La relazione… dà frutto
Dal 13 al 28 ottobre 2018 si è tenuta presso l’Atelier delle Arti di Villa Grimaldi Fassio nel Parco di Nervi la Mostra “La relazione dà…frutto” in cui sono stati esposti gli elaborati di un esperimento sociale-educativo-di cura proposto dalla Psicologa Francesca Rendano coordinatore del Centro diurno per Anziani Moresco del Piccolo Cottolengo Don Orione e dalle Insegnanti Chiara Rendano e Laura Costa Reghini della classe I D della Scuola primaria “C. Palli” dell’Istituto Comprensivo Genova Quarto. Nel cuore di queste due settimane, si è svolto altresì il Convegno con lo stesso titolo della mostra in cui è stato illustrato il percorso intergenerazionale realizzato nell’a.s. 2017/2018, che si ripeterà anche quest’anno, tra le persone affette da demenza del centro diurno e i bambini della prima elementare e i progetti dai quali ha preso forma quest’esperienza: il Piano di cura e assistenza che riguarda la struttura socio sanitaria diurna e il Progetto di sperimentazione educativo-didattica “La scuola che non c’è”, che pongono al centro la relazione, come luogo e strumento di cura e formazione umana.
Bambini e anziani si sono incontrati e la relazione ha dato i suoi frutti.
I bambini hanno ascoltato le storie di vita degli anziani, realizzando loro colorati ritratti e la passione comune per la musica ha accompagnato tutti all’esprimere il proprio sé attraverso il linguaggio del gesto e del movimento.
La demenza colpisce la persona nella sua identità, nell’idea coerente e positiva di sé.
La persona malata si trova a fare i conti con la perdita, dell’autonomia, delle forze, dei ruoli, oltreché dei ricordi e reagisce nel tentativo di riaffermare la propria individualità, l’autodeterminazione e la libertà personale.
Il riaffermare il proprio “esserci” diventa il bisogno più urgente per il malato e, dunque, il prendersi cura si esercita rispondendo a questo, sostenendo la motivazione e il desiderio a stare a contatto con la realtà esterna e le altre persone.
La cura si realizza quindi nella relazione e attraverso lo sguardo dell’altro, che struttura e cambia il nostro essere in tutto l’arco della nostra esistenza.
L’esperienza con i bambini ha costruito occasione di interazione autentica, in cui l’anziano con demenza ha potuto ritrovare ed esercitare un ruolo e competenze sociali conservate, essere coinvolto nella globalità di sé, negli aspetti emozionali, affettivi, cognitivi e corporei. Si sono espresse emozioni, commozione, risate, bambini e anziani si sono accarezzati, abbracciati, dati la mano, cercati e in qualche modo attesi.
Le emozioni sono state condivise, al di là del disorientamento temporale, nel presente, riportando e fissando l’attualità dell’incontro, confermando il proprio sentire e consentendo una maggior adeguatezza e adattamento alla situazione.
Francesca Rendano