Laudato si’ Signore per il nuovo anno
Nulla ci è dovuto, nulla è scontato, tutto è dono gratuito, dono di Dio.
Un nuovo anno di vita, nuove possibilità di bene, un creato che ancora ci accoglie in tutta la sua bellezza e che ci chiede che non sia deturpato dal nostro egoismo perché anche le generazioni future ne possano usufruire e gioire.
Laudato si’ è il titolo dell’enciclica che Papa Francesco ha scritto nel corso del 2015. E che inizia appunto con le famose parole dell’inno di San Francesco, il cantico delle creature, ed esprime il suo amore e la sua preoccupazione per il creato.
Come sottotitolo ha però l’espressione “cura della casa comune”.
Il Papa vede il mondo, la realtà naturale, come una casa, una casa comune a tutti gli uomini, casa unica, condivisa da tutti. E l’aspetto decisivo è appunto la cura della casa che impegna tutti e ciascuno.
Si parla così dei problemi legati al clima, alle risorse, allo sfruttamento dei beni naturali, e anche o soprattutto delle condizioni di povertà che toccano buona parte dell’umanità.
Alla parola casa si unisce infatti strettamente il termine ecologia e il termine economia. Discorso o studio della casa, e norma o governo della casa.
Sentire l’ambiente come la propria casa è un aspetto importante perché riguarda le relazioni personali, non soltanto le cose.
Il messaggio dell’enciclica è riassunto appunto nella necessità di prendersi cura della casa comune.
Il tutto è visto naturalmente da una prospettiva religiosa, di fede.
Si parla non a caso di creato e non semplicemente di natura, perché dire creato è più che natura, è inserirsi in un modo di vedere tipicamente cristiano legato alla rivelazione ebraico-cristiana.
Parlare di creazione vuol dire riconoscere un creatore, una persona divina che precede tutto quello che c’è, e pensare tutto quello che esiste come risultato di un progetto, di una volontà buona, potente e indipendente.
Dire natura è dare per scontato che il mondo ci sia, che la realtà delle cose sia a se stante, quasi per casualità. Si fanno le ipotesi sul big bang, il grande scoppio iniziale, si parla di incontri-scontri di energie, di situazioni favorevoli alla vita ecc.
Si può datare quando è apparsa la vita sensibile, biologica, animale, vegetale, quando è apparso l’uomo sulla terra. Ma che ci sia qualcuno dietro a questi fatti non è preso in considerazione dalla scienza, e non può essere diversamente.
È giusto che la scienza analizzi i fatti e non vada oltre. La scienza non può dimostrare Dio, ma non può nemmeno contestare Dio. Non può dire niente. Quando la scienza pretende di dire le motivazioni che vanno oltre, che precedono, non è più scienza ma teologia. La scienza ci è utile per scoprire come è fatto l’organismo, come si è sviluppato l’universo, ci può dire quali sono le leggi di natura. A questo punto però noi possiamo aggiungere qualcosa: l’atto di fede che riconosce Dio causa di tutto, che la natura è crea-tura di Dio. E dicendo questo non diciamo una formula scientifica ma facciamo un atto di fede. Non lo possiamo dimostrare con argomenti scientifici. È un dato di fede. Questo dato è in più, non in meno.
Non rifiutiamo nulla di quello che la scienza ci dice, in più possiamo aggiungere che dietro a tutto questo non c’è il caso ma una volontà buona.
È proprio durante l’esilio in Babilonia che matura per Israele la fede nella creazione, nel Dio creatore. Nel momento del buio tragico spunta la luce. Il Signore si rivela come l’unico Salvatore di tutti, perché creatore di tutto.
La prima pagina della Genesi e della Bibbia intera è un testo maturo e profetico. Non è un racconto della creazione ma un poema che celebra il Creatore, è la lode a Dio creatore di tutto. È una pagina di teologia, di poesia, non di scienza. È una pagina di fede che serve a sostenere le generazioni dei credenti.
Con la distruzione del tempio di Gerusalemme, i sacerdoti in esilio, le guide spirituali del popolo, si sono trovati in terra straniera senza il luogo del culto.
È in questa esperienza del nulla che ricevono una rivelazione grandiosa: il tempio è il creato, è la grande casa di Dio. Dio si è fatto la casa e ha posto l’uomo a custode e sacerdote, capace di interpretare la realtà come creatura di Dio. L’uomo si fa voce di tutto il creato per lodare il Signore e desidera che il Signore sia lodato dal sole, dalla luna, dalle stelle, dal fuoco, dal vento, all’acqua, dalla terra. Che sono tutte creature di Dio, non divinità da adorare come facevano i Babilonesi e molti popoli circostanti. È l’uomo che si fa voce per lodare il creatore.
Tutto il racconto tende alla celebrazione dal sabato come celebrazione del riposo e della festa in onore del Signore, autore di tutto. Per questo gli autori sacerdotali hanno adottato uno schema settimanale anche per presentare l’opera della creazione. Non è una descrizione né scientifica né cronologica, ma una descrizione poetica e liturgica. C’è un tempio, c’è una possibilità di una lode anche in Babilonia.
Ed è un testo profetico che non guarda tanto indietro quanto in avanti, e mette all’inizio quello che sarà alla fine.
Le cose buone, totalmente buone saranno alla fine, però all’inizio c’è il progetto di Dio. Il progetto certamente si realizza, nonostante le difficoltà. Dipende anche dalla risposta e collaborazione umana, dai singoli e dalle nazioni.
Questa pagina biblica vuole aiutarci a riflettere sul progetto di Dio.
Cosa ne stiamo facendo, come lo stiamo realizzando, stiamo collaborando a svilupparlo perché tutte le cose siano buone o stiamo remando contro, come ci è dato constatare molte volte? Così all’inizio di un nuovo anno vogliamo lodare il Signore per tutte le cose belle che ci ha donato, a iniziare dalla vita e da tutte le persone che con amore e con amicizia ci accompagneranno anche in questo ulteriore tratto di cammino.
d.g.m.