I nostri Angeli Custodi
La storia di un’esperienza nella nostra Casa di Paverano che è iniziata da un tirocinio ma che si è rivelata molto più…
Mi chiamo Claudio ho 47 anni, sto frequentando un corso per operatore socio sanitario in collaborazione sia con l’Ospedale Galliera, per il tirocinio di assistenza sanitaria, che con il Piccolo Cottolengo Genovese di Don Orione, per la parte di assistenza in ambito sociale.
Trascorsi i primi due mesi di pratica in ospedale presso diversi reparti ho incominciato la parte di assistenza presso il reparto Angeli Custodi della Casa di Paverano.
Devo ammettere che l’idea di lavorare con le persone disabili mi procurava parecchia preoccupazione e un certo senso di inadeguatezza, ero impaurito di quella che sarebbe potuta essere la mia esperienza e, senza veli, vi confido che non ero affatto felice di iniziare questo percorso.
Arrivato il primo giorno in reparto avevo deciso di trascorrere l’intero praticantato quasi in modo automatico, il più asettico e distaccato possibile per riuscire ad affrontare un compito che vedevo come davvero arduo… ma quanto mi sbagliavo…
È stato subito amore, è bastato guardare negli occhi le persone che vi abitano per capire che dietro a questo lavoro c’è molto, molto di più di una semplice professione: sono stato accolto , quasi abbracciato, da una grande famiglia, composta in primis dagli Ospiti della Casa e secondariamente da tutta l’équipe.
Chiamarli “Ospiti” non è corretto, sono una grande comunità la cui giornata è scandita da vari momenti, assistenziali, ricreativi e affettivi . Queste persone mettono la loro intera esistenza nelle nostre mani, è riduttivo vederlo come un mero lavoro; ognuno di loro ha esigenze diverse ma tutti hanno in comune il bisogno di affetto da dare e da ricevere, per quanto faticoso possa a volte essere.
Le mie paure e il senso di inadeguatezza si sono trasformate in un profondo bisogno di assisterli, aiutarli e consolarli .
Il senso di appagamento che deriva dall’assistenza di una persona disabile è difficile da descrivere; tante domande sorgono quindi in me spontanee, siamo noi a dare a loro o viceversa sono loro che danno molto a noi? Possiamo davvero chiamarli Ospiti? O gli Ospiti siamo noi?
Il nome del reparto è Angeli Custodi, è davvero riferito agli operatori o sono le persone che abitano lì ad esserlo? In molte tradizioni religiose, un angelo è un essere spirituale che assiste e serve Dio o è al servizio dell’uomo lungo il percorso del suo progresso spirituale e della sua esistenza terrena. Grazie a queste persone meravigliose noi progrediamo spiritualmente, insegnandoci a guardare aldilà dell’aspetto, aldilà dell’immaginario muro che ci divide.
Io sono attualmente disoccupato, in condizioni economiche precarie, e ciò nonostante, con quel poco che mi è concesso, ho scelto di donare alcuni oggetti utili alla stimolazione cognitiva e per allietare “i miei” Angeli Custodi. Tanta gioia nel vederli felici, nel sentire che al mio arrivo mi chiamano per nome; tanta tristezza a sapere che la mia esperienza sia alla fine .
Non posso che dire a tutti quanti di tentare l’esperienza con questo mondo, anche in ambito di volontariato, perché tutto quello che riceverete sarà ben più profondo e corroborante di ciò che potrete offrire.
Grazie a tutti “i miei” Angeli Custodi per questa esperienza gratificante e per il senso di completezza che mi hanno donato!
Claudio L.