Non ti farai immagine alcuna di Dio

Jahvè Dio ha proposto al popolo d’Israele un’alleanza la cui prima clausola era: non avrai altri dei di fronte a me e non ti farai immagine alcuna.
Israele ha accettato questo impegno a parole, ma alla prima occasione lo ha disatteso subito.
Mentre Mosè si attarda sul Sinai, dove ha ricevuto le tavole della Legge, il popolo chiede ad Aronne: facci un Dio che cammini alla nostra testa.

Con i gioielli raccolti tra il popolo si costruiscono un vitello d’oro, e prostrati lo adorano. Il vitello, in realtà un toro, è simbolo di grande forza e potenza fecondatrice, ed è fatto d’oro, e richiama la ricchezza. Questo è il Dio che il popolo vuole, potenza, fecondità, ricchezza. È l’immagine della proiezione dei desideri: l’uomo vorrebbe essere così, quasi un toro carico d’oro.

Il toro è un idolo. Nella tradizione religiosa gli idoli sono le immagini che l’umanità ha elaborato di Dio. Non si intende tanto i disegni, le statue, gli oggetti che rappresentano il divino, ma proprio l’idea stessa di Dio. L’idolo è l’idea sbagliata di Dio.

Molte volte non c’è la volontà di rifiutare Dio, ma semplicemente quello di poterlo controllare. È questa la violazione del precetto non ti farai immagine, il peccato originale d’Israele. Non è questione di non fare il quadro o la statua, ma mettere Dio sotto il proprio potere. È il rischio di farsi una religione a proprio gusto. Uno dice di credere, ma di credere a modo suo.

Ne abbiamo una riprova quando una persona, di fronte a una prima grande disgrazia o problematica seria, perde la fede. Allora ritiene che quello strumento non gli sia utile. In genere perde la fede chi non ce l’ha, mentre chi ce l’ha è aiutato dalla fede nelle difficoltà e cresce nella fede.

Dio nessuno l’ha mai visto, ricorda San Giovanni, quindi non è disegnabile, però è pensabile. L’uomo Gesù nella sua incarnazione lo possiamo raffigurare, non è questo il punto, ma è l’immagine che hai di Gesù, ovvero quale immagine Gesù ti propone di Dio? Quale idea di Dio hai accolto? Gli idoli sono le innumerevoli immagini sbagliate di Dio, e per lo più sono proiezioni della propria idea.

In gioco ci sono sempre due personaggi, io e Dio. Non avrò altro Dio all’infuori di me. Ognuno si fa Dio a propria immagine e somiglianza. Tutto il contrario di quello che dice la Scrittura: Dio ha fatto l’uomo a propria immagine e somiglianza, per cui l’uomo deve imparare a riconoscere Dio, non a farselo.

È strettamente affine a questo il secondo precetto del decalogo: non pronuncerai invano il nome del Signore tuo Dio. Per noi invano vuol dire inutilmente, senza motivo, invece il significato vero è: non utilizzerai il nome del Signore per cose vuote, vane, come possono essere per esempio i riti magici o gli interessi personali. Usare il nome di Dio invano significa abusare di Dio, far dire a Dio ciò che Dio non dice, farsi una religione a proprio uso e consumo.

Pensiamo al politeismo classico del mondo greco romano. Ci sono divinità per tutti i gusti, e c’è una immoralità generalizzata nel panteon greco. L’Olimpo è la proiezione della società umana. Gli dei litigano, sono invidiosi, prepotenti, ingannatori. Vengono raccontati a livello degli dei le stesse vicende umane.

Che gli dei amino l’umanità, che vadano incontro ai casi concreti, dove c’è bisogno, è inimmaginabile per i grandi pensatori greci. Non hanno mai immaginato un Dio capace di amare l’uomo.

Un linguaggio che usiamo anche noi oggi per descrivere una persona che se la gode, che è comodo e ricco, o che un determinato luogo è incantevole, dove si sta bene, diciamo che quel tale sta da Dio, che ci si sta da Dio in quel posto. Dio è come un ricco signore che si gode la vita ed è potente. Beato lui. Dio è onnipotente e può fare tutto, e io no.

E ce ne sono molte altre di idee sbagliate di Dio. Per esempio la figura di un Dio giustiziere o carabiniere, un controllore, un Dio che serve per metterci paura e farci fare la legge, un Dio che ti vede mentre fai il male, un Dio castigatore.

E poi c’è quella, oggi la più diffusa, di un Dio bonaccione o buonista, che lascia correre, che perdona sempre, che perdona tutto, quindi non è interessato alla vita morale. Un Dio buono che ci lascia fare tutto quello che vogliamo, per cui le regole non valgono, e Dio è contento lo stesso.

Anche questo è un idolo ed è un idolo sbagliato.

Figlioli, guardatevi dai falsi dei, conclude San Giovanni nella sua prima lettera alle chiese cristiane del suo tempo.

Noi siamo sicuri che l’idea che abbiamo di Dio sia quella giusta? Quello che pensiamo, che abbiamo nel cuore, quello che sentiamo nella nostra intimità e percepiamo come vera? Siamo sicuri che non sia una nostra proiezione, fatta dai nostri gusti, paure, desideri o rimorsi?

L’idea di Dio è una cosa molto seria, ricordando che nessuno di noi l’ha mai visto. L’unico che lo conosce è Gesù Cristo. Per cui tutto quello che noi possiamo dire di Dio è ciò che ci ha rivelato il figlio Gesù.

Questo è un principio importantissimo, dobbiamo sempre ripartire da Gesù, dal Gesù storico attestato dalle Scritture, non il Gesù della fantasia, quello bello, biondo, dagli occhi azzurri.

L’unica idea vera di Dio è quella che Gesù ci propone nel Vangelo.

D.G.M