Il ritorno

Amerigo Bianchi aveva, giovanissimo, individuato il proprio futuro accanto a Don Orione ed alla sua opera, entrando subito a farne parte. Tuttavia, nonostante il paterno affetto dimostratogli dal Fondatore e da Don Sterpi, dopo il liceo e il diploma magistrale decise di non proseguire sulla strada intrapresa per poter essere di sostegno ai genitori. Il periodo durò un ventennio, comprendente pure gli impegni difficili e di fiducia a cui dovette assoggettarsi sui campi di battaglia in Abissinia, Spagna e Grecia.

Nell’autunno del 1936 chiese di rientrare, scrivendo a Don Sterpi. “Se mi dirà vieni, verrò. Deciso a servire fedelmente e lealmente la Santa Chiesa e il Papa, nello spirito e nell’obbedienza a Don Orione ed ai miei superiori, sperando che Dio mi dia la grazia di tener fede ad un impegno così grande…”. Il Fondatore dall’Argentina, ove si trovava, gli rispose: “Ho sempre sperato e atteso il tuo ritorno. La casa della Divina Provvidenza è la tua ed in essa troverai quella pace che è dono di Dio. Ti conduce il Signore”. Del resto ogni tanto gli inviava qualche breve nota: “La lontananza dei cuori non divide chi è una cosa sola in Cristo Gesù e nel Papa”. Non si rividero. In entrambi rimase vivo il ricordo della visita condivisa a Don Guanella morente.

Rientrato a far cosa? Il sacerdote, ovviamente. Tuttavia cominciava già il tempo in cui si faceva consistente il numero dei religiosi defunti, e fra questi alcuni in odore di santità, meritando probabilmente dalla Chiesa un riconoscimento per suscitare l’esempio. La congregazione era corsa ai ripari facendo nascere la postulazione, affidata in toto a Don Orlandi. Per dargli un aiuto sostanziale i Superiori, conoscendo il neo religioso e le sue competenze, decisero di affiancargli Don Amerigo, allargando la ricerca di documentazione da conservare nell’archivio che continua ancor oggi ad essere preziosa ed utile. Anche se ha risposto ad altri impegni, non ha mai trascurato questo. Alla nostalgia manifesta (1946) “Il mio desiderio è quello di tornare da servo dove fui figlio e dove avrei voluto rimanere” rispondeva la predizione vivente fattagli da Don Orione, davanti all’immagine della Madonna della Guardia (sul monte Figogna), dove celebrò per davvero le sue prime messe.