Don Silvio Ferretti
Don Orione, durante il terremoto della Marsica (1915), come già nel precedente di Messina e Reggio Calabria, oltre a raccogliere i ragazzi rimasti soli e senza appoggi familiari, si preoccupa di sistemarli in luoghi sicuri, buona parte nei propri istituti, cercando anche di conoscerli e interpretarli. Nel caso di Ignazio Silone si rese conto di quanto fosse incerto sul voler concludere gli studi liceali e, per spronarlo, gli prospettò la possibilità di una soluzione privata. “Ti mando da un sacerdote che, se gli dai dei pugni in faccia ti dirà: Deo gratias! ma devi finire gli studi, figlio mio”.
Quel prete era Don Silvio Ferretti. La madre, Maria De Maestri, abitava a Tortona mentre questo figlio, per obbedienza e per fare un favore al Patriarca di Venezia, Cardinal La Fontaine, era parroco a Caorle. I parrocchiani, vedendo che dal camino della canonica non usciva mai fumo e conoscendo la sua abitudine di dare ai poveri quanto gli passava tra le mani, compresi indumenti personali e suppellettili, devono aver informato della situazione la signora Maria, o magari l’aveva compresa da sé. Tant’è che, per giustificarsi con i curiosi per le assenze bimestrali, confessava: “Vado a Caorle per cercare di rivestire Don Silvio. Non ha mai niente, dà via tutto, persino il materasso e le coperte.
Il Cardinale Schuster, inaugurando la parrocchia di San Benedetto Abate a Milano, presso il Piccolo Cottolengo, commosso affermò: “Mi trovo di fronte ad un prodigio di fede”. Anche l’ultima conclusione umana, a Genova, il solo vederlo, pur senza conoscerlo, ti suggeriva preghiera, abbandono nelle mani di Dio e della Madonna.