La Samaritana… ovvero la sete di Dio
Il centro e il motore di tutto il racconto è la sete, la sete di questa donna ma anche la sete di Gesù.
L’incontro di Gesù con la donna di Samaria è riportato dal vangelo di Giovanni e viene letto nella terza domenica di Quaresima, che quest’anno cade nel mese di Marzo.
Fa parte dei racconti utilizzati nelle catechesi quaresimali ai catecumeni che si preparavano a ricevere il Battesimo la notte di Pasqua.
La sete è un’immagine comprensibile in ogni cultura. Indica un bisogno reale dell’essere umano, bisogno non indotto dall’esterno, artificiale come tanti altri, ma richiesto come necessità di vita. È desiderio di vita.
Per questo nella Scrittura è usata largamente anche per indicare il desiderio di Dio, l’essere umano ha necessità vitale di Dio, non può farne a meno. “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia ha sete di te o Dio” dice il salmo 42.
Ma qui al pozzo di Samaria non troviamo solo la sete della donna, ma soprattutto la sete di Gesù. Era circa mezzogiorno quando presso il pozzo di Giacobbe giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». Non è tanto sete di acqua ma è sete degli uomini, sete di questa donna per portarla al vero culto di Dio e quindi a salvezza. C’è tutta la missione di Gesù, inviato dal padre per la salvezza degli uomini, perché solo lui ha, o meglio, è l’acqua che sgorga per la vita eterna. «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno».
Di che cosa hanno bisogno gli uomini? Sì, hanno bisogno di Dio, che si manifesta soprattutto nell’inquietudine interiore e spesso anche esteriore, perché tutti i beni solo materiali o il rifugiarsi nel divertimento smodato o nei comportamenti scriteriati e immorali non possono soddisfare la sete di benessere interiore, che solo Dio può dare.
Tutti ricordiamo la famosa frase di sant’Agostino: tu ci hai fatto per te Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te.
E invece gli uomini che cosa fanno? Il profeta Geremia fa dire a Jahvè: Il mio popolo ha commesso due iniquità: hanno abbandonato me sorgente di acqua viva e si sono scavati cisterne screpolate che non contengono acqua.
La stoltezza umana è davvero grande quando capovolge ciò che è essenziale con ciò che è secondario.
E allora la fortuna di incontrare Cristo a quel pozzo perché lui attende tutti proprio lì, perché lì capitiamo tutti prima o poi. Sono i rovesci della vita!
Se tu conoscessi il dono di Dio dice Gesù a questa donna, ma lo dice a tutti, anche ai più distratti, che non capiscono che cosa si perdono, che cosa manca loro.
La donna samaritana è una donna inquieta, sinceramente alla ricerca di qualcosa che le manca ma non sa esattamente ancora cosa. E il tran tran quotidiano non basta a mettere a tacere le sue domande più profonde, le sue inquietudini, le sue insoddisfazioni. E allora questo incontro provvidenziale al pozzo dell’acqua.
E così la donna Samaritana senza cessare di essere una donna individuo è anche figura rappresentativa, simbolica, del suo popolo, i samaritani, ma anche di tutta l’umanità, di ogni uomo.
I Samaritani erano un popolo che i Giudei reputavano religiosamente contaminato, impuro, a motivo di cinque altre popolazioni che gli Assiri vi avevano deportato con il loro culto a idoli pagani e i templi sulle alture circostanti.
Conservavano anche il culto a Jahvè ma era fortemente distorto, con elementi di sincretismo presi dalle altre religioni, un culto che aveva bisogno di un radicale rinnovamento.
Così il quadro prende il suo senso preciso, la condizione della donna che ha avuto cinque mariti e sta con uno che non è suo marito è anche trasparenza della sua situazione religiosa e spirituale.
E quando si rivolge a Gesù non gli chiede qualcosa sui mariti, ma sul luogo dove bisogna adorare Dio, qual è il vero culto a Dio, dove trovare Dio.
«So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». È questa l’ora in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità.
Chi è veramente Gesù? Il vero, autentico culto a Dio, non è sul monte Garizim dei Samaritani, ma neppure nella struttura religiosa del tempio di Gerusalemme o di qualsiasi altro luogo. C’è un altro spazio in cui adorare Dio, che non è di tipo geografico ma interiore e che tocca ogni persona nella sua vera identità al di là del popolo in cui nasce. D’ora in poi adorerete Dio in Spirito e Verità. Lo Spirito è lo Spirito di Dio e la Verità è la rivelazione di Dio. Spirito e Verità si identificano nella persona di Gesù Cristo. Dio cerca tali adoratori e lo fa nella persona di Gesù. Questa è la sete di Dio.
D’ora in poi bisogna adorare Dio nella persona di Gesù. In lui viene abolita ogni altra separazione di appartenenza sociale, è venuto per gli Ebrei ed è venuto per i Samaritani così come per ogni uomo.
È la sincerità della coscienza che rende culto a Dio: in spirito e verità: è la sincerità della vita al di là di ogni altra pratica religiosa. Dio ci conosce dentro. Appunto in Spirito e Verità.
d.g.m.