Farò la Pasqua da te

Così scrive l’evangelista Matteo: allora i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

Ancora oggi, la sera del Giovedì Santo, noi, come gli Apostoli, ci ritroviamo a fare la Pasqua con Gesù: facciamo memoria proprio di quell’ultima cena in cui il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine, che vuol dire in sommo grado. Che cosa poteva fare di più? Li amò fino a morire per loro. Nel suo sangue, non più di un agnello, è una nuova Pasqua, che riguarda l’umanità tutta, nuova ed eterna alleanza.

Vogliamo fare Pasqua con lui? Vogliamo che lui faccia Pasqua con noi? Allora tutti vicino a lui. Questo è un memoriale, non un semplice ricordo, ma la celebrazione che ci rende presenti e contemporanei a quell’evento.

Mai come in quel momento Gesù parlò con il cuore in mano, dicendo le cose che gli stavano più a cuore, le cose più intime.

Che cosa gli  premeva di più? Cosciente di quella dispersione che di lì a poco avrebbe toccato i suoi discepoli, il tradimento nei suoi confronti, ma anche una grande confusione e separazione tra di loro, volle vivere quell’ora di intimità prima di morire affidando loro il suo testamento. Prega con tutta l’intensità possibile il padre suo perché li custodisca nell’unità e nell’amore. Padre non ti prego di toglierli dal mondo ma che li custodisca dal maligno. Invoca il dono dell’unità, della comunione, il maligno li avrebbe attaccati su quello che avrebbe saputo il punto più debole. Un presentimento, il grande cruccio per tutte le divisioni all’interno della chiesa nei secoli. Mi viene quasi da dire una maledizione che accompagna  da  sempre  la comunità cristiana incapace di vivere la comunione, capace di dividersi su tutto, sempre, su ogni argomento. Mai che si sia uniti attorno ai pronunciamenti del Papa, alla parola dei Vescovi. C’è sempre qualcuno, e non solo cristiani laici, che vuole distinguersi e dire il contrario. È giudicato  una  debolezza , un disonore, dirsi d’accordo col papa e con i Vescovi. Certo  non  ci meravigliamo più oggi, è stato sempre così, dai grandi scismi ed eresie nei secoli fino alle piccole cronache quotidiane di questi tempi.

E poi la comunione all’interno delle comunità cristiane. Merce rara anche questa, quante divisioni, quante chiusure, quanta indifferenza, quante difficoltà a incontrarsi tra gruppi, tra fasce d’età diversa, soprattutto quando non si è protagonisti e organizzatori dell’iniziativa, eppure si dice di condividere la stessa fede, di ascoltare lo stesso Maestro. Le debolezze e le piccinerie umane sono sempre grandi, ma non possiamo rassegnarci. Da questo vi riconosceranno che siete miei discepoli, se vi amate gli uni gli altri.

Per questo Gesù ha pregato il Padre, perché i suoi discepoli di ogni tempo si sforzassero  a far prevalere la carità, l’unità, la comunione, il perdono, la misericordia vicendevole.

Ad un certo punto poi Gesù si mette a lavare i piedi ai suoi apostoli. Come ho fatto io così fate anche voi. Capiamo subito che non voleva si trattasse  di un gesto di umiltà o generosità straordinaria, una volta ogni tanto in uno slancio di altruismo che tutti sono capaci di fare, ma voleva che  la vita intera fosse  concepita come un servizio agli altri, al bene comune, alla comunità, fatto nel nome di Cristo, nella consapevolezza che ciò  che noi siamo e abbiamo non viene da noi e non può essere solo per noi. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date, a incominciare dal dono della fede.

E alla fine, dopo aver passato il pane e il calice, dice: fate questo in memoria di me.

È il significato dell’Eucarestia per sempre, la Pasqua continua. Noi ci mettiamo ogni volta attorno alla stessa mensa. Chi riceve quel pane si apre ad accogliere  Gesù  nella propria esistenza, in una relazione intima con lui, perché venga trasformata e vissuta alla sua stessa maniera, in un totale servizio a bene di quel pezzo di mondo nel quale siamo inseriti. È attingendo all’Eucarestia, sacramento di amore e unità, che noi possiamo sperare di essere capaci di vivere almeno un po’ la comunione con Dio e tra di noi.

 

d.g.m.