Papa Francesco: amiamo gli altri senza misura. La tortura è peccato mortale
L’Eucaristia è la dimostrazione che “la misura dell’amore di Dio è amare senza misura”. Lo ha affermato Papa Francesco all’Angelus recitato in Piazza San Pietro, davanti a migliaia di persone. Il Papa ha incentrato la riflessione sulla solennità odierna del Corpus Domini, quindi ha levato tra gli applausi una “ferma condanna” contro la tortura, ricordandone le vittime che saranno al centro della Giornata Onu del 26 giugno. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Un corpo “spezzato” per amore degli altri, come fu il Corpus Domini, il Corpo di Gesù, il quale all’umanità non donò “qualcosa” ma “sé stesso”. È questa la vocazione più autentica di un cristiano che nasce dall’Eucaristia. La comunione al Corpo di Gesù, afferma Papa Francesco, innesca un cambiamento radicale, un’imitazione di Gesù, il quale spezzò nel pane la sua stessa carne, mentre per noi, indica il Papa, si traduce in “comportamenti generosi verso il prossimo, che dimostrano l’atteggiamento di spezzare la vita per gli altri”:
“Ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa e ci nutriamo del Corpo di Cristo, la presenza di Gesù e dello Spirito Santo in noi agisce, plasma il nostro cuore, ci comunica atteggiamenti interiori che si traducono in comportamenti secondo il Vangelo. Anzitutto la docilità alla Parola di Dio, poi la fraternità tra di noi, il coraggio della testimonianza cristiana, la fantasia della carità, la capacità di dare speranza agli sfiduciati, di accogliere gli esclusi”.
Lo “stile di vita cristiano” matura così. L’Eucaristia, dice Papa Francesco, nutre il cuore che diventa “aperto”, è un cibo che “rende capaci di amare non secondo la misura umana, sempre limitata, ma secondo la misura di Dio”:
“E qual è la misura di Dio? cioè Senza misura! La misura di Dio è senza misura. Tutto! Tutto! Tutto! Non si può misurare l’amore di Dio: è senza misura! E allora diventiamo capaci di amare anche chi non ci ama: e questo non è facile, eh? Amare chi non ci ama… Non è facile! Perché se noi sappiamo che una persona non ci vuole bene, anche noi abbiamo la voglia di non volerle bene. E no! Dobbiamo amare anche chi non ci ama!”.
Un pane spezzato per amore, prosegue Papa Francesco, si oppone al male con il bene, e perdona, condivide, accoglie. E scopre la “vera gioia”, quella di “farsi dono” per ricambiare il “grande dono che per primi” si è ricevuto, “senza nostro merito”:
“E’ bello questo: la nostra vita si fa dono! Questo è imitare Gesù. Io vorrei ricordare queste due cose. Primo: la misura dell’amore di Dio è amare senza misura. E’ chiaro questo? E la nostra vita, con l’amore di Gesù, ricevendo l’Eucaristia, si fa dono. Com’è stata la vita di Gesù. Non dimenticare queste due cose: la misura dell’amore di Dio e amare senza misura. E seguendo Gesù, noi – con l’Eucaristia – facciamo della nostra vita un dono”.
E di corpi spezzati – non per amore ma per una delle più orribili violenze umane – Papa Francesco parla dopo la recita dell’Angelus, ricordando le vittime della tortura e la Giornata loro dedicata dall’Onu il 26 giugno prossimo. Quello che il Papa leva dalla sua finestra è un grido che vibra di sdegno:
“In questa circostanza ribadisco la ferma condanna di ogni forma di tortura e invito i cristiani ad impegnarsi per collaborare alla sua abolizione e sostenere le vittime e i loro familiari. Torturare le persone è un peccato mortale! Un peccato molto grave!”.