La fotografia non mostra la realtà, mostra l’idea che se ne ha. (Neil Leifer)
Dopo aver concluso il mio percorso come volontaria di servizio civile con i ragazzi che frequentano il Centro Diurno Boggiano Pico, attraverso l’Associazione di volontariato ho potuto continuare a svolgere attività con loro.
E così è nato il laboratorio “Photography on smartphone” (fotografia utilizzando lo smartphone) che unisce due grandi miei piaceri: stare con i ragazzi e la fotografia che da sempre mi appassiona.
Abbiamo scelto di utilizzare lo smartphone perché ormai è diventato uno strumento accessibile a tutti, è semplice da usare e i ragazzi hanno dimestichezza con esso. Il corso prevedeva una parte teorica finalizzato ad imparare i termini tecnici del campo fotografico, come usare lo zoom o la prospettiva giusta e quando usare il flash. Ma la parte divertente, che ha contraddistinto l’attività, è stata senza dubbio quando abbiamo scattato le foto. Alcune sono state realizzate all’interno ma molte altre all’esterno, in centro Città durante le uscite.
È stato bellissimo vedere il loro entusiasmo e la loro voglia di continuare a scattare, come è stato altrettanto bello vedere le loro reazioni e i loro sguardi di meraviglia e di stupore quando hanno visto le loro foto stampate. Spesso mi è stato chiesto: “ma l’ho fatta davvero io? “ .
Hanno fatto una magia questi ragazzi. La magia che fanno i fotografi veri: hanno preso un nulla rendendolo reale attraverso il proprio sguardo. Il risultato è stato unico, speciale.
La parte finale di questo mini corso è stato dare un titolo alle loro foto: ho suggerito di uscire dall’ordinario, di trovare dei nomi senza descrivere per forza il soggetto rappresentato. Il risultato è stato stupefacente: un lampadario antico, fotografato dal basso. è diventato un “acchiappasogni” e la chiesa di Santa Fede è diventata “tuono”.
Esperienza arricchente e meravigliosa, tanto che, insieme agli educatori che hanno partecipato a questo progetto, abbiamo dato vita ad una piccola mostra, così che anche le famiglie e i ragazzi con loro, potessero ammirare e essere fieri del lavoro che hanno fatto.
Io sono molto orgogliosa dei ragazzi. E spero che anche loro lo siano di se stessi.
Marta Randazzo