La diversità
Siamo diversi uno dall’altro per poter vivere appieno il progetto di Dio su di noi e la propria identità all’interno del contesto in cui siamo immessi. Ciascuno ha un bagaglio di doni e talenti propri o donati da persone care, con caratteristiche prossime alla personale diversità. La diversità è una ricchezza. Fausto Giunchiglia, a questo proposito, scrive nel suo Blog: “La diversità è una ricchezza. Ce lo insegna la natura, che ha popolato il mondo di così tante forme di vita che i biologi non riescono ad enumerarle con precisione, limitandosi a delle stime… La biodiversità, la straordinaria diversità della vita sulla terra, è l’essenza stessa della vita. La sua crescente riduzione è una minaccia catastrofica per tutti, esseri umani compresi; se si continua così il collasso ecologico è dietro l’angolo. Perché la vitalità di un ecosistema dipende, in primo luogo, anche dalla sua biodiversità. Personalmente, io ritengo che anche per le società umane la diversità sia una ricchaezza. È attraverso di essa che si arriva alla conoscenza. Ciascuno di noi contribuisce con la sua tessera al grande mosaico (in perenne estensione) del sapere umano. Pensare che la tessera sia il mosaico sarebbe assurdo. Ma senza quella tessera, per quanto piccola e inconsistente, il mosaico sarebbe incompleto. Le tessere del mosaico hanno varie forme, colori e dimensioni. Proprio per questo il mosaico alla fine è così bello”.
La diversità è una necessità inevitabile come valore per la nostra crescita. Le differenze tra le persone e le peculiarità di ognuno sono ricchezza, anche se talvolta le consideriamo inconsciamente un pericolo. Comunque abbiamo bisogno della diversità proprio per celebrare la nostra individualità e per dare una forte spinta al rinnovamento della società. Questo vale anche per la fede e la vita religiosa vissuta all’interno della chiesa di Cristo, che risulta diversa perché diversi sono i carismi. Papa Francesco, come i suoi predecessori, ribadisce che lo Spirito Santo può suscitare la diversità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità. Solo così la nostra libertà religiosa diventa spazio dell’agire dello Spirito Santo in noi. Papa Francesco ci richiama sul pericolo di cercare l’unità senza la diversità: “In questo modo, però, l’unità diventa uniformità, obbligo di fare tutto insieme e tutto uguale, di pensare tutti sempre allo stesso modo. Così l’unità finisce per essere omologazione e non c’è più libertà”.
Ma, dice San Paolo “dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà” (2 Cor 3,17). Dove esso agisce essere chiesa significa uomini e donne in comunione fra loro ed una comunità che è casa accogliente e aperta, dove si condivide la gioia pluriforme dello Spirito Santo. Essere discepoli del Signore significa per ogni fedele essere libero nel vivere la propria diversità nel Regno di Dio, all’interno dell’unità della Chiesa, per giungere alla meta della Risurrezione che il Signore ci ha proposto a Pasqua. Una vecchia canzone del 1983 intitolata My Foolish Friends ad un certo punto dice: “My foolish friend Don’t try to live my life (Mio sciocco amico, non cercare di vivere la mia vita)”. Il Signore stesso ci sollecita a non copiare nessuno, imitando tuttavia gli atteggiamenti che possono tornarci utili per arricchire la vita spirituale. I Santi sono dei modelli nella loro diversità; non dobbiamo esserne “copioni”, ma è bene assimilarne insegnamenti per diventare Santi nella nostra diversità. La santità nella Chiesa è il contesto ricco di carismi e talenti diversi vissuti per Cristo nella piena libertà di ogni anima. Buon cammino, cari fratelli e sorelle.
Don Ivan Concolato