Domenica 31 dicembre: Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

Questa prima domenica dopo il Natale è dedicata alla famiglia: “Dio ha voluto nascere in una fami-glia umana, ha voluto avere una madre e un padre, come noi”. “Lui poteva venire spettacolarmente, o come un guerriero, un imperatore… No, no: viene come un figlio di famiglia, in una famiglia… Quella di Nazaret non era una famiglia finta, non era una famiglia irreale, per questo ci impegna a riscoprire la vocazione e la missione della famiglia, di ogni famiglia…: fare posto a Gesù che viene, accogliere Gesù nella famiglia, nella persona dei figli, del marito, della moglie, dei nonni… Gesù è lì. Accoglierlo lì, perché cresca spiritualmente in quella famiglia” (papa Francesco).
Sì, accogliere Gesù, amandosi e camminando insieme verso il cielo, secondo quel progetto d’amore che Dio ha stabilito per la famiglia e che oggi è sotto attacco da più fronti: leggi che non la tutelano affatto, anzi, che la minano alla base: dalle unioni di fatto alla facilità dei divorzi, dalle convivenze part-time a quelle tra persone dello stesso sesso, sino all’ideologia gender che giunge e negare le differenze tra uomo e donna… è proprio vero: dove viene meno Dio, viene meno anche l’uomo e la sua più alta dignità.

Contempliamo la presentazione di Gesù al Tempio. Nel mondo ebraico, i primogeniti, in ricordo della liberazione dall’Egitto, erano considerati come proprietà di Dio. Per potersi riappropriare del figlio, i genitori compivano un gesto ricco di simbolismo, offrendo qualcosa a Dio in cambio del figlio che riportavano a casa.
La Santa Famiglia, obbediente alla Legge di Dio, si presenta al Tempio, anche se qui ovviamente c’è molto di più: Gesù presentato al Tempio rimane proprietà di Dio. Attraverso i suoi genitori, si offre al Padre per la nostra salvezza, cosa che farà per tutta la vita sino all’estremo sacrificio della croce; inoltre qui al Tempio è Dio stesso che ci sta presentando suo Figlio, anche attraverso le parole profetiche degli anziani Simeone ed Anna, che parlano di salvezza, di luce, di pace, ma anche di un combattimento, della scelta davanti alla quale Gesù, che è la Verità, porrà ogni uomo. Da tutto questo, traiamo qualche piccola considerazione. La Santa Famiglia, obbediente alla Legge di Dio, è la più ricca di tutte perché ha Gesù al centro. Oggi, come ci ha detto papa Francesco, tante famiglie crollano perché manca proprio l’unione con Dio.
Mancando lui, manca “il collante”, quello Spirito capace di purificare i nostri cuori dall’egoismo, dal dominio sull’altro, dall’imporre le proprie vedute. Prima cosa dunque: rimettere Gesù al centro nelle nostre case, dove spesso e purtroppo si prega poco, iniziando dal pregare insieme prima di mangiare o condividere un momento di preghiera insieme la sera, magari leggendo la pagina del Vangelo quotidiano.

Gesù, che è Dio, nasce e cresce in una famiglia normale, dove la mamma lo cura con premura, dove il papà gli insegna a pregare e a lavorare, sostenendo lui e la sua sposa nei momenti difficili con fortezza e tenerezza; il tutto in un clima di pace, di amore, di aiuto vicendevole. Che bello se iniziassimo a riscoprirlo anche nelle nostre case, a partire da piccoli gesti di aiuto, da un po’ più di dialogo e meno tv, dall’utilizzo di parole gentili, come ci ha consigliato sempre il papa: Ricordiamo le tre parole-chiave per vivere in pace e gioia in famiglia: permesso, grazie, scusa. Quando in una famiglia non si è invadenti e si chiede “permesso”, quando in una famiglia non si è egoisti e si impara a dire “grazie”, e quando in una famiglia uno si accorge che ha fatto una cosa brutta e sa chiedere “scusa”, in quella famiglia c’è pace e c’è gioia. Ricordiamo queste tre parole.

Infine i genitori, presentando Gesù al Tempio, lo riconoscono come dono di Dio. Il rito della purificazione era un riconoscere che tutta la vita è collegata a Dio, che da lui ha origine e a lui va consegnata. Sì, la vita è un dono di Dio, va presentata a lui, va affidata a lui. Non è un nostro possesso. Se viene meno questa verità, la vita viene snaturata, manipolata; e per capirlo, basta guardarsi attorno. Siamo arrivati ad essere manipolatori della specie: si stanno facendo delle leggi che ci permettono di uccidere un bambino se, ancora nel grembo della madre, è malformato; oppure se una persona soffre, la si può “uccidere in maniera assistita” attraverso l’eutanasia.

Mi pare evidente che senza la fede in Dio, a un certo punto nasce la paura di esistere e si dice: “Come si fa a mettere al mondo un figlio se poi questo figlio dovrà soffrire tutta la vita, preferendo di non essere mai nato?”. Ecco, questo punto di vista “disperato” lo si sente oggi affermare dappertutto: esplicitamente in ‘buona fede’ nei discorsi della gente, implicitamente (e perversamente) nella cronaca che i telegiornali volutamente scelgono di color nero. Così la cultura della morte è giunta ad intridere talmente la nostra società, che si pretende di legalizzare la morte della famiglia (le convivenze sessuali tra persone dello stesso sesso costituiscono la quintessenza infeconda della morte), facendone un falso diritto e una falsa bandiera di libertà, mentre si chiama realizzazione di sé un comportamento che costituisce in realtà la morte di sé. Ebbene, il messaggio della festa della Santa Famiglia, all’opposto, è questo: il punto di vista di Dio, il punto di vista da cui la Chiesa parte, e l’unico giusto punto di vista da cui l’uomo deve sempre porsi, è il punto di vista del SÍ alla vita! (Benedetto XVI).
Che il Signore ci aiuti ad amare come Lui!

Dal sito: qumran2.net