Panino di S.Biagio: novembre 2014
Cari amici.
In ascolto del Sinodo sulla famiglia, continuiamo il nostro programma
- Oggi devo fermarmi a casa tua… GESÙ NELLE FAMIGLIE
- La comunità che si raduna in casa tua. FAMIGLIA E CHIESA
- Famiglie di Santi. IN ASCOLTO DEI TESTIMONI
- Da vero amico: DON ORIONE VICINO ALLE FAMIGLIE
Gesù andava in casa della gente (Luca 19, 1ss) |
Mc. 5, 21 Essendo passato di nuovo Gesù all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: “La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva”. Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno….. Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?”. Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: “Non temere, continua solo ad aver fede!”. E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: “Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme”. Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: “TALITÀ KUM”, che significa: “Fanciulla, io ti dico, alzati!”. Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.
PARLIAMONE TRA NOI
- Come stanno i nostri figli? Ce lo chiediamo? Dormono?…sono “vivi” sono “morti”? Corriamo da Gesù quando “stanno male”fisicamente o anche moralmente?
- Diamo loro da mangiare? A livello materiale (troppo?!) a livello affettivo e spirituale?
- Quali valori ci hanno trasmesso i genitori? E noi cosa stiamo trasmettendo ai figli?
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B – “Con la comunità che si raduna nella loro casa”
CASA E FAMIGLIA NEGLI ATTI DEGLI APOSTOLI
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- In una famiglia aperta, Pietro capisce la sacralità di ogni uomo
- 10,23ss Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono. Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici intimi. 25 Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: “Alzati: anch’io sono un uomo!”. Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro: “Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo. Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare.
- E lo Spirito santo scende anche in una casa di pagani
- 11,15ss Avevo appena cominciato a parlare ( in casa di Cornelio) quando lo Spirito Santo scese su di loro, come in principio era sceso su di noi. 16 Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo .Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?”. 18 All’udir questo si calmarono e cominciarono a glorificare Dio dicendo: “Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!”.
- Pietro trova accoglienza in una casa dove stanno pregando
- 1212 Dopo aver riflettuto, si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera. 13 Appena ebbe bussato alla porta esterna, una fanciulla di nome Rode si avvicinò per sentire chi era. 14 Riconosciuta la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse ad annunziare che fuori c’era Pietro. 15 “Tu vaneggi!” le dissero. Ma essa insisteva che la cosa stava così. E quelli dicevano: “E` l’angelo di Pietro”. 16 Questi intanto continuava a bussare e quando aprirono la porta e lo videro, rimasero stupefatti. 17 Egli allora, fatto segno con la mano di tacere, narrò come il Signore lo aveva tratto fuori del carcere, e aggiunse: “Riferite questo a Giacomo e ai fratelli”. Poi uscì e s’incamminò verso un altro luogo.”
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SCEGLIE LA VITA DEL FIGLIO
a prezzo della… propria!!!
CHIARA CORBELLA
… Se n’è andata tra i canti del marito Enrico, che ha accompagnato il rito funebre con la sua voce e la sua chitarra. Se ne è andata, Chiara. «Chiara non è morta per Francesco. Chiara gli ha dato la vita». Questa “piccola donna” ha tanto desiderato il suo bambino che non ha voluto iniziare, proprio durante la gravidanza, la chemioterapia che – nelle speranze – avrebbe potuto aiutarla invece a sconfiggere la malattia. Chiara, da cattolica, ne era convinta: la vita è altrove.
Una storia, quella dei giovani sposi Corbella Petrillo in parte simile a quella di Gianna Beretta Molla – proclamata santa nel 2004 -, che scoprendo di essere affetta da un tumore sceglie di salvare la vita del bimbo a discapito della propria.
Quello di Chiara è un meraviglioso disegno divino che ci sfugge… ci ricorda di dare il giusto valore all’amore e alla carità racchiusi in ogni piccolo, o grande, gesto quotidiano».
Chiara ed Enrico di prove difficili ne hanno avuto però tante ma – sorretti da una incrollabile fede – non hanno mai avuto dubbi da che parte stare.
«La morte di Chiara è stata il compimento di una preghiera», Da quando le viene confermato di essere una malata terminale, la ragazza smette di chiedere il miracolo per sé ma chiede a Dio la serenità di accettare quanto stava per compiersi. «E noi abbiamo visto morire una donna felice».
Enrico legge poi la lettera che Chiara ha scritto per il loro bambino, perché sappia cosa è stato volere lui, e i due fratellini prima:
«Non eravate nostri, non eravate per noi perché è il possesso il contrario dell’amore (…). Qualunque cosa farai nella vita, non scoraggiarti, figlio mio: se Dio toglie è per darti di più e tu sei speciale, hai una missione grande (…), fidati di Lui, ne vale la pena».
A terra, accanto alla bara, migliaia di piantine che a conclusione del rito sono state offerte dalla famiglia a quanti hanno partecipato al funerale, a simboleggiare il dono della vita.
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D- DON ORIONE, AMICO DELLE FAMIGLIE
- A DUE SPOSI: Ti raccomando di volerle bene nel Signore
Mio caro Barbati, La grazia e la pace del Signore siano sempre con Lei e con la eletta anima che la Mano di Dio Le ha preparato a santa compagna della sua vita. Mi alzo da letto per scriverLe, – ho un po’ d’influenza, ma già sta passandomi, e Deo gratias… Aiutami, caro fratello Guido, a ringraziare il Signore e a ringraziarlo in eterno! Ricevo la lettera vostra mentre sto per partire per Cuneo onde vedere Don Sterpi, le cui notizie, finora, non sono buone pur troppo. Io spero di partire da Genova la notte di lunedì, e di potere ancora a Roma dire la S. Messa sul Corpo di San Luigi, a mezzogiorno di Martedì. Però nessuno lo deve sapere, perché desidero passare quel giorno nel ritiro e nella preghiera. Non venite neanche Voi, ve ne prego: lasciatemi con Dio. Dopo la Messa andrò fuori Roma, – basta essere solo e un po’ tranquillo, almeno quel giorno! Ma io prego anche per te, sai, e assai più che tu pensi, e prego per Colei che Dio ti ha data a Sposa, e ti raccomando di volerle bene nel Signore, e compatirvi tra di Voi, poiché per quanto siate buoni, tutti abbiamo i nostri difetti. Avendovi io sposati, prego per Voi, perché sempre viviate in Domino e sempre più santamente, compatendovi e confortandovi a vicenda in grande unione santa di cuori. Anteponete il santo timore di Dio alle ricchezze di questo mondo, e sarete contenti e avrete la benedizione del Signore. Io molto prego per Voi, perché avendovi uniti nel Signore, mi pare di avere speciale obbligo di ricordarvi sempre al Signore.E Voi pregate qualche volta per me. Sac. Orione dlla Divina Provv.za (102,32)
Signore, insegnaci a pregare | Salmo 128 Benedizione sul fedele Beato l’uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie. Vivrai del lavoro delle tue mani, sarai felice e godrai d’ogni bene. La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa Così sarà benedetto l’uomo che teme il Signore. Ti benedica il Signore da Sion! Possa tu vedere |
la prosperità di Gerusalemme per tutti i giorni della tua vita. Possa tu vedere i figli dei tuoi figli. Pace su Israele!
Qualche linea di cammino:
- il timore-amore del Signore – Impegno e serietà nel lavoro
- rispetto-amore per la sposa – figli si educano e crescono attorno alla mensa…dimensione socio-politica: famiglie aperte
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d.alesiani@virgilio.it – www.sanbiagiofano.it
CHIARA ED ENRICO: UN AMORE VERO
La vera storia della giovane mamma romana che ha dato la vita per il suo figlioletto
ROMA, 22 Dicembre 2012
Amore: una parola che sentiamo ovunque. Ma quale sia l’amore vero è difficile da comprendere in questa società sempre più individualista. Un esempio concreto è stata per me l’unione tra Chiara Corbella ed Enrico Petrillo. Visualizzando su internet i video delle loro testimonianze colpiscono subito lo sguardo dolcissimo di lei, il suo bellissimo sorriso e il fatto che il marito le appoggia una mano sulla schiena, per sostenerla. Insieme amavano ripetere le parole di San Francesco: «il contrario dell’amore non è l’odio, ma il possesso».
Oggi il materialismo e il consumismo tentano in tutti i modi di farci credere che per essere felici dobbiamo possedere quanti più beni possibili e questa smania di possesso si proietta anche nei rapporti sentimentali. Chiara ed Enrico hanno invece vissuto in controtendenza, affermando con la loro personale esperienza che amare significa donarsi: «noi non possediamo la vita dei nostri figli», dice Enrico, «nulla ci appartiene ma tutto è dono».
La coppia ha deciso di portare a termine due gravidanze, nonostante sapessero che, a causa di alcune malformazioni del feto, i loro due figli sarebbero rimasti sulla terra solo per pochi minuti, secondo le parole di Chiara, in “affidamento”. Padre Vito d’Amato, amico e padre spirituale della coppia, afferma che Chiara, in fase ormai terminale a causa di un tumore curato volutamente solo dopo la nascita di Francesco, il terzo figlio, per non compromettere la gravidanza, «lo ha preparato al distacco, lasciando che Enrico lo tenesse più tempo in braccio».
La scelta tra il dono e il possesso riguarda non solo il rapporto tra figli e genitori, ma anche tra uomo e donna: nel fidanzamento, dice sempre padre Vito, si impara a “perdere” e a lasciare andare l’altra persona.
Chiara, nella lettera al figlio, scrive: «se starai amando veramente te ne accorgerai dal fatto che nulla ti appartiene veramente perché tutto è un dono». Padre Vito commenta così: «chi si consuma per amore assomiglia a Cristo: la vita è quando doni. Non si vive solo per respirare, si vive perché si ama. La vita è bella solo se ti consumi per l’altro: o la vita la doni o la togli agli altri. Chiara ed Enrico hanno dato, non preso. Cosa resterà della tua vita?! Bisogna spendere la vita per amore».
Chiara, consapevole della fine imminente della sua vita terrena, preparava dei pacchi da dare ad altre ragazze terminali che aveva conosciuto: «è vissuta regalando, donando tutto». Nonostante la loro prima figlia, Maria Grazia Letizia, sia morta dopo soli 30 minuti di vita, Chiara riesce serenamente a dire: «è stato un momento di festa: se io avessi abortito cercherei solo di dimenticare, invece potrò raccontare di questo giorno speciale».
Ed Enrico le fa eco: «è nostra figlia, la terremo così com’è […] Che senso ha questa vita? Ha un senso se si è amati e Dio ci ha desiderato. Dice il Signore: “prima di formarti tuo padre e tua madre Io ti conoscevo”. Per quanto tuo padre e tua madre ti hanno voluto bene… (o non ti hanno voluto bene!) qualcun Altro ti ha voluto, sai!». Riecheggiano le parole di Isaia (49,8-26): «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, Io invece non ti dimenticherò mai». Nel 2005, quando ancora Chiara non era malata, parlando della loro prima figlia, Enrico afferma: «ho perso mio padre di infarto quando avevo 23 anni. È difficile accettare che le persone che amiamo muoiano. Io mi occupo di malati terminali come fisioterapista, forse è un po’ una vocazione…».
Riascoltando queste parole sapendo che poi Enrico avrebbe perso anche la moglie, è ancora più sorprendente ascoltarlo dire: «vale la pena di vivere solo se si è disposti ad amare veramente. Noi ci siamo sempre sentiti amati da Dio. Dio non è vero che “ama tutti”: “ama ognuno”! Ogni figlio è amato in modo diverso; io so come ama me e non so come ama te. Lasciati amare! È bello lasciarsi amare da Dio. Il problema è se tu ti vuoi far consolare, se ti lasci consolare da Lui! Non ci può essere la Grazia senza la libertà: Dio non ti costringe ad essere amato. La menzogna è che Dio non sia buono; Satana sussurra sempre al nostro cuore che Dio non ti ama». Questo uomo e questa donna insieme hanno scelto in forza di una visione della vita imperniata su una fiducia, su una donazione, su un amore incondizionato. Pensando a questa giovane coppia e al loro amore, sempre più mi rendo conto, insieme ad Albert Camus, che «non essere amati è una semplice sfortuna; la vera disgrazia è non amare».
- LA FAMIGLIA NEL MONDO DI OGGI : LUCI E DI OMBRE.
Da una parte, infatti, vi è una coscienza più viva della libertà personale, e una maggiore attenzione alla qualità delle relazioni interpersonali nel matrimonio, alla promozione della dignità della donna, alla procreazione responsabile, alla educazione dei figli; vi è inoltre la riscoperta della missione ecclesiale propria della famiglia e della sua responsabilità per la costruzione di una società più giusta. Dall’altra parte, tuttavia non mancano segni di preoccupante degradazione di alcuni valori fondamentali: una errata concezione teorica e pratica dell’indipendenza dei coniugi fra di loro; le gravi ambiguità circa il rapporto di autorità fra genitori e figli; le difficoltà concrete, che la famiglia spesso sperimenta nella trasmissione dei valori; il numero crescente dei divorzi; la piaga dell’aborto; Si rende, pertanto, necessario ricuperare da parte di tutti la coscienza del primato dei valori morali, che sono i valori della persona umana come tale. La ricomprensione del senso ultimo della vita e dei suoi valori fondamentali è il grande compito che si impone oggi per il rinnovamento della società.
La scienza è chiamata ad allearsi con la sapienza.
D. Alesiani