Domenica 2 dicembre: 1 domenica di Avvento

Almeno una volta nella vita tutti dovrebbero fare l’esperienza del dormire nei boschi: tra suoni di animali, brezza tra le fronde degli alberi e stelle luminose ci si può sbizzarire e fantasticare. Soprattutto se sdraiati sulla schiena ad occhi spalancati.

Ed è con questa immagine che mi piace pensare alla venuta del Figlio dell’Uomo: su una nube con grande potenza. Immagino che questo cielo oscuro diventi luminoso, di una luce strana che sottende ad una novità. Tutti vedranno questa luce, tutti vedranno questa potenza. Una luce nel buio è quanto di più bello possa esserci, ma anche quanto di più sconvolgente. Immaginate uno di quei fulmini potenti, che sembra un grande flash fotografico dall’alto.

Con un linguaggio fatto di similitudini e di segni nel cielo, nel sole, nella luna e nelle stelle Gesù ci presenta una realtà strana da capire, per noi esseri umani attaccati alle cose di questa terra. Infatti, se da un lato Gesù ci invita a vedere questi segni del cielo, dall’altro ci rimanda ad una situazione di sofferenza per la paura.
La paura è il contrario della fede: se hai paura, non potrai mai fidarti di chi non vedi e non senti. La paura peggiore è quella per le cose che non si conoscono. Infatti qui si parla di una paura di ciò che dovrà accadere sulla terra.
Essere “apocalittici”, cioè far spaventare la gente con la “fine del mondo” non è l’obiettivo di Gesù. Gesù è realista al punto da metterci in guardia: morire di paura è di chi è codardo, di chi non si fida, di chi pensa ad una salvezza umana.
Ma Gesù vuole veramente spaventarci? O non vuole piuttosto aiutarci a vivere meglio l’oggi, per trovarci pronti al domani? In un altro passo Gesù ci avverte di non fare come quel ricco che si era fatto silos e silos di ricchezze per vivere una agiata vecchiaia, ricordando di esser sempre pronti a quel passaggio finale, di cui non si conosce né il giorno né l’ora.

E dunque cosa sarà questa fine del mondo? Sarà un cambiamento forte e radicale, ma ciò che è importante è come io vivo oggi.
Guardiamoci attorno: c’è chi vive davvero una vita “mordi e fuggi”, che tutto si concede (ma c’è anche chi si concede a tutti) laddove ciò che conta è la felicità del momento presente: ma vi pare che questi sono davvero felici? O non sono, piuttosto, quelle persone che, quando un qualcosa di forte (una crisi familiare, un lutto, una perdita improvvisa di ricchezze o del posto di lavoro) distrugge più che un macigno che può cadere addosso?
Riflettiamoci: se vivo alla giornata, senza quella consapevolezza piena della mia vita, o se vivo invece in modo autentico, facendo ciò che è necessario fare per vivere, ma anche puntando a quel qualcosa di più che mi sfugge di mano, e che è la vita oltre la morte.
A me pare che Gesù questo ci chieda, in questi nostri tempi: svegliatevi dalla vostra vita morbida ed, a volte, vuota e priva di senso, perché quando le cose cambieranno non siate degli sprovveduti. Che ne pensate?

Don Nazareno Galullo – dal sito: https://www.qumran2.net/parolenuove/commenti.php?mostra_id=44348