Madonna con Angeli

A metà settembre si è concluso il restauro del catino absidale sito nella navata destra della chiesa di San Giovanni Battista, a Paverano, e di un piccolo affresco laterale. Fino ad un recente passato nella nicchia dell’abside era collocata una statua in marmo di Francesco Messina (1900 – 1995) raffigurante Santa Rosa da Viterbo, oggi trasferita nel Salone San Lorenzo. Al suo posto troneggia una bella Madonna. La lunga storia di questa chiesa, annessa al convento (prime notizie risalgono al 1118 quando fu consacrata solennemente da Papa Gelasio II, nello stesso periodo in cui consacrò la cattedrale di San Lorenzo) cita il succedersi della presenza di diversi ordini religiosi, momenti di crescita e di ripiego, lazzaretto, parziale distruzione; tuttavia resiste.

L’affresco del catino rappresenta la Madonna con angeli e S. Ignazio, personaggio che testimonia il passaggio dei Gesuiti attraverso la storia della chiesa e del complesso paveranense. Si presume sia stato realizzato nella seconda metà del XVII secolo e l’attribuzione è incerta tra Giovanni Bernardo Carbone (1616 – 1683), seguace di Van Dick e allievo di Giovanni Andrea De Ferrari, e Domenico Fiasella, detto “il Sarzana”.

Il piccolo riquadro affrescato, peraltro in pessime condizioni di conservazione, si trova sulla parete destra. La scena raffigura tre uomini, vestiti in abiti lunghi e scuri, in un interno con una porta ed una piccola finestra. Un uomo è seduto mentre gli altri due gli sono inginocchiati davanti. L’uomo all’estrema sinistra china il capo e sembra avere le mani giunte, quello in primo piano si protende verso l’uomo seduto, il quale sembra tendergli le braccia. È probabile sia stato realizzato nel periodo di presenza dei Gesuiti o dei Padri Scolopi.

Accanto ai padiglioni di assistenza che testimoniano il carisma orionino di “Servire Cristo nei poveri” perché “nel più misero degli uomini brilla l’immagine di Dio” vive il substrato religioso da cui ciascuno ha preso le mosse e, sebbene per vie diverse, tende a condurre ogni uomo verso la salvezza. Non è dimostrabile umanamente, ma non è impossibile Don Orione ed il suo Piccolo Cottolengo siano giunti a Paverano grazie alle preghiere di quei frati di cui abbiamo rinnovato il ricordo.