Fratel Ambrogio Pavesi
Anche il mese di novembre ci offre esempi religiosi di un certo spessore. Apre la strada il due Fratel AMBROGIO PAVESI. Secondogenito d’una famiglia numerosa del milanese (Cornegliano di Truccazzano) era rimasto impressionato dalla frase, attribuita a Don Orione, “La vita religiosa è vita di rinnegamento e di sacrificio”, un qualcosa che coincideva con l’abituale sua condizione. Avrà pensato tanto valesse dare alla propria esistenza uno scopo più alto. Così, a diciannove anni, a piedi – data la netta opposizione dei genitori – raggiunse Tortona per donarsi a Dio. Era il 31/12/1931. Più avanti nel tempo ai familiari, finalmente convinti della bontà della scelta e grati al santo fondatore questi, mentre tentavano di baciargli le mani, suggerì: “È davanti ad Ambrogio che dovete inginocchiarvi, non a me”. Aveva la vista lunga…
La quasi totalità dei suoi 57 anni di professione li trascorse presso gli istituti genovesi, ed in particolare al Paverano. A vederlo suggeriva l’idea di un povero, e lo era realmente, nelle apparenze e soprattutto nel profondo. Avrebbe voluto lo fossero tutti, ma era difficile imitarlo. La volta che mi irritai perché, durante una brevissima assenza, m’aveva spento la luce dell’ufficio, si scusò con tale umiltà da costringermi a riflettere sulla stupidità dimostrata: sarebbe bastato pigiare l’interruttore. Per inciso pure oggi qualcuno lo fa; la vaccinazione ha tuttavia fatto il suo dovere e, in verità, quand’è il caso non esita ad accenderla. Era famoso per le “raccolte”. Tutto poteva venir bene, a partire dai chiodi, specie se arrugginiti. Era di una tenerezza infinita con le ospiti, alle quali regalava ogni ben di Dio, cominciando dalla frutta, di cui si privava per esse. Durante il periodo bellico le generiche mansioni tuttofare subirono un indirizzo specifico: provvedere alla consegna delle vettovaglie alle ospiti sfollate in un paesetto prossimo a Tortona (in bicicletta), a Sottocolle e Torriglia (a piedi), talvolta insieme al volontario laico Giovanni Valle. E dire che era stato destinato a Genova per assistere i sacerdoti anziani e malati. E’ mancato a Sassello nel 1997, a 85 anni di età e molti meriti nella bisaccia.