assai spesso scompaginata dalle affermazioni azzardate che amici, conoscenti, chiacchieroni occasionali cercano di spingere nel mio cervellino. Cito due esempi, ringraziando in primo luogo Agostino Martinelli per avermi edotto sul suo caso. Giovane studente, giocando a calcio, ebbe l’avventura di scontrarsi col compagno ed amico Vincenzo Delogu, riportando vari danni ad una gamba. Niente di particolare, sono cose che accadono anche in seminario. Purtroppo si trattava di quel dodici marzo in cui veniva esposto al pubblico il corpo riesumato di Don Orione, evento atteso da tempo ed al quale non avrebbe voluto mancare per alcuna ragione. Don Giovanni D’Ercole, oggi Vescovo, per rincuorarlo, gli chiese un qualcosa per toccare il corpo del Fondatore di cui si sentivano figli, affinché diventasse una reliquia. La sorte toccò ad un fazzoletto (pulito, ci tiene a precisarlo). Riconoscente, continua a portarlo addosso, quasi talismano.

Si sente protetto, nonostante la vita non gli sia stata sempre tenera. Evito varie confidenze, ma non posso ignorare l’aneurisma cerebrale da cui fu colpito. Per fortuna, afferma, la moglie si ricordò del fazzoletto e glielo mise addosso durante i due mesi di coma che seguirono. Un mattino, improvvisamente, si alzò guarito e, dopo aver chiesto dove si trovasse e perché, decise di far rientro a casa propria, mettendo in difficoltà il personale, che già immaginavano l’immancabile ramanzina del primario. Ovviamente ha collegato l’infortunio antecedente al nuovo “miracolo” legato al vecchio resistente fazzoletto, sostituto non solo di colui che ritiene padre e santo, ma anche del buon Dio …

Molti genovesi ricordano Don Valentino Barbiero  perché ha trascorso la quasi totalità del suo servizio in Liguria, ed in modo particolare a Sassello, disponibile sempre in tutto e per tutti.

 

 

 Pochi, invece, hanno memoria del fratello più piccolo, Dino, caratterialmente simile, forse perché la sua esistenza si è svolta quasi interamente in Brasile (dal 1956 al 2003). Decenne, informato che Don Orione si stava recando al santuario mariano attiguo alla sua casa, si mise a correre per non perdere l’occasione d’incontrarlo, cadendo però dalle scale e “rimbalzando” ai suoi piedi. Come capita ai bambini, non ricordava la consistenza dei propri danni fisici, sostituiti dall’emozione provata, da lui prolungata nel tempo citando sovente le quattro parole che l’avevano conquistato, quasi dovesse rimanere un segreto fra loro: “Anche tu sarai sacerdote”.

Oltre ai molti impegni di congregazione, missionario a tempo pieno, fu molto attivo e presente per ogni esigenza, in particolare a favore dei così detti “bambini di strada”. La Fondazione del Lar, con cui collaborava, ritiene ne abbia salvati circa diecimila, la maggioranza dei quali, diventati adulti, lo considerano ed amano quale padre.

A voi darvi una risposta.