Giornata mondiale del malato in Cattedrale
Mentre il sole dipinge di arancio la parte alta di Palazzo Ducale, la nostra bellissima Cattedrale che compie 900 anni, ma non li dimostra, si riempie di “Maestri di Vita”. Chi sono questi Maestri di vita? Come dice il Cardinale sono i malati, i sofferenti che richiamano alla realtà per vivere degnamente, perché il malato ci ricorda la verità della vita, che non è un continuo trionfo! Il mondo vuole con la sua pubblicità farci dimenticare che per imparare a vivere bisogna imparare a soffrire, prepararsi al sacrificio. La proposta di una vita senza limiti, sfavillante, egoista e senza dolore non esiste. Le persone che sanno amare con sacrificio sanno che Amore e sacrificio non sono tristezza; lo Spirito Santo trasforma il sacrificio in gioia profonda.
Nella magistrale omelia che il nostro Cardinale ha tenuto sul Vangelo delle Nozze di Cana, ricco di simboli, si è scagliato con “pizzicosa” violenza contro il capotavola definito superficiale, ridicolo, dalle battute facili, senza umiltà, prudenza, né la consapevolezza di non poter sapere.
Manca il vino ad una festa di nozze: l’amore umano senza vino è un qualcosa che viene a disturbare come … la malattia. Maria, che conosce la potenza e l’amore di Gesù, piena di sollecitudine per la gioia dei figli, chiede, sicura, un intervento. “Fate quello che vi dirà”. Le anfore con acqua fredda rappresentano una fredda religiosità, che diventa briosa col vino, il sangue di Gesù; le anfore sembra prendano vita allo spumeggiare in esse del vino. Ancora oggi Gesù e Maria sono seduti al tavolo della nostra vita ed il vino della fede ci dona calore.
Usciamo: il cielo è sempre limpido e bellissimo. Palazzo Ducale ha una luce dorata, le perle di San Luigi Orione sono nella conchiglia che le riporta a casa, al Paverano. Ci interroghiamo: il nostro cuore è pieno di acqua o di vino?
A.M.N