L’unicità della differenza

In questi tempi parlare di diversità appare quasi scontato, essa diviene facilmente luogo comune finendo per consumarsi in ripetute considerazioni. La forza propulsiva della diversità sta tutta nel nello spostare lo sguardo su chi è prossimo, posare su di lui uno sguardo attento ed aprire l’orecchio per ascoltarlo. E vivere ogni giorno nelle nostre Case in relazione con chi le abita ne è conferma. In occasione del Santo Natale vogliamo proporre un racconto illustrato con gli occhi puri di una bambina, dove la differenza diviene ricchezza tangibile.

Mamma gatta continuava ad essere preoccupata: uno dei suoi tre bellissimi gattini aveva una zampetta storta ed anche ora che Giar aveva due mesi, la situazione non era migliorata, anzi, più il gattino cresceva, più la zampetta anteriore destra si girava verso l’esterno. Per questa sua caratteristica, il micio bianco e nero a pelo lungo, era soprannominato dagli altri gatti del quartiere “Giar la papera” ma lui non dava peso a quel nomignolo e continuava a giocare con i suoi due fratellini.

I gatti vivevano in una città molto affollata, povera di parchi e di zone dove poter passare le giornate, ma i giovani micetti adoravano andare ad esplorare nuove strade per poi correre a casa.

Un giorno non si accorsero di essersi allontanati troppo e quando cercarono di tornare indietro, non trovarono più la strada. Iniziarono a miagolare per chiamare la loro mamma ma attirarono solo l’attenzione di un poliziotto che li portò in un gattile.

I tre batuffoli furono rifocillati e poi messi in una gabbietta e solo allora capirono di aver combinato un bel guaio!

Intorno a loro vi erano numerosi gatti, ognuno con una storia diversa e stravagante, ma tutti accomunati dalla solitudine respirata in quel luogo. Vi era un unico modo per poter uscire da quella situazione: attirare l’attenzione degli umani alla ricerca di un micio, utilizzando fusa e moine in quantità!

Le giornate trascorrevano monotone e prive di colore, ma un giorno entrò un ragazzino su una strana sedia a rotelle: si guardò intorno, osservò tutti i gatti uno dopo l’altro e poi, indicando Giar, disse: “ vorrei quel gattino bianco e nero”. Il guardiano del gattile gli fece notare il difetto alla zampetta, ma il ragazzo replicò serio: “ la differenza è sinonimo di unicità!”.

Giar si ritrovò, così, in una bellissima casa, sommerso dalle coccole di un ragazzo dolce e molto attento alle esigenze del giovane amico a quattro zampe, ma il gattino sentiva la mancanza dei suoi fratellini e della mamma ed era anche preoccupato per gli altri gatti che aveva conosciuto nel gattile.

“Sei preoccupato per loro, vero?” domandò il ragazzo a Giar, “sai, io so interpretare i tuoi pensieri perché riesco a sentire la tua tristezza. Domani torneremo al gattile, ho chiesto ai miei genitori di poter allestire, nel nostro immenso parco, un ricovero per gatti. Da grande vorrei occuparmi degli animali più deboli ed emarginati, un po’ come me. Recupereremo tutti i gatti e li porteremo qui, poi gireremo la città alla ricerca di tua mamma. Ti assicuro che la ritroveremo e tu ed i tuoi fratellini sarete davvero contenti”.

Giar iniziò a fare tantissime fusa per far capire al ragazzo seduto su quella strana sedia a rotelle, di essergli estremamente riconoscente. In pochi giorni venne ritrovata anche mamma gatta e, così, il parco si riempì di gatti, di vita e di felicità… quella felicità che accomuna chi sa guardare oltre le apparenze!

Racconto di Cinzia Anselmo – Disegno di Dorotea Belloccio (10 anni)