Lettera che racconta una difficile decisione
Riceviamo e con piacere pubblichiamo una lettera arrivata qualche giorno fa alla Casa della Castagna del Piccolo Cottolengo Genovese. Maria C. racconta la decisione difficile, di scegliere la Casa della Castagna come nuova casa per il proprio papà che, a fronte di un peggioramento della malattia, non può più permanere al proprio domicilio.
Sono Maria C. figlia di un ospite della Casa della Castagna situata a Genova Quarto.
Con questa lettera vorrei condividere la mia esperienza e quella di mio papà, la scelta familiare che abbiamo dovuto intraprendere conseguentemente il progredire della sua malattia, l’accettazione del cambiamento e le paure rispetto alla nuova realtà da affrontare.
Papà è sempre stata una persona che ha saputo condividere momenti di vita quotidiana socializzando con gli altri (frequentava il gruppo adulti scout, prendeva parte alla vita in parrocchia, viaggiava…). Sono orgogliosa di lui ripensando all’impegno che metteva in tutto quello che faceva, non solo nella sua vita familiare e lavorativa, ma anche dedicando molto tempo all’ascolto del prossimo svolgendo attività di volontariato e poi ancora coltivando la sua passione per le camminate in montagna e per il piacere di stare con gli amici.
Con la sua progressiva e veloce decadenza cognitiva le cose sono cambiate, con il tempo sono subentrate alterazioni cognitive-comportamentali ed è venuta meno la sua autonomia.
Mi è tanto difficile comprendere ed accettare quanto la demenza senile possa portare a vivere una realtà che neppure immagini in cui non riconosci più la persona che ti è vicina. Subentra un senso di impotenza e si spezza un equilibrio.
Con mio fratello abbiamo fatto il possibile per continuare a farlo stare bene nella sua abitazione ma poi ci siamo dovuti arrendere. Nonostante il nostro continuo impegno, la gestione a casa era diventata impossibile e di conseguenza è arrivata la scelta obbligata e sofferta (seppur condivisa) del suo inserimento in istituto. È questa la decisione che mi ha fatto soffrire di più e ancora adesso ho difficoltà ad accettare.
Da alcuni mesi papà vive nell’istituto della Castagna. Nella sua nuova casa è stato accolto in modo amorevole, non mancano i sorrisi e le parole amichevoli. È un piacere vederlo impegnato è coinvolto nelle attività proposte, finalizzate al mantenimento delle sue capacità residue ed a scoprirne nuove. Per papà è stato anche importante ritornare a vivere la sua spiritualità partecipando alla Santa Messa. Saperlo e vederlo sereno, anche in compagnia degli altri ospiti, fa stare bene anche noi figli.
Cercavamo proprio questo: un luogo dove ci si possa sentire a casa.
Penso sia fondamentale sentirsi accolti, sostenuti ed accompagnati nell’affrontare un nuovo cammino insieme. Mi piace pensare ad uno spirito di collaborazione aiuto reciproco con chi si prende cura dei nostri cari: impegnarsi a costruire un rapporto di fiducia basato su una buona comunicazione, ascolto e confronto reciproco. Così si può pensare ad una “casa aperta” dove anche noi familiari possiamo sentirci parte integrante di una nuova famiglia.