Non hanno più vino. Un matrimonio speciale per noi

Conosciamo tutti l’episodio evangelico delle nozze di Cana dove Gesù invitato insieme a sua Madre e ai suoi discepoli e trasforma l’acqua in vino per la gioia degli sposi. È il brano che leggeremo nella Domenica 17 Gennaio.

 Ma è soprattutto un episodio molto importante nell’insieme del vangelo di Giovanni: è l’inizio della manifestazione di Gesù, san Giovanni dice “della sua gloria”, e i discepoli credono in lui, o meglio iniziano a capire chi è Gesù. Avranno ancora tante difficoltà, ma intanto capiscono che è un segno di Dio, si fidano di lui e lo seguono.

La festa si svolge nell’ambito di una festa di matrimonio. Non è a caso anche questo particolare.

Tutta la Bibbia e i profeti in particolare scelgono l’amore sponsale di un uomo e una donna per descrivere i rapporti di Dio con il suo popolo e con l’umanità in genere. Un amore non sempre corrisposto da parte del popolo, quante infedeltà, quanti tradimenti per rivolgersi ad altri dei.

Ad un certo punto però il profeta Isaia annuncia una novità: verrà un momento in cui ci saranno nuove nozze, definitive, in cui l’umanità non sarà più abbandonata, devastata (quanti esuli in terra straniera, quante devastazioni), invece sarà il compiacimento di Dio, un diadema regale nella sua mano, un amore nuovo e giovane come tra fidanzati.

Quando sarà questo matrimonio? Sarà nei giorni del Messia. Il vino è visto nella Bibbia come il simbolo della gioia che deriva dalla presenza del Messia.

Si insiste sulla sovrabbondanza di questo vino, in quantità e qualità. Non c’era paragone col precedente. Le sei anfore di pietra contenenti l’acqua per la purificazione dei Giudei sono il simbolo della vecchia alleanza che ora appunto viene superata.

La trasformazione dell’acqua in vino è il segno di questi nuovi rapporti tra Dio e l’umanità che si realizzano in Cristo. È nel suo sangue che si realizza la nuova ed eterna alleanza. È questa l’ora cui si riferisce Gesù, l’ora della Pasqua, della sua morte per amore, e della sua gloria con la resurrezione. Non è ancora giunta la sua ora, ma l’anticipa nel segno dell’acqua trasformata in vino, e i suoi discepoli capiscono ugualmente.

C’è anche l’intervento di Maria, la madre. C’è questa frase che noi non capiamo bene perché ci sembra una presa di distanza da parte di Gesù, ma se Maria è guidata dalla considerazione del bisogno umano, Gesù è guidato esclusivamente dal progetto del Padre, dall’ora del compimento di questo progetto. La chiama donna , come anche sotto la croce, perché in quel momento rappresenta l’umanità tutta, chiamata a farsi discepola di Cristo.

Fate quello che vi dirà dice Maria ai servi: queste parole riecheggiano la formula dell’alleanza già usata nel libro dell’Esodo: quanto il Signore ha detto, noi lo faremo.

Ecco, tutto questo per comprendere l’episodio. Come conclusione per noi possiamo chiederci prima di tutto se siamo coscienti di vivere questi tempi nuovi, questi rapporti nuovi con Dio, e che tutto questo per esempio si verifica ogni volta che partecipiamo all’eucarestia, la nuova ed eterna alleanza? La Domenica diventa il giorno di questo appuntamento di nozze con il Signore, il giorno in cui Lui ci prende per mano come lo sposo e la sposa nel giorno del matrimonio. Ci sarebbe festa per tutti.

Guardando al nostro mondo invece constatiamo come Maria: non hanno più vino, cioè non c’è più gioia, gli uomini non sanno più fare festa, non sanno vivere felici. Sì, si può anche essere sazi di beni e di divertimenti, ma molte volte è proprio per nascondere la tristezza dentro e la solitudine.

La soluzione è ancora quella: fate quello che Egli vi dirà. Se i sei giorni dell’impegno e della fatica settimanale, come le sei anfore degli Ebrei, riuscissimo a riempirle del Vangelo, della fede, dell’amore di Dio, come cambierebbero in meglio i nostri giorni, e i nostri rapporti con le persone accanto.

d.g.m