Festa a casa dei genitori
Chi è nato in una famiglia numerosa ricorda il piacere di ritrovarsi, ormai adulti, con i fratelli, le sorelle ed i tralci susseguenti. La madre, soprattutto, rappresenta, come da bambini, l’anima che sopisce i dissapori atavici e nuovi. E’ il breve momento magico che ci riporta indietro nel tempo, aperti nel sorriso verso tutti e felici d’esserlo. Il 5 giugno, infischiandosene dell’acqua del giorno precedente e seguente, il tempo ha deciso di asciugare le strade per consentire a cinque pullman e ad un numero imprecisato di mezzi propri di raggiungere il santuario della Madonna della Guardia sul monte Figogna: trasportano una rappresentanza eterogenea del Piccolo Cottolengo Genovese, poco meno di trecento persone, capace di movimentare la giornata feriale incerta.
Tant’è che l’unico “disperso”, di Camaldoli, è stato recuperato in tempi assai stretti. Non tutto era al meglio, ovviamente, perché se, pur con dubbio, riesco ad immaginare la concomitanza del posto con quello di Beniamino pura casualità, la stessa non vedo quando parlarmi significa impegnarsi in un lavoro poco gradito, ignorando al contempo una donna intenta a conquistarlo con la sua stessa arma: le parole. I dialoghi nascenti si lasciano distrarre dalle numerose e strette curve domate da autisti provetti, dal folto e generoso verde intento a coprire qualche nuvola, lasciando filtrare ogni tanto un barlume di sole, le stesso da cui saremo accompagnati lungo l’intera giornata. C’è da occupare una mezz’ora prima di ritrovarci in chiesa per la Messa. Ciascuno la sfrutta come meglio ritiene. Io accompagno due impiegati a vedere la statua di Don Orione davanti alla cappella dell’apparizione. Si mostrano curiosi ed interessati. Rammenta la nottata trascorsa in preghiera, d’inverno, per chiedere lumi alla Madonna in merito all’acquisto del Paverano.
La stessa Madonna ci accoglie al Santuario, insieme ad un gruppo della parrocchia di Piazza Martinez. Preghiere, canti, musica, omelia del Provinciale, Don Aurelio Fusi, discorso del rettore Monsignor Marco Granara che non esita a dichiararsi “orionino”. Non parla dell’amicizia con Don Aldo Viti, ma la propria autodefinizione è surrogata dalla presenza, fra le missioni da aiutare, della Costa d’Avorio, dove il nipote, architetto, ha partecipato attivamente alla crescita del Santuario di Bonoua, dedicato anch’esso alla Madonna della Guardia. Se aggiungiamo l’ancora direttore Don Alessandro D’Acunto, promotore e organizzatore, ci rendiamo conto d’essere amati più di quanto non pensassimo. I gesti gentili, talvolta affettuosi, ci aprono il cuore e la nostra disponibilità cresce, riscaldandoci.
Al nostro Provinciale che, per suscitare un sorriso, in occasione simile avevo finto di non conoscere tanto da chiamarlo “intruso”, ho stretto la mano forte ed in fretta, prima di dileguarmi a Bolzaneto, anticipando l’ingresso in autostrada. Non ho dimenticato i pellegrini per strada. Sono rimasti in ottime mani, capaci di mantenere viva la giornata di Cielo vissuta.