Genova 04 maggio 2019 Rolli Days, un successo da 109mila presenze. Ecco le meraviglie nascoste
da: il secoloixi
Genova – Un viaggio negli splendori della Genova rinascimentale e barocca, tra giardini, fontane, statue e dipinti rari. L’edizione 2019 dei Rolli Days, in corso ancora oggi, ha portato nei primi due giorni migliaia di turisti nel capoluogo ligure a esplorare gli itinerari tematici. Sono state 109 mila le presenze di genovesi e turisti che da venerdì 3 a domenica 5 maggio hanno visitato i 31 palazzi nobiliari aperti, i due siti della Valpolcevera e le ville di Cornigliano e Sampierdarena. I Rolli più visitati sono stati Palazzo Tursi (11.384), Palazzo Tobia Pallavicino (10.200), Palazzo Nicolosio Lomellino(10mila). Ottimo risultato anche per la collezione d?arte custodita nel palazzo della Carige (5mila). Tra le new entry, tutto esaurito per l’Abbazia del Boschetto (711), che ha riscosso un grande successo, come pure le ville di Sampierdarena e Cornigliano, che hanno totalizzato circa 5 mila presenze.
Accompagnati da Barbara Cudia, membro dell’associazione guide turistiche della Liguria, siamo andati a scoprire le meraviglie nascoste tra i palazzi edificati dalle famiglie dell’epoca.
Un percorso che ci porta alla scoperta del giardino nascosto nell’antica “Strada Nuova dei Palazzi”, l’odierna via Garibaldi: «Nel palazzo Nicolosio Lomellino esiste l’unico giardino che dal ‘500 è ancora rimasto originale – racconta Cudia – gli altri erano stati ridotti per il passaggio della strada». Ed è così che tra i gelsomini e gli alberi d’arancio si scorge un grande ninfeo e la torre di avvistamento: «È una struttura unica che non si vede dalla strada – spiega la guida – la famiglia aveva della navi ed era monopolista del commercio del corallo. Singolare è la grotta segreta, fino a poco tempo fa rimasta nascosta, dove è possibile vedere la statua di un adone che caccia un cinghiale».
Scendendo al piano nobile ci sono gli affreschi voluti dall’allora proprietario Luigi Centurione che ritraggono per la prima volta in Europa i nativi americani «La famiglia aveva investito nei viaggi di Cristoforo Colombo. Così a Bernardo Strozzi gli viene commissionato l’affresco dedicato alla scoperta del nuovo mondo. Unica e inquietante la scena del cannibalismo». Sempre in via Garibaldi, nel palazzo di Tobia Pallavicino, scopriamo una particolarità architettonica poco conosciuta dagli stessi genovesi: «Questo è il palazzo più piccolo di via Garibaldi – sottolinea Cudia – e Giovanni Battista Castello il bergamasco era un vero e proprio genio nel trovare soluzioni dove c’erano problemi di spazio».
Entrando nell’edificio infatti, si ha l’impressione di trovarsi davanti a due grosse scale: «In realtà quella di sinistra è finta, serve per dare l’impressione di un palazzo più ampio». Salendo la scala di destra invece si può visitare la galleria dorata e la cappella di famiglia decorata da Lorenzo De Ferrari con la statua della Vergine con Bambino. Proseguendo l’itinerario verso Palazzo Rosso scopriamo la sala dell’autunno, dove la famiglia Brignole – Sale commissionò a Domenico Piolo, l’affresco con il mito di Bacco e Arianna: «Un soggetto unico con una cornice dorata con grappi d’uva che adorna tutta la sala». Curiosità alla portata di tutti lo stemma di famiglia all’ingresso di Palazzo di Angelo Giovanni Spinola: «È singolare perché in basso si nota il Toson D’oro – spiega la guida turistica – era una onorificenza che veniva concessa dagli Asburgo per meriti militari. Spinola non l’aveva mai ricevuta, ma lui l’aveva fatta dipingere lo stesso perché era un po’ geloso di un suo concorrente, Antonio D’Oria».
In piazza di Posta vecchia è possibile visitare Palazzo de Franchi, dove nella sala del gran consiglio è ancora presente l’affresco di Bernardo Castello che rappresenta uno dei soggetti più importanti della storia di Genova: Guglielmo Embriaco: «Era l’eroe nazionale e sul soffitto è raffigurato durante la conquista di Gerusalemme». Scendendo in piazza Campetto, all’interno di Palazzo della Famiglia Imperiale si può poi ammirare una copia delle tela del 1626 con il ritratto di Giò Vincenzo Imperiale di Antoon van Dyck, oggi alla National Gallery of Art di New York. Tra le sfilate in abiti dell’epoca tra damigelle e dogi, arriviamo ad uno dei musei più importanti della città: Palazzo Spinola di Pellicceria. «Qui è davvero singolare uno dei ritratti di Agostino Pallavicino con il figlio Ansaldo – spiega Cudia – All’epoca era stato senatore della Repubblica di Genova e ambasciatore presso Luigi XIII di Francia, come si può vedere nella missiva che stringe in mano. Nel dipinto però è raffigurato con una tenuta da caccia. Il viaggio che lo avrebbe portato a Parigi infatti era pericoloso, vestito in quel modo avrebbe potuto sfuggire ai banditi».