Ernesto Esposito
Il quattro febbraio è mancato improvvisamente all’affetto dei suoi cari e di tutto il Piccolo Cottolengo Genovese dove, oltre ai meriti per il servizio svolto, si era conquistato stima e simpatia grazie alla disponibilità e l’amicizia dimostrata a ciascuno. Il cinque, cominciando la nuova settimana lavorativa, non circolavano commenti sportivi o d’altro genere, normalmente apripista di seguenti dialoghi. Tutto verteva su Ernesto, sui troppo pochi anni di vita, sulla sua bontà congenita. Ognuno aveva qualcosa da raccontare, da condividere, un ricordo annidato nel proprio intimo. Il mio lo confesso qui perché credo lui ne sarebbe felice.
All’inizio dipendeva da Emil Manfreda, un nostro religioso che, oltre a gestire i lavori edili, curava la stampa de “Il Religioso Fratello Orionino”. Si era pure prefisso di ordinare i numeri di “Amici di Don Orione” già stampati per consentire una ricerca semplificata, anteprima di un archivio. Incaricò Ernesto di leggere il tutto e classificarlo. Da qui i nostri contatti. Verso il termine, quasi commosso, mi disse: “Sai, mi sono innamorato di Don Orione e del Piccolo Cottolengo nel leggere e vedere quanto hanno fatto di buono soprattutto a favore dei poveri”. Altri tempi, qualche mese fa. Scaduto l’appalto della ditta di manutenzione operante presso di noi ed in cui era confluito, scelse altro posto di lavoro. Con la scusa d’un saluto, mi confidò le ragioni che l’avevano spinto a quel passo e la sofferenza provata, chiaramente impressa sul volto, la stessa trasferita sui nostri, oggi.