Dall’omelia della beatificazione (1980) – Papa Giovanni Paolo II
Don Luigi Orione ci appare come una meravigliosa e geniale espressione della carità cristiana. È impossibile sintetizzare in poche frasi la vita avventurosa e talvolta drammatica di colui che si definì, umilmente ma sagacemente, «il facchino di Dio». Però possiamo dire che egli fu certamente una delle personalità più eminenti di questo secolo per la sua fede cristiana apertamente professata e per la sua carità eroicamente vissuta.
Egli fu sacerdote di Cristo totalmente e gioiosamente, percorrendo l’Italia e l’America Latina, consacrando la propria vita a coloro che più soffrono, a causa
della sventura, della miseria, della cattiveria umana. Basti ricordare la sua operosa presenza fra i terremotati di Messina e della Marsica. povero tra i poveri, spinto
dall’amore di Cristo e dei fratelli più bisognosi, fondò la Piccola Opera della Divina Provvidenza, le piccole suore missionarie della carità e in seguito le sacramentine
cieche e gli eremiti di sant’Alberto.
Aprì anche altre case in Polonia (1923), negli Stati Uniti (1934) e in Inghilterra (1936), con vero spirito ecumenico. Volle poi concretizzare visibilmente il suo amore
a Maria erigendo a Tortona il grandioso santuario della Madonna della Guardia. È per me commovente pensare che don Orione ebbe sempre una particolare predilezione
per la Polonia e soffrì immensamente quando la mia cara patria nel settembre del 1939 venne invasa e dilaniata. So che la bandiera polacca bianco-rossa, che egli
in quei tragici giorni portò trionfalmente in corteo al santuario della Madonna, è ancora appesa alla parete della sua poverissima camera di Tortona: lì egli stesso la volle!
E nell’ultimo saluto che egli pronunziò la sera dell’8 marzo 1940, prima di recarsi a Sanremo, dove sarebbe morto, disse ancora: «Io amo tanto i polacchi. Li ho amati
fin da ragazzo; li ho sempre amati… Vogliate sempre bene a questi vostri fratelli».
Dalla sua vita, tanto intensa e dinamica, emergono il segreto e la genialità di don Orione: egli si è lasciato solo e sempre condurre dalla logica serrata dell’amore! Amore
immenso e totale a Dio, a Cristo, a Maria, alla Chiesa, al Papa, e amore ugualmente assoluto all’uomo, a tutto l’uomo, anima e corpo, e a tutti gli uomini, piccoli e grandi, ricchi e poveri, umili e sapienti, santi e peccatori, con particolare bontà e tenerezza verso i sofferenti, gli emarginati, i disperati. Così enunciava il suo programma di
azione: «La nostra politica è la carità grande e divina che fa del bene a tutti. Sia la nostra politica quella del “Pater noster”. Noi non guardiamo ad altro che sono anime da
salvare. Anime e anime! Ecco tutta la nostra vita; ecco il grido e il nostro programma; tutta la nostra anima, tutto il nostro cuore!». E così esclamava con lirici accenti: «Cristo viene portando sul suo cuore la Chiesa e nella sua mano le lacrime e il sangue dei poveri; la causa degli afflitti, degli oppressi, delle vedove, degli orfani, degli umili, dei reietti: dietro a Cristo si aprono nuovi cieli: è come l’aurora del trionfo di Dio!».
Ebbe la tempra e il cuore dell’apostolo Paolo, tenero e sensibile fino alle lacrime, infaticabile e coraggioso fino all’ardimento, tenace e dinamico fino all’eroismo, affrontando pericoli d’ogni genere, avvicinando alte personalità della politica e della cultura, illuminando uomini senza fede, convertendo peccatori, sempre raccolto in continua e fiduciosa preghiera, talvolta accompagnata da terribili penitenze. Un anno prima della morte così aveva sintetizzato il programma essenziale della sua vita: «Soffrire, tacere, pregare, amare, crocifiggersi e adorare». Mirabile è Dio nei suoi santi, e don Orione rimane per tutti esempio luminoso e conforto nella fede.
dal libro: Le mani della Provvidenza